Di necessità, poca virtù

I terzini del Napoli, scelte obbligate di Benitez, non garantiscono la copertura adeguata per un modulo alquanto spregiudicato
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    di Antonio Moschella

    Alla fine del calciomercato, tra chi urlava proclami gloriosi e chi manteneva i piedi per terra, i dubbi sul nuovo Napoli orbitavano principalmente intorno alle spinose questioni del mancato acquisto di un centrale, di un regista e di una valida alternativa al centro dell’attacco. Non che siano problemi risolti, eppure dalle ultime prestazioni è emersa un’ulteriore preoccupazione, forse più forte: la difesa traballa soprattutto per l’inadeguatezza dei terzini a disposizione.

     

    Certo, Mesto e Zuniga sono infortunati, Maggio sono anni che gioca da esterno di centrocampo e Armero è un ripiego, ma con una disposizione azzardata come il 4-2-3-1 sarebbe servito forse un elemento maggiormente abile nella fase difensiva. Perché, a parte i due centrali e i due mediani, che orbitano nella zona calda del campo, è necessario tappare le iniziative avversarie che partono dalle fasce. Per non parlare delle diagonali, fondamentale d’obbligo per ogni terzino che si rispetti.

    Un amante della visione sacchiana del calcio come Benitez avrà sicuramente notato che sul fuorigioco di Llorente colui che trae in inganno il guardalinee è Maggio, mentre Armero si porta sulla coscienza il gol che avrebbe potuto riaprire il match col Catania e il momentaneo pareggio di Thauvin contro il Marsiglia. Se di solito tre indizi fanno una prova, stavolta sono una certezza. L’acquisto di Reveillere, nonostante la veneranda età, è stato fatto anche in quest’ottica. Il terzino francese è più abile a chiudere che a spingere e se l’allenatore spagnolo lo ha voluto con sé un motivo ci sarà.

    Certo, non ci si può certo affidare a un calciatore fino a ieri disoccupato per tappare una falla importante. Ora che Fernandez sembra quasi completamente inserito e che Britos ha recuperato dall’infortunio, sarà importante indottrinare adeguatamente Maggio e Armero, temibilissimi quando si lanciano all’attacco, ma vulnerabili se puntati e nel momenti di girarsi e rincorrere l’avversario diretto, per non parlare del posizionamento nella linea di difesa. Callejón è costretto a fare gli straordinari e con la Juve ha accusato le fatiche, mentre Insigne non ha nelle corde la copertura, ergo urge risolvere quanto prima questo grave problema, fino a poco fa poco evidente ai più. Perché forse, anzi sicuramente, nel calcio moderno il miglior attacco è la difesa.

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