Se permettete io mi dissocio dagli ipocriti che inneggiano al colera, non da Genny ’a carogna

È incredibile come l’iconografia del capo ultras napoletano, o i fischi all’inno, siano diventati fatti più disdicevoli di un agguato a colpi d’arma da fuoco. Eppure per molti benpensanti, compresi i telecronisti Rai, è stato così
  • di Alessio Capone

    Francamente non capisco i tifosi napoletani che da ieri sera prendono le distanze e scrivono di non essere come l’oggi celebre Genny ’a carogna o come gli altri soggetti che gravitano attorno a lui. Quasi a voler difendere il loro essere partenopei specificando che “non siamo tutti così”. Io non sento il bisogno di prendere le distanze da uno così, con quella scritta sulla maglietta e dal più che dubbio stile di vita. è ovvio che non sono così e non sento il bisogno di specificarlo.

    Io oggi sento il bisogno di prendere le distanze da tutta quella massa di ipocriti benpensanti che da una manciata di ore a questa parte scrive e parla di Genny ’a carogna, che solo a Napoli certe cose, che poi è ovvio che si parli male di Napoli e dei napoletani. Tutti scandalizzati, oggi. Come fosse una novità, come se non fosse mai successo. Abbiamo assistito alla sospensione di un derby romano, anni fa, frutto di una decisione di gruppi ultrà presa sulla base di una notizia falsa, inventata. Abbiamo assistito, in quell’occasione, ad una vera e propria guerriglia urbana che ha messo a ferro e fuoco la Capitale, ma quella volta le autorità non lottarono perché la partita venisse giocata, il problema dell’ordine pubblico, tanto decantato ieri sera, non venne sollevato da alcuno. E poi, nessuno scrisse che quella era Roma. E ancora. Nell’ultima finestra di mercato abbiamo assistito ad uno scambio di giocatori (Vucinic-Guarin) saltato per volere degli ultras, era tutto concordato, tra i dirigenti delle società, ma per volere di pochi che comandano in curva è saltato tutto. Così come accadde anni fa per il trasferimento mancato di Stankovic tra le medesime società di cui sopra. Solo che i soggetti in questione non si chiamavano Genny ’a carogna, ma più benevolmente Peppe la bagna cauda e Tony la cassoeula, quindi nessuno parlò di malavita, né si scandalizzo come accade oggi. E io, è da questi presunti civili e scandalizzati che sento il bisogno di prendere le distanze e di dire “io non sono come loro”.

    Io oggi sento il bisogno di prendere le distanze da un servizio pubblico pietoso, dalla Rai, da Cerqueti e i suoi amici e dalle autorità che ieri sera mi hanno parlato di Genny ’a carogna, della becera invasione di campo a fine partita e dei fischi all’inno nazionale, dedicando all’agguato con armi da fuoco (fatto assolutamente inedito in tema di stadi) solo poche parole. Sento il bisogno di prendere le distanze da questi presunti civili che hanno tentato di farmi credere che quell’agguato ad un gruppo di tifosi, ad un chilometro dallo stadio, nulla aveva a che vedere con la partita: “un episodio di criminalità ordinaria” lo hanno definito. E poi giù con i predicozzi moralisti sui fischi all’inno. Qualche giorno fa ho discusso animatamente con tifosi partenopei decisi a fischiare l’inno in occasione della finale (perché l’inno lo avrebbero fischiato comunque e venne fischiato anche durante la finale di due anni fa), ma ieri sera l’inno lo avrei fischiato anche io. “Siam pronti alla morte”, mentre c’era qualcuno in pericolo di vita, sinceramente, lo avrei fischiato. E poi non sarò mai pronto a morire per uno Stato (perché ieri sera erano presenti alcune delle più alte cariche del nostro Paese) che si fa comandare così, da uno Stato che permette strumentalizzazioni sulle reti nazionali dove, invece di parlare di un agguato con armi da fuoco, di parlare di chi ha sparato, si indignano e mi parlano dei fischi o dell’invasione di campo. No, non sono pronto a morire per loro.

    Io oggi sento il bisogno di prendere le distanze da quei conoscenti più morti che vivi che ieri sera e oggi prendono a pretesto il ferimento di un tifoso napoletano per sciorinare i soliti vomitevoli luoghi comuni su Napoli. Un tifoso napoletano vittima di un agguato è in pericolo di vita e quindi dovrebbero radiare Napoli dal campionato di serie A e la partita doveva vincerla a tavolino la Fiorentina, secondo loro. Gli indignati per i fischi all’inno sono gli stessi che allo stadio agitano cartelli tipo “Napoli is not Italy” e poi si meravigliano se parte dei napoletani fischia l’inno della loro Italy. Quelli che inneggiano alle morti e alle tragedie altrui poi si indignano, invocando un mal riposto senso civico. Sono riusciti a strumentalizzare un agguato con armi da fuoco (con armi da fuoco, rendiamocene conto) teso a dei tifosi del Napoli per parlare male dei napoletani, del sud, perché loro, cittadini civili e etici, lavorano per mantenere questi parassiti, poverini. E il problema è che sono avallati da un servizio pubblico di cui sopra. Statene certi che ieri sera, se al posto di Genny ’a carogna, su quella cancellata ci fossero stati Peppe la bagna cauda o Tony la cassoeula, oggi si parlerebbe solo dell’agguato con armi da fuoco, magari fatto da delinquenti con l’accento napoletano, e sapremmo già tutto: quanti, con quali armi, quando è stato progettato e come.

    Ecco, io è da questa gente che ci tengo a prendere le distanze e a specificare che non sono come loro. Perché nessuno mai penserebbe che sono come Genny ’a carogna, perché su quella cancellata farei fatica anche ad arrampicarmi, ma il rischio di essere assimilato ai presunti civili di cui sopra, è reale. La possibilità che qualcuno all’estero mi identifichi con quei giornalisti o con uno Stato schiavo e colluso, è più che probabile. E allora lo specifico per sicurezza: io non sono come loro, non sono come quelli che tentano di vendermi Genny ’a Carogna per distrarmi da altro, non sono come quelli che una cosa così succede solo a Napoli e poi convivono con chi dalla curva blocca affari di mercato, non sono come quelli che ogni scusa è buona per dare libero sfogo ad un malcelato spirito razzista. è da questi soggetti apparentemente civili che sento il bisogno di staccarmi, di diversificarmi e dove possibile chiudere ogni tipo di rapporto, perché sono loro il vero pericolo, vestiti da civili, ma razzisti e complici nell’animo, sono loro, la rovina dell’Italia intera. Postate e scrivete di Genny ’a carogna e il giorno dopo cantate di terremoti e tragedie.

    Io sono napoletano, non sono come voi.

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