Dieci motivi per cui è meglio vincere la Coppa Italia in Messico

Da quando sono nella terra di Diego Rivera e Frida Kahlo, di Emiliano Zapata e Benito Juarez, mi sono convinto che i nostri paesi siano fratelli. Sbagliavo: qui stanno un passo avanti all’Italia
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    di Boris Sollazzo

    Lo confesso, avevo pensato di scioperare. Avevo pensato che le “dieci cose”, questa volta, non era il caso di farle. Poi mi sono detto che cambiare, sporcare la nostra gioia e uccidere il nostro amore sono proprio  gli obiettivi di tutte le carogne, che si chiamino Genny, Gastone o Gianni. Il punto G dell’idiozia. E della strumentalizzazione. Nessuno di questi è un tifoso, di qualunque squadra. Che siano un gruppo di criminali bardati di viola (ma con il cuore nero) che attaccano dei tifosi napoletani di Bologna o azzurri, solo nei vestiti e negli accessori, che lanciano bombe carta. E allora io, alla faccia loro, sorrido e alzo le braccia al cielo. Per quei 90 minuti di prodezze e pure rudezze, perché queste sono le cose che amo: lo sguardo di Lorenzo, il tuffo sui compagni di Pepe, il sorriso candido di Dries, quello conta. Il resto va trattato come merita: con disprezzo e ridicolizzandone la grottesca rappresentazione di sé e che gli altri ne fanno.

    Mi perdonerete se troverete delle inesattezze: io sentivo il commento in spagnolo, molto più lucido e obiettivo e super partes del nostro (che ho recuperato, purtroppo).

    E allora dieci motivi per cui è meglio vincere una coppa in Messico non ve li risparmiate

