I tifosi del Napoli a Roma, cornuti e mazziati

Perché il cuore azzurro della Capitale rischia di essere una delle principali vittime degli scontri in Coppa Italia. La storia del mio incontro di giovedì con Jorginho…
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    di Domenico Zaccaria

    Mi è sempre piaciuto confessare a un napoletano la mia fede azzurra. Vedere quella reazione di stupore tipica di chi pensa “ma davvero, un romano che tifa Napoli!!” seguita immancabilmente da lunghi discorsi sulla formazione, sul San Paolo, sugli acquisti necessari per puntare allo scudetto: in un attimo la città di provenienza passava in secondo piano e l’unica cosa che contava era essere accomunati dalla stessa fede. Già, sto parlando al passato. Perché temo che le pistole, i ragazzi feriti e tutto lo schifo che ne è seguito potranno togliere a me, come a tutti i romani tifosi del Napoli - che sono molto più numerosi di quanto si possa immaginare - la gioia di vivere serenamente la propria passione.

    Neanche a farlo di proposito, mercoledì un’emergenza lavorativa mi ha costretto a un’inaspettata tre giorni napoletana. Appena salito su un taxi in stazione, il conducente mi ha chiesto da dove venivo. “Roma, ma tifo Napoli, quindi può capire come mi sento in questi giorni”, è stata la mia pronta risposta. E lui ha replicato che non capiva il motivo degli scontri di sabato, che i napoletani non hanno mai sopportato la Juventus ma con la Roma erano addirittura gemellati, e poi ha concluso: “Ma che vi abbiamo fatto di male?”. “Vi”. In quel “vi” c’è tutto il succo del discorso. Io con Gastone il pistolero non c’entro nulla, mi sono detto un po’ amareggiato, ma ho pensato fosse un momento di sfogo. Giovedì sera, da solo, stavo cercando una pizzeria dove cenare. Passando davanti a un negozio di abbigliamento, stranamente ancora aperto a quell’ora, ho visto Jorginho che, sorridente, si faceva scattare foto e firmava autografi. Ho sempre odiato rompere le scatole ai personaggi famosi e per un attimo ho tirato dritto, ma poi ho pensato: “E quando mi ricapita di stringere la mano a un giocatore del mio Napoli?”. E così mi sono avvicinato. Quasi a giustificare la mia “invasione di campo”, la frase mi è uscita spontanea: “Scusa Jorginho, possiamo farci una foto, sai io vengo da Roma e per me è una grande occasione!”. Il suo sorriso si è trasformato in un’espressione enigmatica: “Perché, sei tifoso della Roma?” Al mio “no, del Napoli!” si è tranquillizzato e si è fatto immortalare vicino a me. Poi ho chiesto il mio telefonino al commesso al quale avevo domandato di scattarci la foto. “Tieni, ma non ci credo che sei del Napoli”, e stavolta l’espressione si è fatta non dico minacciosa, ma un tantino sospettosa. Gli ho fatto vedere la carrellata di foto del San Paolo che conservo gelosamente nel mio cellulare e abbiamo superato l’empasse. Ma non ci sono stati sorrisi. Nessun discorso sulla formazione, né sull’imminente mercato estivo. Solo un suo “comunque è uno schifo quello che è successo” che ha rovinato definitivamente il mio momento di gloria, la mia prima foto con un giocatore azzurro.

    Ecco, io ho l’impressione che noi tifosi del Napoli residenti a Roma siamo stati cornuti e mazziati. Ho il timore che gli spari di Gastone (o di chi per lui, o con lui) abbiano segnato una linea di demarcazione netta tra il prima e il dopo, e che noi rischiamo di rimanere in qualche modo in mezzo. Tifosi del Napoli sì, ma in fondo provenienti dalla città che ha sparato. Vai a spiegare a un popolo sconvolto e arrabbiato per quello che è successo prima, durante e dopo la finale che, proprio perché abitanti di Roma, noi siamo sconvolti e arrabbiati due volte. La verità è che si è creata una frattura e sarà dura superarla.

     

    Ps: Forse non ce ne sarebbe bisogno, ma visto il clima di questi giorni ci tengo a precisare che non ce l’ho con Jorginho, che è stato disponibile e sorridente, né con il commesso del negozio né tanto meno con in tassista. Il mio è solo un racconto molto personale, ma credo esemplificativo del clima che si respira a Napoli. Giustamente, aggiungo, non solo per quello che è successo sabato, ma per tutto ciò che ne è seguito.

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