Diego Costa e Jack Bonaventura: perché non ci pensa nessuno?

Fermiamoci, respiriamo e pensiamo: i campionissimi traditori o malpancisti lo erano prima di Maurizio Sarri? No. E allora, forse, è lui da mettere al centro del progetto, non i calciatori
  • goal.com

    di Boris Sollazzo

    Siamo spiazzati, disorientati, arrabbiati, preoccupati.

    E' giusto, è inevitabile. Gonzalo Higuain, il coniglio ingrato, è scappato. Koulibaly, difeso da una tifoseria intera che si è messa la sua faccia addosso per far muro con lui di fronte al razzismo incivile che lo colpiva, vuole altri lidi, altri soldi, altre squadre. Di gente così, non sappiamo che farcene, ma dobbiamo comunque sostituirli.

    Tutto questo succede nell'estate successiva al nostro miglior campionato dell'era De Laurentiis, quando sembrava essere nato un gruppo eterno e granitico, moralmente e calcisticamente, Invece no. Prima ottimi rincalzi tra gli acquisti, poi trattative macchinose e inutili. Infine la cessione che ha sconvolto tutti.
    Cerchiamo le responsabilità di una contradizione così dolorosa, non ci spieghiamo come sia possibile che proprio quest'estate invece di attrarre giocatori, talenti, sponsor, ci ritroviamo a gestire rifiuti a grappoli (ben pubblicizzati da media ben poco onesti intellettualmente quando si parla da azzurri, come dimostra la figuraccia fatta in occasione del rinnovo di Sarri). 

    Molti, con vomerino snobismo, si affannano ad attaccare il presidente. I cui limiti, nascosti da sempre dall'abilità imprenditoriale e da un grande fiuto per affari e persone (con Damiao acquistato tre anni fa e Mihajlovic sulla panchina lo scorso anno ora saremmo davvero poco più di una Sampdoria), in questa crisi di crescita escono prepotentemente. Aurelio De Laurentiis rimane il genio che ha regalato una progressione di risultati e fatturati unico nel calcio italiano per tempi e dimensioni, è sempre l'uomo che ci ha regalato così tante gioie da averci abituato a non scendere mai sotto il quinto posto, è colui che ha portato in Italia l'ultimo dei top player che abbiano bazzicato gli stadi vetusti dalle Alpi all'Etna. 
    Eppure, proprio perché è tra i migliori in quello che fa - in tutto quello che fa - ha il dovere verso se stesso, innanzitutto, di fare un salto di qualità. Qui ed ora. La società snella e a conduzione famlliare non può essere il futuro: serve uno scouting dirigenziale determinato e veloce, almeno tre figure apicali che possano dialogare, confrontarsi con il presidente e tirare fuori il meglio da questa dialettica. E che lo lascino libero dalle strategie particolari permettendogli di guardare oltre. 

    Se ADL ha dubbi, guardi i risultati di Formisano e Lombardo, nei rispettivi settori, per capire che ne servono altri come loro. Il primo ha preso un marketing e un merchandising devastato da anni di branding negativo e di tolleranza totale verso il mercato dei falsi, per ottenere crescite percentuali consistenti del fatturato (sia pure in termini assoluti questo si noti relativamente, essendo il giro d'affari ancora non ai livelli di altre società), il secondo ha portato nella comunicazione una visione, un coraggio e anche una strategia che raramente si trovano altrove. E questo con un presidente come lui, che sulla comunicazione ha la sua forza sul breve periodo, ma la sua debolezza sul lungo. Molte battute che sull'immediato portano risultati, sulla lunga distanza diventano dannose (come l'Higuain sovrappeso, i "128 milioni da spendere", il "lottiamo per lo scudetto" invece di coccolare il campione viziato, giocare sottotraccia nel mercato e dire ai tifosi "siamo poveri ma belli, combattiamo insieme per un miracolo"). 

    Ecco, ora con 100 milioni di euro - a spanne i soldi della vendita del Pipita meno gli acquisti già fatti, più la somma ottenuta per la qualificazione in Champions League (ed escludendo le riserve) - si deve ripartire. Con progetti a lungo termine. Intendiamoci, vorrei Maurito Icardi: uno che a 22 anni è capitano dell'Inter, sebbene abbia una discutibile gestione della sua vita privata, uno che segna sempre, anche quando la sua squadra gioca male, uno con quei movimenti, per Sarri è perfetto. 

    Ma noi non dobbiamo farci prendere dall'ansia, dalla volontà di provare a sfidare la Juventus. Non è aria: non quest'anno, sicuramente, forse neanche nei prossimi tre. Ma possiamo riuscire a costruire le basi per il futuro, quello vero. Con quei 100 milioni. Ad esempio cominciando a spenderne almeno 10, all'anno, per il settore giovanile. Guardate la Roma, la Juventus, l'Udinese: hanno dimostrato più di una volta che guadagno sia. 
    Cominciamo a giocare pesante sul nuovo stadio: di fronte a un progetto chiaro e inattaccabile, la politica più debole degli ultimi anni non potrà non appoggiare un impianto che diventi, anche nella stessa Fuorigrotta, oppure a Bagnoli o dove è più necessario, un patrimonio della città. Che permetta una viabilità più avveniristica, una strategia urbanistica moderna, un centro cultural-sportivo di livello. Preferisco un nuovo San Paolo al mio pallino Icardi.