    1. Io, qui, mi sono risparmiato la cantilena dei moralisti. Sapete, sono tanti. Lo consiglio a tutti, di tifare da un paese straniero. Ti risparmi tante cose. Scusatemi, ma ognuno di loro merita un punto tutto suo. E un’altra cosa: basta andare a Roma, in trasferta o per le finali di coppa Italia. Guarda un po’, agguati e calunnie (ricordate il vagone del treno devastato ma inesistente?), li becchiamo sempre nella città in cui abito. Che rispetto e a cui voglio bene, ma che ci odia. E grazie almeno al Questore che prova a ristabilire la verità.
    2. Dunque dicevamo dei moralisti. I primi sono loro, i mitici moralisti da tastiera: quelli che inventano hashtag e fanno sapidi status su facebook, o commentano i tuoi. Di solito sono di altre squadre, magari fanno i giornalisti o fanno parte solo della "gggente", e come fa notare il nostro Alessio Capone, non ricordano affari di mercato fatti sventare da ultras (Vucinic-Guarin), derby bloccati grazie a clamorose bugie degli stessi (Roma-Lazio, già), manifestazioni intimidatorie davanti a Via Allegri (scudetto biancazzurro). Lì, non hanno parlato. I migliori, tirano fuori l’Heysel e lo comparano alla finale di Coppa Italia 2013-2014. Somigliano ai moralisti da tribuna autorità: sono politici, ma se occupano quella poltroncina vip, di fronte a un problema d’ordine pubblico non muovono un muscolo. Forse Renzi ha fatto qualcosa. Forse. Però, poi parlano. E tanto.
    3. Moralisti giornalisti: sono i peggiori. Sono quelli che fingono di non sapere, per alimentare indignazione e linciaggi morali. Che magari a uno che sta in Messico fanno prendere un infarto, perché sua sorella e i suoi più cari amici sono allo stadio – purtroppo dalle 21.00 alle 21.45 italiane ero sintonizzato sul nostro servizio pubblico – e perché non specificano notizie già note. Poi fanno servizi in cui sprecano aggettivi tranchant ed eleganti insulti per segnare la loro pelosa superiorità rispetto alla plebe sugli spalti.
    4. Moralisti doppiopesisti: sono quelli che tra un tentato omicidio, un’aggressione vile in un autogrill ai danni di tifosi napoletani di Bologna da parte degli avversari (di tutti noi, non solo del Napoli), un rinvio causato da proteste dettate da paura e rabbia e un’invasione di campo con dileggio inelegante dei supporter sconfitti, condannano solo le ultime due. Di solito li trovate anche nelle categorie precedenti. Sono quelli, per dire, che anni fa hanno parlato per giorni di Genoa-Siena e della pretesa dei tifosi della Gradinata Nord di far togliere la maglia ai giocatori. Si è versata una goccia di sangue? Hanno alzato le mani? No, loro hanno solo preteso di essere rispettati. Con la loro presenza. Ingombrante, sicuro, e minacciosa forse. Ma assolutamente non violenta. A naso, ieri i napoletani non hanno fatto feriti. Ma li stanno crocifiggendo. Curioso, qui in Messico si parla solo di “scontri tra tifosi”.
    5. Moralisti razzisti: sono quelli che sono così schifati solo perché si parla di napoletani. Perché gli piace pensare di essere il popolo eletto, ariano, di fronte alla marmaglia partenopea. Loro magari non inneggiano al colera, al Vesuvio purificatore, ma tengono uno degli ultimi libri di Giorgio Bocca sotto l’ascella e vomitano sentenze. E non si chiedono certo chi fosse il Duccio ‘o bucaiolo che ha fatto abboffare di mazzate i viola che volevano solidarizzare con gli azzurri.
    6. Moralisti musicali: si stracciano le vesti per un inno fischiato. Poi si gioca Real-Barcellona di fronte al re, l’inno viene sommerso da fischi assordanti, ma si inneggia alla grandezza, calcistica e non, della Spagna.
    7. Mi ha sempre affascinato la mancanza di senso del ridicolo di camorristi, mafiosi, ‘ndranghetisti e affini. Cioè, tu sei un pericoloso capo ultras. Tu sei uno affiliato a un clan tra i più pericolosi del Sistema. Tu sei uno che può tenere in scacco prefetti, presidenti del consiglio, capitani di squadre di calcio, 80.000 spettatori. E come ti fai chiamare? Genny ‘a carogna. Come se io volessi far paura e mi facessi affibbiare un soprannome tipo Bobo o’ bastardo. Anzi, meglio, Bibi ‘o strunz. Dai, ma come si fa a prendere sul serio uno così? Jenny. Ma dai.
      Che poi, mi affascina anche chi commenta una trattativa che non c’è stata. Oppure, voi vestali di uno stato ferito non credete a un Questore della Repubblica?
      Nessuno che noti, per dire, che il problema sta nel come Gennarino nostro sia entrato all’Olimpico. Con la tessera del tifoso? Quella che, come recita il famoso osservatorio, viene “rilasciata dalla società sportiva previo “nulla osta” della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni)”? Con i biglietti liberi e introvabili?
      Come mai se la prendono con i tifosi napoletani, che non si riconoscono in Gegé ‘o puzzone, e non con lo Stato Italiano, il vero responsabile? E con le forze dell’ordine che, secondo molte testimonianze, hanno perquisito ai tornelli incensurati rispettabili, fino a metterli in imbarazzo (nel migliore dei casi)? Dov’erano quando entrava Gennariello ‘o friariello?
      Ma è colpa del tifo del Napoli, ovvio. Pure Ciro Esposito, che volgarità trovarsi sulla traiettoria di tiro di un proiettile. Sparato da uno che aveva già fermato un derby. O forse no.
    8. Io non stavo con Genny ‘o scalogno. No, stavo a Tulum, Messico, con l’amore mio (l’altro, non quello azzurro), con Alessio Marvaso - le nostre esultanze, ormai, sono note in tutto il Centro America -  e la sua dolcissima compagna Roberta Bracale, con Rosaria Caiazzo – scusami per averti fatto vedere solo metà partita, causa mio nervosismo - e Paolo Frigieri (l’occasionale che sullo 0-2 ha iniziato a cantare Oi vita mia facendo segnare Vargas). Quest’ultimo è giallorosso, come il proprietario del luogo in cui abbiamo visto Fiorentina-Napoli, il Ristorante Sale e Pepe. Una carbonara poetica, una pizza Margherita che sembrava uscita da un forno partenopeo, una partecipazione straordinaria alla nostra sofferenza. Giordano Raffaeli, giallorosso fino all’ultimo capello, è persino l’autore del video che mostra la nostra reazione sobria e sportiva al terzo gol di Mertens. No, non mi ha sparato. Al massimo ha attentato alla mia vita cercando di farmi aumentare il colesterolo. E con i generosi brindisi offerti durante la cerimonia di premiazione.
    9. Sono davvero preoccupato per quei giornalisti sapientoni, per i direttori generali in pensione, per gli allenatori falliti, per i telecronisti nostalgici. Vince il Napoli di Benitez, con doppietta di Insigne e assist di Hamsik. E in un momento si pareggia l’albo d’oro dell’amico Walter, che sempre ringrazio, perché non staremmo gioendo se non ci fosse stato lui, e in più i “casi”, “quelli da cedere” sono sulle copertine. Come faranno? Cosa diranno i nostri eroi? Magari si attaccheranno a Genny ‘a scalogna? Forza ragazzi, so che siete pieni di risorse. Magari ci rubano di nuovo la supercoppa e potete ricominciare a parlare. Io rido fortissimo, però, nel frattempo. Ok?
    10. Cavolo, non mi avete fatto parlare di calcio alla fine. Meglio, questa volta chi prendevo in giro? Reina, per l’esultanza al secondo gol? Sembrava gli avessero riempito i pantaloncini di formiche rosse. O il suo tuffo finale che ha rotto la noce del capocollo a mezza squadra? Inler, che colpito dalla maledizione della fascia da capitano (brillantemente descritta dal nostro Francesco ‘o mitico Albanese) per due minuti ha distribuito mazzate come se piovesse. E poi ha preso la strada degli spogliatoi prima di essere espulso. Gokhan, quando sei stanco, semplicemente dillo.

