104 motivi per cui non sono mai stato un tifoso più felice di così

Il nostro solito decalogo diventa extralarge, in onore del record di gol azzurro. Ecco i centoquattro motivi per essere felici di essere partenopei. Più del solito
  • di Boris Sollazzo

    Non potevamo esimerci. Ci siamo goduti un (meritato) riposo dopo la Coppa Italia, sospendendo il nostro decalogo. Anche perché le emozioni non vengono a comando e avevamo bisogno di goderci la vittoria e di rendere matura la nostra rabbia.
    Dopo 104 gol, però, non si doveva stare in silenzio. E così quelle che in tanti chiamate “dieci cose”, decuplicano. Con il resto di 4, il numero di Donadel ed Henrique. E in fondo cos’è il nostro Napoli se non una meravigliosa avventura riassumibile nella carriera azzurra di questi due ragazzi?

    1. Ce l’ho con Bigon, Rafa e Aurelio. Perdere Bruno Uvini è un dolore troppo grande. Lo volevamo Santos subito, è vero, ma ricordo ancora con commozione il suo Napoli-Catania. Si nascondeva come neanche un guerrigliero vietnamita, appena un compagno lo cercava lui spariva come neanche il sottoscritto alle interrogazioni di greco al liceo.

    2. Zapata, sette gol, uno ogni 135 minuti. Henrique: convocato nella nazionale più forte del mondo. Ghoulam pure va in Brasile e viene persino richiesto dal Psg. Recuperati Inler e Fernandez, alla grande. Dzemaili 6 gol. E senza più un ’uallarito (scudettato in Spagna, allora forse non è così scarso Riccardino), senza un Dumitru, senza neanche, che so, un Datolo, io mi sento perso. Chi prendo in giro? Mi è rimasto solo Britos. E Reveillere, ma i miei genitori mi hanno sempre detto che si deve aver rispetto degli anziani.
    Devo sperare nel ritorno di Fideleff.

    3. Matematica bianconera. Abbiamo speso poco e vinto tanto, dicono. Hanno 200 milioni di debiti nella gestione Agnelli, che ne aveva ereditati sei, in attivo, dai predecessori.
    Matematica Rafaelita: con un Cavani ti compri Higuain, Mertens, Callejòn ed Henrique. E ti rimane qualche spicciolo per tirar dentro Doblas e Reveillere.
    Noi siamo in attivo da un quinquennio, per dire.

    4. Equazione di secondo grado. Cavani ha segnato l’anno scorso 38 gol. I quattro moschettieri che abbiamo comprato con il suo lauto cartellino 58. Per rispetto al Matador che tanto ci ha dato non citerò la proporzione tra i suoi assist e i loro. Anzi, no, lo faccio: insieme hanno fatto 19 assist. L’ex numero 7 in tutta la sua carriera napoletana ne ha fatto uno in meno. Quanti Hamsik solo l’anno precedente a questo.

    5. Matematica borisiana: a me i 104 gol del Napoli di quest’anno fanno godere molto di più dei 104 di Edinson. Con tutto il rispetto. Che lui per noi non ha avuto. Ma il tratto di strada assieme non lo dimentico. Per fortuna, però, non lo rimpiango.

    6. Walter Mazzarri chi? (Si fa per scherzare: se siamo qui è anche per merito suo. Ma se ne è andato al momento giusto).

    7. Campagnaro ha giocato poco e maluccio all’Inter. Sono stato il primo a strapparmi le vesti, allora. Altri hanno dato del pappone a chi non gli ha rinnovato il contratto, del rammollito a chi si è tenuto Fernandez. A proposito... Astori chi?

    8. Nainggolan insulta i suoi tifosi, Bastos ci ha fatto passare la semifinale di Coppa Italia, così come De Sanctis, Criscito non va ai mondiali, Strootman... lo sapete. Qualche esempio solo per dire a Jackson Martinez che deve scegliere Napoli, per il suo bene. Letteralmente.

    9. Vincere la Coppa Italia da favoriti, con tutti contro, dà il doppio del valore al nostro ultimo trofeo. E poi che godimento giocarsela a Dubai, dove vive Diego. Tanto lo sa che non ci serve la mano de dios, ci bastano le solite tre dita. Anzi con la Juve anche uno. Ben scelto, però.

