Nuovo inno? Al massimo si può fare una sigletta per l’ingresso delle squadre

Difficilmente una canzone per il Napoli composta su commissione può entrare nel cuore dei tifosi. Quindi non illudiamoci, se va bene può uscirne un sottofondo con cui sostituire Go West dei Pet shop boys
  • di Errico Novi

    Come se fosse una maglietta. Che so, la camouflage. No ragazzi, un inno non si confeziona dalla sera alla mattina. Certo, si può bandire un concorso di idee. E poi si vede che ne esce. Ma voi ve l’immaginate Pino Daniele che accetta di partecipare a un music contest, diciamo così, con Enzo Gragnaniello e Clementino per il nuovo inno del Napoli? Non scherziamo. Sarebbe meraviglioso, per carità, ma sono favole e tali resteranno.

    Poi dovremmo chiarirci: a cosa si riferisce esattamente De Laurentiis quando chiede un nuovo inno? Al sottofondo che dovrebbe accompagnare l’ingresso delle squadre in campo? Se è quello va bene, facciamolo. Clementino o Raiz degli Almamegretta, o ancora meglio James Senese (che abbiamo interpellato ieri) e Enzo Gragnaniello farebbero senz’altro una cosa meno spersonalizzante di Go West dei Pet Shop Boys, che è l’inno nostro quanto potrebbe esserlo dell’Apoel Nicosia. Ma se si parla di una canzone che entri nel cuore del popolo azzurro, be’, è molto difficile. Quella roba lì viene fuori per caso, per miracolo, dalla grazia di una ispirazione straordinaria e irripetibile. E questa grazia difficilmente arriva a comando.

    Se serve un sottofondo, una cosa abbastanza carina da poterla mettere all’ingresso delle squadre e da poter essere adottata dal club come “inno ufficiale”, nulla osta, va benissimo, aspettiamo con fiducia. L’importante è non illudersi che poi le curve di Fuorigrotta la cantino a squarciagola. Non glielo potete imporre. Almeno in queste cose il popolo non si fa imboccare. D’altronde pensateci: avete mai sentito gli ultrà del Milan intonare alla fine di una grande vittoria l’inno “Milan, Milan, solo con te”, quello introdotto a fine anni Ottanta da Berlusconi? E la simpaticissima canzoncina anni Trenta che accoglie la Fiorentina nelle gare al Franchi è stata mai urlata “una voce sola” e spontaneamente dai tifosi gigliati? Vogliamo parlare di “Pazza Inter amala?”. Sono siglette, jingle di sottofondo, musichette buone per riempire l’attesa del calcio d’inizio. E basta. Salviamo solo “El cant del Barça”, la sigla d’ingresso dei blaugrana nelle gare al Nou camp, giusto perché il video postatoci su twitter da Grisou79 vale più di qualunque ragionamento a tavolino…

    Quindi: abbassiamo il livello delle aspettative, innanzitutto. Seconda cosa, se si tratta di una canzuncella di accompagnamento manco si può pretendere che Pino Daniele o James Senese si spremano le meningi più di tanto. In una bella intervista ad Anna Trieste per il Napolista, Raiz degli Almamegretta rivela di aver provato tempo fa a coinvolgere nell’impresa addirittura il mitico Robert Del Naja dei Massive Attack, uno che tra i credit del suo secondo album, Protection, ha impresso il ritornello di un coro della curva B anni 80: “Noi saremo sempre qua, finché il Napoli vincerà, perché il Napoli è la squadra degli ultrà”. Una vera leggenda, che meriterebbe maggiore notorietà tra la grande massa dei tifosi del Napoli. Ecco, mi aspetterei più qualcosa da lui. Ma come dice Raiz al Napolista, “Robert ha mille cose da fare”.

    A me piaceva molto Il ragazzo della curva B. Lì Nino D’Angelo fece le cose per bene: sentimentalismo, melodramma, ritmo, cantabilità. Difficile che dal concorso di idee possa venir fuori qualcosa di meglio. Quella canzone sconta probabilmente il “difetto” di essere stata molto identificata con Gennaro Montuori, che compare anche nell’omonimo film. Se non è mai stata adottata in pieno dai tifosi del Napoli è soprattutto per questa associazione con il Commando ultrà e la figura di Palummella, che continua a dividere. Però, se non fosse che siamo troppo corrosi dalla gelosia, io la metterei da subito. Altro che Pet shop boys.

    Attendiamo gli esiti di questo concorso. Intanto rivolgiamo una preghiera, la prima di una lunga serie di analoghe litanie che promettiamo di innalzare al Presidente: ridacci ’O surdato ’nnammurato nella versione classica, cantata da Massimo Ranieri e accompagnata con la chitarra da Totò Savio. Cestina quella tammurriata stramba con cui hai storpiato la voce emozionata del nostro Massimuccio. Perché quella canzone resterà la colonna sonora della nostra gioia per sempre, e nessun inno ufficiale la cancellerà mai.

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