    Bonus track: Zero tituli. Lo dico ai supereroi mascherati di twitter, ai vantatori di record inutili, a chi mi ha insultato per mesi, dico solo questo. Uno sfottò bonario, perché ride bene chi ride ultimo. E glielo dico con il sorriso.
    Perché il calcio è questo e quando linciate sui social, siete come Jenny o’ simpaticone. Perché alimentate violenza – sapete dov’è arrivato il vostro gioco? No, vero? - e neanche la faccia ci mettete, già. Tutto per un articolo ironico.
    E poi sputate su di noi, non valutando che un giallorosso ha premuto il grilletto. Uno che si fa chiamare Gastone (a ridagli con i soprannomi fessi).
    Fate anche bene, sapete perché?
    Perché per me chi ha aggredito il club Napoli di Bologna all’area di servizio Giove, provocando tre feriti, non erano tifosi della Fiorentina. Chi ha sparato a Ciro, non era romanista. Chi era a cavallo della recinzione a sbruffoneggiare e chi ha buttato le bombe carta, e chi ha proibito a tutti i nostri tifosi di cantare e chi ha fatto rinviare di 45 minuti la partita non era napoletano.
    Quelli che hanno provato a rovinarci la festa e con molti ci sono riusciti, sono tutti criminali. Sono tutti nemici del calcio.
    Sono tutti prodotti della nostra doppia morale, dettata dai colori e non dai valori.
    E allora io esulto, felice. Perché il mio sport è un altro. E loro cercano solo le luci della ribalta che tutti gli stanno dando. Io no, io le punto su Rafa, Lorenzinho, Dries, Marek, Gonzalo, Pepe. E su tutti gli altri.

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