    10. Ci chiamano provinciali ora, che non lo siamo più. Che da noi, per giocare in azzurro, vengono da Madrid, Liverpool, dal Psv. Mica come a Milano, che si muovono da Parma, da Bologna, dalla Genova blucerchiata, dalla Roma biancazzurra.
    Ci chiamano così ora, che giochiamo per vincere e segnare più di tutti, che insegniamo calcio all’Arsenal e al Borussia – i cui tifosi ci hanno applaudito ammirati – dei profeti Wenger e Klopp. Ora che strapazziamo la Juventus di Conte e persino il celebratissimo Rudi Garcia.

    11. Abbiamo un maestro in panchina. Un rivoluzionario determinato e sereno. Uno che vuole cambiare il nostro fatalismo per farci diventare grandi. Vincere con lui vuol dire crescere, non riemergere dalla spazzatura per ritornarci un attimo dopo. Rafa crede in noi e allora, come ha sintetizzato Renata Russo in un folgorante hashtag, #inrafawetrust non è una possibilità, è un dovere. Proprio perché è vero anche il contrario. Vincere senza Maradona, senza aiuti sovrannaturali: con lui si può. Senza necessariamente incontrare in semifinale il Siena. Perché con lui riesci a umiliare pure la mitica Roma dei record. Utilissimi, peraltro, ’sti record. Quanta inutile fatica, poverini.

    12. Zerotituli.

    13. Ormai siamo grandi e non ci facciamo caso. Ma io che rimango un tifosotto che si gusta anche le piccole soddisfazioni, mica me lo scordo che ne abbiamo fatti otto al Verona.

    14. Lorenzo Insigne non è mai decisivo. Andate a dirlo a Montella o al portiere di riserva del Dortmund che ancora cerca il dente al San Paolo. O pure a Del Grosso.

    15. Il gol di Henrique a Catania. Io che mi faccio un piano di scale correndo per abbracciare mia sorella e i miei amici e per prendermi i loro sfottò. Si, perché è giusto che si sappia: su quel numero 4 avevo sbagliato completamente.

    16. Il gol di Callejòn contro la Roma in campionato. Gli abbiamo tolto prima la coppa, poi il campionato. Che gusto. Certo, la prossima volta facciamolo da primi in classifica però.

    17. Le lacrime di Higuain nell’ultima del girone di Champions. Perché si può uscire dall’Europa con classe e grandezza. A 12 punti: anche nella sfiga come noi nessuno mai. E i miei applausi con gli occhi lucidi di fronte a valdostani basiti. E a Donato Carrisi.

    18. Il gol di Zapata a Marsiglia. Lì ho sperato che Rafa non avesse esaurito la sua fortuna nella finale contro il Milan, a Liverpool.

    19. Il ritrovamento di Zuniga. Lo avevo dato per disperso. Ero indignato dal fatto che a Chi l’ha visto non se ne parlasse. Razzismo, di sicuro.
    Certo quattro milioni di euro per farlo tornare a casa, mi sembrano troppi.

    20. L’abbraccio con i Malati Azzurri al gol di Gonzalo, toh, ancora lui, contro lo Swansea. Solo per quello, Pipita mio, ti perdono il catalogo di gol mangiati innaffiati da un indigesto bicchiere di Porto. Tutti i grandi attaccanti, una volta a stagione, si trasformano da cacciatori a Caccia. Nicola.

    21. Le papere di Reina. Perché un grande campione fa anche grandi errori. Epici, a loro modo. Ma è con il rigore che lui parò a Balotelli che mi innamorai perdutamente di uno dei portieri migliori della nostra storia. Resta cu mme, nun me lassà, Pepe. Ho bisogno delle tue esultanze, della tua cazzimma, pure delle tifose in brodo di giuggiole per te, pensa. Non rinuncerei neanche ai tuoi tweet che fanno uscire pazzi tutti (attento che Doblas sui social ti batte, però).

    22. Zerotituli.

    23. Mertens. Quando entra e chiude le partite che contano. Aprendole in due. Mi fa emozionare come faceva il Pocho, ma senza la paura che avevo con lui. Ma più delle reti, non dimenticherò mai la scivolata contro la Juventus, quel tackle alla Colonnese dopo un infortunio doloroso, dopo aver segnato il 2-0. E l’ultima intervista al Corriere dello Sport.

    24. Inler che si fa espellere per riposarsi. In finale. Che esce sapendo di averne fatta una troppo grande. Di partita, non di stupidaggine.

