I top 10 del Napoli? Sono una meravigliosa dozzina

Su Facebook impazza tra i tifosi partenopei la catena social che chiede a ognuno di noi i giocatori del cuore. E allora Extranapoli non si tira indietro
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    di Boris Sollazzo

    Ho resistito fino a oggi. Poi è arrivato il post su Facebook del nostro amico Francesco Brandi e non potevo esimermi dallo stilare la mia decina dei sogni. Che alla fine è diventata una bella e per nulla sporca dozzina. Il cuore di noi napoletani è troppo grande per non rompere le regole di questo gioco che ha coinvolto la Rete. E allora eccoli qui gli azzurri del mio cuore.

    1. Lui. La gioia bambina, il talento giocoso e implacabile, la cazzimma, il condottiero, il compagno (in tutti i sensi), il più napoletano di tutti, il mio unico D10S.

    2. Careca. Ai bei tempi non avevamo solo il numero uno del mondo. Ma pure il numero due. Sapeva parlare la stessa lingua di Diego. Quella che gli altri non saprebbero tradurre neanche con un dizionario. Non si sprecava a far gol meno che meravigliosi. Ci ama e non ci dimentica, da sempre.
     
    3. Schwoch. A volte basta un anno. Un anno di B, bastardo, in cui uscimmo dall'inferno attaccati a quella zazzera meravigliosa che si tinse pure d'azzurro. Dietro a Higuain lo prenderei pure adesso.
     
    4. Pesaola. Un maestro di calcio, un napoletano per scelta, un piede raffinato come quella testa geniale e pragmatica. Io ora lo vorrei presidente.
     
    5. Taglialatela. Noi da sempre sbagliamo più rigori di quanto sia umanamente sopportabile. Lui ne parava uno su due. Era il campione che rimaneva in un Napoli piccolo piccolo, che ci faceva stringere il cuore. Nobile e struggente persino nelle disfatte. Un supereroe tra le macerie, Batman.

    6. Varrichio. Sei mesi. Un pugno di gol, nel primo anno di C. Io c'ero quella sera, contro la Vis Pesaro. E un urlo così, per la sua rete nel recupero, al San Paolo non l'ho più sentito. Picchio Varricchio, io non ti dimenticherò mai, sarai sempre, per me, l'eroe scalcagnato degli anni più bui. E mi perdoni il Pampa Sosa, che di quel periodaccio è stato il simbolo e il leader. Ci dovevi essere tu Roberto, ma questa licenza poetica me la concederai.

    7. Lavezzi. Perché a farmi vibrare il cuore, dopo Lui, sei stato tu: con le tue reazioni infantili, con quel Cagliari-Napoli in cui per la prima volta tirasti una bomba. Contro Allegri. Per quel gol inutile contro il Milan, stupendo, per la doppietta contro il Chelsea che ci illuse di stare sul tetto d'Europa per 90 minuti, per le lacrime dopo la Coppa Italia vinta contro la Juventus. Perché sei il sinonimo vivente della parola scugnizzo, perché sei l'unico che se n'è andato che vorrei veder tornare. Ecco perché hai rubato il posto, in questa classifica, a Gonzalo Higuain. Che lo meritava: a volte basta un anno. Anche giocato a mezzo servizio. Perché, diavolo, uno che decide le partite, nel bene e nel male, uno che fa ciò che non ritieni possibile, credibile, fattibile prima di lui non ce l'avevamo da anni. E io alle lacrime del Pipita e alle sue esultanze ci credo. Pure alle sue incazzature. 
     
    8. Hamsik. Come fai a non amarlo? Quando digrigna i denti perché riesce a vincere con la maglia che ama, quando soffre e si batte il petto perché non riesce a darle ciò che vorrebbe. A lui che vive tra la gente, la mia gente, a lui che ci vuole, ogni anno, anche quando compagni e allenatori hanno mal di pancia, a lui non lo tradirò mai. 
     
    9. Krol. Perché ancora ricordo l'orgoglio con cui ne parlava (e parla) mio padre. Perché se uno come lui giocava al San Paolo, un gran signore e un difensore di quella classe, allora noi non eravamo più periferia del mondo. Almeno per quei 90 minuti. Quella luce negli occhi suoi, Rudy, l'hai portata tu.
     
    10. Sivori. L'ho conosciuto, anziano, e aveva lo stesso sguardo, sorriso, volto impunito di quando giocava. E gli occhi gli ridevano quando parlava di Napoli e del Napoli. Comparava Maradona a sé, ma ricordando che lui faceva le stesse cose a un terzo della velocità del Pibe. Genio.
     
    Fuori concorso: Bruscolotti e Juliano. Capitani coraggiosi ed eterni. Fuori da Napoli avrebbero vinto tutto, da noi sono diventati monumenti d'amore e grinta. Rocce partenopee. Erano di quel tipo di duri che hanno due cuori. E uno è azzurro.

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