Cosa manca al Napoli

Per la squadra azzurra sarà il mercato della verità
  • tratto da "Il Garantista" di Boris Sollazzo

    Non vorremmo essere nei panni di Riccardo Bigon, in mezzo dalle ambizioni di Rafa Benitez, che ancora rimpiange Mascherano, e Aurelio De Laurentiis, che sogna una compagine di baldi e inesperti vent'enni per rimanere competitivi e redditizi. Da anni questo direttore sportivo tanto bravo quanto sottovalutato è l'elemento di sintesi delle strategie partenopee, che in questa estate 2014 arriveranno al pettine.

    Come una qualsiasi azienda di successo, come qualsiasi start up che abbia ricevuto in eredità un  marchio storico e l'abbia fatto rivivere alla grande, ora deve capire cosa fare da grande. Continuare a essere la virtuosa e sorprendente società con i piedi piombati a terra, oppure sfruttare la crisi come onda su cui raggiungere ambizioni più alte, in termini di vittorie e struttura “industriale”? 
    Aurelio De Laurentiis non è un magnate dai fondi infiniti – ricordiamolo, non lo erano, lo vediamo ora, neanche Berlusconi e Moratti, che con i loro investimenti hanno drogato il calciomercato -, è “solo” un imprenditore geniale che rimane in piedi grazie ai suoi successi, alle sue brillanti strategie, a intuizioni e programmazione. Anche quando sembra lasciarsi andare al suo istrionismo, lui sta portando il Napoli in alto: se scappa in motorino dice alla Lega di non scherzare con il ciuccio e si fa rispettare, se prende in giro Messi fa conoscere il nome del Napoli ovunque. E ora, da Abu Dhabi al Chiapas trovi maglie azzurre di Higuain. 
    Fa così da sempre, nel cinema, come nello sport. Sbaglia poco e se lo fa, non si ripete, risponde con un doppio salto in avanti. Nel secondo, per ora, ha fatto quasi un percorso netto, se si esclude il secondo anno di C e quello dell'avvicendamento Reja-Donadoni.

    Ma quest'anno non c'è la certezza della Champions League, da agguantare a fine agosto, né un grande asso in partenza a riempire le casse. Quest'anno, però, hai un progetto tecnico in crescita, un allenatore tra i migliori del mondo e motivatissimo, infine sei l'unica squadra ad avere la certezza che nessuno dei propri assi se ne andrà. Tutti, chi prima e chi dopo, chi più entusiasta e chi magari solo dopo il sì di Suarez al Barcellona, hanno detto chiaramente che rimarranno a Napoli. Higuain, Callejon, Mertens, Hamsik, Insigne, Inler, persino il volubile Zuniga.

    E allora cosa deve fare il Napoli, la squadra più vincente degli ultimi cinque anni in Italia, dopo la Juventus? Cosa deve fare il team secondo solo al Bayern Monaco per numero di suoi giocatori al mondiale arrivati ai turni a eliminazione diretta?

    Deve puntare a un salto di qualità difficilissimo ma necessario. Questi mondiali, infatti, hanno dimostrato che proprio nei ruoli scoperti degli azzurri c'è poco. E quasi già tutto prenotato o confermato.

    Non fidatevi di chi parla di giocatori di fascia: Benitez ha Zuniga finalmente a destra, assente per una stagione e di fatto un nuovo acquisto, e Ghoulam a sinistra. Dietro di loro Henrique e Mesto hanno dimostrato affidabilità ed efficacia, non dimenticando che Maggio è in uscita, ma senza fretta. Al centro Raul Albiol e Fernandez hanno mostrato di essere ben affiatati, soprattutto nella seconda parte del campionato, e dietro serve un altro oltre alla scommessa Koulibaly (unico acquisto, finora), che permetta a Britos, incubo dei napoletani, di andarsene. Servirebbe un Balanta, anche se Rafa sogna ancora un colpo al livello di Skrtel e Agger (irraggiungibili) o Vertonghen e Vermaelen (possibili, ma per ora lontani).

    A centrocampo si attende una rivoluzione, soprattutto se gli svizzeri Behrami e Dzemaili andranno via. Su Inler si punta a occhi chiusi, su Jorginho anche, ma viene considerato ancora troppo acerbo. Lucas Leiva è a un passo, forse in tandem con il possibile ritorno di Reina dal Liverpool, ma è lì in mezzo che si dovrebbe cercare il colpo grosso, il crack. Anche rischiando di spendere molto: un Mario Suarez, per dire, sarebbe l'ideale. Ma le ultime voci parlano anche di un ritorno su Luiz Gustavo.

    Davanti, solo dettagli: Michu al posto di Pandev e Zapata, con un investimento possibile per un nuovo trequartista (ma perché non promuovere Tutino, di cui si dice benissimo?). Ma lì si è tra i più forti d'Europa. Al Napoli manca poco per diventare grande. Aspettare un altro anno, con la Juventus in pieno ricambio generazionale, con il ritorno delle milanesi e una Roma sempre più strutturata con la nuova compagine americana e lo stadio di proprietà, potrebbe essere troppo tardi.

    tratto da "Il Garantista"

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