    Via da Castelvolturno. Ottima struttura, ma in affitto. Costruiamo un nuovo Soccavo, ma completo, polifunzionale se necessario persino polisportivo. Sono disposto a veder partire un grande giocatore all'anno per qualcosa che darà beni al club e un fattore di crescita esponenaziale alla mia squadra del cuore. Che invece ora fa fatica a crescere, essendo arrivata ai suoi limiti, e rischia un ridimensionamento che non corrisponde alle sue risorse. 

    Chiediamo a gran voce questi acquisti, non i botti di mercato. E maturiamo, anche noi. Come tifosi. Basta con il "meritiamo di più". Basta con la favoletta dei "sei milioni di tifosi". Vorrei vederli, perché se esistono davvero mi devono spiegare come mai comprano meno di chiunque altro, perché si abbonano meno di chiunque altro. Sì, è vero, a loro viene dato un valore piuttosto buono quando si contano i diritti televisivi, ma se fossimo così tanti e così meritevoli, non staremmo sotto la Roma, per dire. E non dimentichiamo che buona parte di quel conteggio si fonda sui risultati sportivi della società.

    Il papponismo e l'aurelismo stanno danneggiando il nostro unico amore, il Napoli. Il primo è ottuso, pregiudiziale, ossessivo. Il secondo, pure. E per far crescere Aurelio come presidente di una squadra di calcio e il Napoli come società non c'è nulla di peggio: i più recenti scambi con i tifosi del numero 1 azzurro testimoniano come lui cerchi il rumore dei nemici e la culla affettuosa degli amici. E invece serve un movimento di pensiero critico che aiuti un'elaborazione più alta. Una visione obiettiva del passato e del presente, la pretesa che lui sia all'altezza dei suoi successi (senza neanche l'ombra delle risorse di un Cairo o di un Della Valle, che hanno patrimoni e poteri ben più consistenti e investono un terzo, quando si sentono generosi) nel futuro. Una coscienza collettiva che intervenga in un dibattito adulto sulla struttura dell'azienda (perché lo è, ahinoi), sulle strategie, sul futuro. Ad esempio, perché la reazione di pancia che ha portato Giuntoli, Chaivelli e Adl su Icardi è così totalizzante? L'affare Milik conferma come la programmazione - Klaasen ha ammesso che l'affare era chiuso a Europei appena finiti - paghi, in termini di tempi e di risultati. Certo, è vero, il nostro tende a fare il Re Sole. Ma non è stupido e di fronte a un movimento culturale sarebbe spinto a non liquidare tutto con battute da avanspettacolo.

    Se Tolisso e Icardi non possono né vogliono andarsene da dove sono, se Witsel e Bacca non stavano bene a Sarri, perché non andare altrove? Perché non cercare altre idee? Forse perché non ci sono osservatori, i dirigenti sono pochi (Giuntoli dovrebbe avere almeno un alter ego, quello che Paratici è per Marotta). Se Careca ha suggerito la metà dei giocatori che dice alla stampa, ora avremmo vinto la Champions, perché non ascoltarlo? E vale anche per il prossimo mese: ad esempio, Diego Costa, bomber completo e da due anni in crisi (non lo era forse pure Gonzalo a suo tempo, nel Real?), probabilmente lo porti via alle stesse cifre dell'italo-argentino. E Jack Bonaventura? Il Milan ha bisogno di liquidità e probabilmente anche di Valdifiori. Servono idee alla Giaccherini, che, fidatevi, ci entrerà nel cuore e nei tabellini. Oppure andiamo a razziare i migliori giovani d'Europa? Proviamo, magari, a prendere Berardi. Oppure puntiamo su Giaccherini e Zapata e sorprendiamo tutti andandoci a prendere Rakitic a qualsiasi costo. Dobbiamo essere folli, dobbiamo essere affamati.

    Il Napoli deve cominciare a sorprenderci e sorprendersi. A unire l'anima della squadra che qui portò Lavezzi e Hamsik con quella che andò a chiudere in pochi giorni per Cavani e Higuain. Fuori e dentro al campo, fuori e dentro il cda. 

    E l'unico uomo su cui costruire questo futuro è Maurizio Sarri. Sapete prima di lui in due anni quanti gol in campionato ha segnato il Pipita? 35. Già uno in meno delle 35 giornate passate con l'ex mister dell'Empoli. E Koulibaly? Ricordate che pianto greco fosse prima del ritiro scorso: un disastro di distrazioni ed errori? Forse i nostri campioni sono (o sono stati) tali anche e soprattutto grazie a lui. Centro sportivo, strategie di mercato, persino la comunicazione (a ora le migliori dichiarazioni post Higuain le ha fatte lui) devono incentrarsi su di lui.

    Il nostro top player è Maurizio Sarri. Che sia il nostro Klopp, il nostro Simeone, persino il nostro Espirito Santo va bene. Tanto, in fondo D10S ce l'abbiamo già.

     

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