    25. Rafael all’Olimpico che festeggia la Coppa Italia. Quell’Europa League i ragazzi dovevano vincerla per lui. Perché bisogna essere speciali com’è il Napoli per pareggiare in casa dello Swansea con i due portieri come migliori in campo. Che peraltro per le parate che hanno fatto sospetto siano stati schierati contemporaneamente.

    26. Ho vinto una coppa in Messico. Come Diego.

    27. I club Napoli di Cambiano, dei Castelli Romani, di Arezzo. Se non ci siete stati, #chevisietepersi (messaggio promozionale: leggetelo, che ci tengo).

    28. Gli applausi e i cori dopo l’Arsenal, il Porto e la Fiorentina. Quando eliminazioni o sconfitte sono vittorie.

    29. Il gol di Hamsik contro la Sampdoria, a Genova. Non esultavo tanto per un gol inutile dai tempi di Cristiano Lucarelli e della sua rete alla Juventus.

    30. Non abbiamo Chiese al centro del villaggio, neanche lavatrici olandesi. Non mandiamo branchi di lupi a caccia per tirar su abbonamenti.
    Noi ci limitiamo a vincere.

    31. Abbiamo vinto a Milano facendo segnare Britos. Un sogno erotico con Natalie Portman e il sottoscritto protagonisti l’avrei trovato più credibile.

    32. L’ho già detto zerotituli?

    33. Colombo è il portiere meno battuto nella storia della serie A.

    34. La maglietta Tony D. fa molto anni ’80. Al posto dell’Oi vita mia remixato, più brutto persino del Pulcino Pio in spagnolo, io metterei a questo punto Gold degli Spandau Ballet.

    35. Non mi devo più vergognare delle scuse mazzarriane per pareggi casalinghi o sconfitte. Nei miei incubi lo immaginavo come un Belushi redivivo che dava la colpa alle cavallette.
    Ora c’è uno che riesce persino a risollevarti con una battuta, nei momenti più duri. Rimettendo apposto opinionisti opinabili.

    36. Ora le conferenze stampa e le interviste postpartita non le ignoro come un tempo. Anzi, me le godo proprio.

    37. Benitez non ha carattere. Non motiva. Già, guardatelo come ha trattato Higuain nella sua sola intemperanza di stagione, come ha urlato a Dzemaili in Napoli-Roma di campionato, com’era arrabbiato dopo Parma, come s’è vinta la Coppa Italia, come si incazza contro il Verona per una punizione concessa agli avversari. Sul 4-0 per noi.
    E infine come abbiamo vinto le ultime tre a differenza di un’altra squadra, che il campionato non ha saputo e voluto onorarlo fino alla fine.

    38. Siamo la squadra italiana con più giocatori ai mondiali. Mi tocca fare notte per un mese, ma che soddisfazione.

    39. Quest’anno Marek Hamsik è diventato capitano. E quando si è preso tutte le responsabilità di un momentaccio mi ha convinto che lo seguirò alla conquista di ogni Marek.

    40. Siamo stati più forti di tutto e tutti. Non c’è una grande squadra che non siamo riusciti a battere. Solo Udinese e Parma, per caso, più che per merito, ci hanno visto uscire mai trionfanti.
    Questo nonostante gli infortuni traumatici a ripetizione a giocatori fondamentali, nonostante gli errori arbitrali nel momento giusto e soprattutto al posto giusto e persino avendo subito il più bel gol di Calaió su punizione in tutta la sua carriera.

    41. Voglio la mezza stella d’argento sulla maglia.

    42. Errico Novi ha visto Maradona. Francesco Albanese è stato ritratto in un’immagine con Lui. Io gli ho stretto la mano. Domenico Zaccaria ha una foto con Jorginho.
    Ognuno ha quel che si merita.

    43. Non dimentichiamo Paolo Cannavaro, cuore azzurro ed eroe della risalita. Dimentichiamo piuttosto il suo procuratore, Fedele. A chi, c’è da capirlo ancora.

    44. Gatti. Ricordiamolo sempre, ora che in panchina ci permettiamo il lusso di tenere Valon Behrami.

    45. Aurelio De Laurentiis e Twitter. Da Higuain alla D’Amico, ammettiamolo, ci ha fatto arricreare parecchio.

    46. La mia esultanza al secondo gol segnato al Franchi di Firenze. In tribuna. Alla faccia della discriminazione territoriale. Perché il Vesuvio è la terra che amiamo.

