#90annidipassione. E gioie e paura e amore puro

Novant’anni di rincorse, di discese e risalite, di contrasti, di tribunali, di fallimenti, di godimenti, di sorprese e delusioni. E ora di speranze: tifosi, non abbiate paura, credete e osate
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    di Alessio Capone

    Come ha giustamente ricordato nel primo giorno di questo nuovo anno la SSC Napoli, tramite il proprio sito e i profili social ufficiali, siamo entrati nell’anno dei novanta. Novanta. La paura. La paura che abbiamo vissuto, anni di terrore che ormai sono lontani e sembrano definitivamente archiviati. E nel ricordare questa importante ricorrenza, lo staff del Patron De Laurentiis ha anche chiesto direttamente ai tifosi in che modo vorrebbero celebrare questo evento importante, lanciando un hashtag suggestivo: #90annidipassione.

    Sì, novant’anni di passione, di amore, di tragedie sportive, di vette impensabili, di trasferte incredibili, di scivoloni, di palloni calciati male, di palloni inesistenti, di polvere e di altari, di giocatori indimenticabili, di giocatori impresentabili, di cori ingrati, di addii al veleno e di uomini che se ne sono andati, ma non se ne andranno mai più. Gli Schwoch e i Lavezzi contrapposti ai Cavani e agli Altafini. E poi ancora novant’anni di rincorse, di discese e risalite, di contrasti, di tribunali, di fallimenti, di godimenti, di sorprese e delusioni. Da Gela a Manchester, da Monaco a Cittadella o da Monza a Doha il cammino può essere lungo, ma diventare anche incredibilmente breve. Impensabile per qualcuno. La classica realtà che supera la fantasia, che a raccontarla si passerebbe per dei caciaroni che montano storie epiche per sentirsi importanti.

    Tutto vero. 

    Novant’anni di trascinante e sacrosanta Passione.

    Novant’anni di storia da condividere, raccontare, tramandare e trasmettere ai tifosi del futuro come i tifosi del passato hanno fatto sin qui. Novant’anni di balzi sul divano o sulle gradinate di qualche stadio da lasciare in eredità.

    È tutto vero.  

    Novanta. La paura. La paura dei tribunali e degli anni bui che ormai sembrano aver lasciato spazio ad un cielo limpido e forse mai così azzurro, ma anche la paura di vincere. La paura di tutti, la paura di un intero ambiente. La paura dei tifosi che non osano nemmeno nominare quella parola magica, ma che in fondo ci credono, e poi  la paura dei giocatori che sentono la pressione dell’ambiente, sentono che raggiungere certi traguardi con la maglia azzurra li farebbe entrare di diritto nella storia, non lo dichiarano, ma anche loro in fondo ci credono. E allora subentra la paura. La paura dell’ignoto, la paura di chi non è abituato ed è supportato da un ambiente abituato ancor meno a vincere. Mai come quest’anno, nell’era De Laurentiis, si era creata una sintonia simile di emozioni e intenti tra giocatori, ambiente e società. Questo grazie anche ad un autentico genio della panchina: quel Maurizio Sarri arrivato in punta di piedi e accolto con diffidenza da un ambiente irrequieto. Quel Maurizio Sarri che nel giro di poche settimane dal suo arrivo aveva cambiato totalmente gli equilibri e gli umori di uno spogliatoio, per poi portare questa rivoluzione e comunità d’intenti fin sugli spalti e nelle case dei tifosi partenopei qualche mese dopo. Trattasi già di un grandissimo risultato per celebrare l’anno dei novanta. L’apice e la dimostrazione di questa sintonia hanno trovato massimo sfogo in quel Gonzalo Higuaín, indicato come partente ad inizio stagione, che cantava a menadito sotto la curva l’inno “a tua difesa”. Un grande risultato.

    Anche quest’anno l’Epifania tutte le feste porterà via, ma la Befana il 6 gennaio darà inizio ad un'unica grande festa azzurra che terminerà il primo agosto 2016. Entusiasmo, voglia, comunità. Novant’anni di passione. Novanta.

    E allora, tifosi, giocatori: credete, osate, non abbiate paura.

    Buon anno, Napoli.

     

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