Udinese-Napoli 0-5, quando ci innamorammo del Pocho

Lo show di Lavezzi al Friuli spazzò via le perplessità sul mercato estivo. E rappresentò l’inizio di una cavalcata trionfale
  • ilvesuviano.it

    di Domenico Zaccaria

    Stagione 2007-2008: la prima, attesissima gara del ritorno in Serie A si era trasformata in una sorta di psicodramma: 0-2 al San Paolo contro il Cagliari. In quella partita il gruppo storico della Serie B (Domizzi, Cannavaro, Calaiò) soffrì oltre modo il passaggio nella massima serie ma ancora più inadatti sembrarono i nuovi acquisti, peraltro già contestati dalla piazza: un Hamsik bravo ma acerbo, un Gargano molle e confusionario e soprattutto lui, Ezequiel Lavezzi. Più che un giocatore, una zazzera vivente che vagava per il campo senza meta. E’ questo il campione che ci deve guidare, quantomeno, a una dignitosa salvezza? E’ la domanda che ogni tifoso del Napoli si fece dopo quell’amaro esordio. E’ con questo spirito che il Napoli partì, alla seconda giornata, alla volta di Udine: un campo da sempre ostico, per di più contro un’avversaria abituata   a lottare da anni nelle zone alte della classifica. Arrivarono in Friuli nello scomodo ruolo di vittima sacrificale, gli uomini di Reja. E invece ne uscirono trionfanti, con uno 0-5 clamoroso quanto meritato. Ad aprire le danze fu proprio Lavezzi al 16’: fuga sulla sinistra e cross millimetrico per lo 0-1 di Zalayeta. Poi nel secondo tempo, dopo il gol di Domizzi, il capolavoro personale per lo 0-3: finta a rientrare di destro e gran tiro di sinistro, per la gioia del presidente De Laurentiis. Per la cronaca, quell’anno il Napoli tornò addirittura in Europa, sia pur passando per l’Intertoto. Lo 0-5 del Friuli non fu solo il primo passo di una cavalcata straordinaria: rappresentò per tutti, dalla dirigenza ai tifosi, la consapevolezza di aver messo in piedi una squadra di buon livello. Con un giovane argentino pronto a far innamorare la torcida partenopea.    

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