Maurizio De Giovanni espulso dalla Rai, l’ennesimo scandalo di un servizio ben poco pubblico

Lo scrittore reagisce sul Mattino alla telecronaca tifosa di Viale Mazzini. E la risposta è il suo esilio
  • di Boris Sollazzo

    “Il Cdr e il fiduciario di Milano esprimono profonda indignazione per l’ennesimo attacco a Rai Sport. Accettiamo le critiche ma non le offese presenti nell’articolo, con tanto di richiamo in prima pagina, apparso sulle colonne de “Il Mattino” dopo la sfida di Coppa Italia tra Lazio e Napoli”. Così comincia la nota del Cdr e del fiduciario di Milano di Rai Sport sul Controcampo che dopo quasi tutte le partite della nostra (e sua) squadra del cuore lo scrittore offre sul quotidiano partenopeo. Con la solita bravura. “A firmare il pezzo – continua il comunicato – è Maurizio De Giovanni, scrittore di gialli e tifoso del Napoli spesso ospite nelle nostre trasmissioni. De Giovanni invita a non pagare il canone e definisce la Rai “Lotito Tv” denigrando il lavoro dei colleghi. Evidentemente la Rai va bene per farsi pubblicità e meno bene in altre circostanze”. Il Cdr esprime solidarietà al collega Marco Lollobrigida che, anche a seguito di questa campagna stampa ai limiti del diffamatorio, “ha ricevuto insulti e pesanti minacce sui social network”. “Ci stupiamo di come il direttore de Il Mattino abbia potuto permettere la pubblicazione di un articolo del genere – continuano – e chiediamo al nostro direttore Carlo Paris di valutare tutte le azioni utili ad evitare altri episodi sgradevoli”. “Non accetteremo più attacchi alla nostra professionalità in un momento delicato come questo”.

    Un comunicato demenziale, quello del Cdr, e persino intimidatorio quando chiede a Paris di prender provvedimenti (all’autore è stato detto che ora è nella lista degli indesiderati Rai) e che alle critiche civili e decise di Maurizio De Giovanni all’indomani della semifinale d’andata di Coppa Italia, che hanno dato voce al malessere dei tifosi, autori di un duro striscione nei confronti di Marco Tardelli – e della società di Aurelio De Laurentiis, che ha un fronte aperto anche con Sky -, si vede rispondere con un provvedimento francamente fascistoide, celato in una prosa tanto incerta quanto aggressiva e offensiva. 

    Dici delle cose evidenti su un giornale a proposito della nostra scarsa professionalità? E noi della Rai, modello Berlusconi con Fini, ti cacciamo. Certo che il grande scrittore partenopeo non ha bisogno di noi come avvocati difensori né del Processo del Lunedì come palco da cui “farsi pubblicità”. Parliamo di una trasmissione piuttosto equivalente che nel migliore dei casi supera l’1% di share e supera con fatica i 200.000 spettatori. Il bacino d’utenza del talento dell’inventore del mitico commissario Ricciardi e dell’autore del bellissimo romanzo sul nostro Napoli appena uscito (Il resto della settimana, edito da Rizzoli) è ben più vasta e basta essere un Lollobrigida qualsiasi per capire che le ospitate in quella trasmissione sportiva dessero lustro a Varriale e non certo al nostro autore preferito.

    Ma la verità è che queste righe ci dicono, precisamente, cosa si intende in Italia per servizio pubblico. Un servizio a uso e consumo di chi vive sopra la linea del Volturno, che come fa il resto d’Italia non (ri)conosce Napoli come parte di questo paese, ma come elemento estraneo e straniero. E a chi chiede giustizia con un uso delle parole sagace e arguto si risponde con un’espulsione. 
    Neanche Mazzoleni è così violento e antidemocratico. 
    E pazienza se a De Giovanni, così, si fa solo un favore, consentendogli di passare in maniera decisamente migliore i suoi lunedì sera, il punto è che il napoletano, nell’immaginario nazionale, televisivo e non, deve essere solo folkloristico (come qualche telecronista tifoso o magari con l’eleganza di Luigi Necco) e soprattutto deve abbozzare, prono, in ogni occasione. Altrimenti è un criminale, uno da allontanare ed esiliare. Se si azzarda a chiedere parità di diritti e trattamento, va punito, bastonato, messo a posto.

    Bene, noi non ci stiamo. E chiediamo a tutti i nostri lettori, a tutti i tifosi del Napoli, di ribellarsi a questo fascismo calcistico, parente stretto di quella discriminazione di cui parla, ottimamente, lo stesso De Giovanni nello stesso articolo. Il modo in cui la Rai trattò i fatti dell’ultima Coppa Italia e l’aggressione armata al povero Ciro Esposito, la telecronaca ridicola e faziosa dello scorso 4 marzo, sono episodi che non possiamo più sopportare. Così come il Massimo Mauro che parla di Benitez definendolo, in sua assenza, “disonesto” (in senso sportivo, precisa: per un ex atleta e dirigente di calcio, dovrebbe essere persino peggio, francamente) o del progetto Napoli come di un fallimento deve indurci a disdire Sky e a rivendicare la nostra identità, cultura e il rispetto per esse con l’arma civile della dissidenza economica, strappando l’abbonamento, alla Rai bisogna rispondere con una protesta tanto pacifica quanto implacabile. Mandate a extranapoli@gmail.com la vostra manifestazione di solidarietà a Maurizio, le vostre rimostranze contro la Rai. Che, come ha fatto notare lo scrittore, si è dimenticata di rimarcare i continui cori della curva Nord (e non solo: a un certo punto persino la tribuna si è scatenata) contro la nostra città, di stigmatizzare quel “Vesuvio lavali col fuoco” che evidentemente per i telecronisti e il Cdr è ben meno grave di esser definiti Lotito Tv (tra l’altro abbiamo scoperto che per loro, Lotito, è un’offesa). 
    Almeno sono coerenti: la maglietta di Genny ‘a Carogna, come sappiamo, è tutt’ora considerata più grave di tre spari, di cui uno mortale.
    Queste mail, queste prese di posizione le pubblicheremo tutte, se civili e circostanziate, come si confà al nostro stile.
    E le faremo arrivare all’ufficio stampa Rai. E quel canone, che siamo costretti a pagare, diventi il nostro pretesto per richiedere un risarcimento, tutti insieme, magari interpretando in maniera alta l’art. 340 del codice penale, perché quella della Rai è un’interruzione di un servizio pubblico e di pubblica necessità. Reagiamo, dando una lezione di cultura, di orgoglio, di civiltà. Facciamolo difendendo uno dei nostri figli migliori e dei nostri padri nobili da un’aggressione volgare e insopportabile. Se ci indigniamo con Sky, azienda privata, facciamolo a maggior ragione contro quella Rai di cui di fatto siamo azionisti. 
    #iostoconMaurizio

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