    47. Morto che parla. Ma di Camilo ho già detto, quindi passo avanti.

    48. Io lo so che il Pocho ci ha seguito sempre e ha tifato per noi come un pazzo. E me lo immagino sorprendersi a pensare “maledizione, quanto mi sarei divertito quest’anno a Napoli”. Ti aspettiamo, Ezequiel.

    49. Sono certo che questa appena passata sarà la peggiore stagione di Rafa a Napoli. E, vi confesserò una cosa, mi è piaciuta tantissimo.

    50. Quest’anno nessuno se ne vuole andare via. Anzi vogliono restare in troppi.

    51. Che poi a me i preliminari piacciono. Tanto. Pure nel calcio.
    In quelli col Vllaznia segnò due gol persino Rinaudo. Con l’Elfsborg scoprimmo Edinson. Sotto a chi tocca.

    52. È la metà di 104. È pure il numero delle presenze di Callejón (per 2803 minuti solo in campionato), il più presente dei nostri campioni. Vi dirò, l’importante sarà anche vincere, ma esultare così tanto, gonfiare la rete per un numero di volte così abnorme è inebriante, è l’essenza del gioco che amo fino a farne una splendida malattia. Se trionfo sarà, voglio arrivarci così. Quando sei bambino e tiri calci a un pallone, non pensi “primo non prenderle”. Per questo ti innamori perdutamente e subito di questo sport.

    53. Siamo la terza difesa della serie A. Raul Albiol è un campione: esausto, per non essere stato messo in panchina neanche nelle partite di Subbuteo, ma lo è. E Fernandez lo sta diventando. Pensiamoci prima di lamentarci (troppo).

    54. Abbiamo sette portieri. Reina, Rafael, Doblas (è vero, Benitez l’ha già salutato, ma secondo me si tiene a portata di mano), Colombo, Andujar, Rosati e Sepe. Forse se li schieriamo tutti insieme prendiamo meno gol. No, non è vero, Rosati li prenderebbe pure con sei colleghi accanto a lui tra i pali.

    55. Sono anni che me la prendo con il povero Pandev. Uno che nella sua peggiore stagione, quest’ultima, ha segnato otto gol e fatto sette assist. Così, per dire. E ama Napoli come un pazzo. Alla fine la sua sfortuna è che i compagni sono sempre troppo forti e che i guardalinee capiscono il macedone.

    56. Napoli tifa per l’Italia. Chiedete a Fognini perché non ci dimenticherà più. Ma l’Italia non tifa Napoli. Anzi: avalla insulti razzisti vergognosi, sottovaluta spari e pistole infami, guarda magliette e carogne e non striscioni e simboli inquietanti. E invasioni e bombe carta sono punibili solo dalla nostra parte. Criticavamo Bossi e la Lega Nord, ma sono stati più onesti, loro. Vesuvio, lavami col fuoco. Se proprio devo, preferisco esser fatto fuori per mano tua.

    57. È il quinto anno consecutivo che andiamo in Europa. Quest’anno ce la siamo giocata fino a marzo, peraltro. Dal prossimo, voglio andarci in maniche corte a vedere la Champions al San Paolo. Con Rafa si può.

    58. Koulibaly ora e lo scorso gennaio Ghoulam. Forse Kagawa e N’Koulou. Poi non dite che non pensiamo a ogni dettaglio: ci è mancata la buona sorte e guarda un po’ che nomi scegliamo. Suggerisco anche Caccavallo del Gubbio, il portiere polacco Lukasz Merda, a cui nessuno ha mai il coraggio di dare un pestone, il centrocampista croato Tomislav Culo. E ovviamente Kakà.

    59. Sono ansioso di vedere i soloni di tv e radio napoletane ricominciare a starnazzare. Ci diranno che Mascherano è finito, che Javi Martinez è un panchinaro e che Lavezzi è uno stanco cavallo di ritorno. Salvo che vadano altrove: saranno automaticamente inseriti nella rosa ristretta dei possibili vincitori del Pallone d’oro.

    60. Voi non ci avrete fatto caso, ma a Walterone nostro gli abbiamo dato due lezioni di calcio. E al San Paolo abbiamo pure calato il poker. Ricordo ancora sorridendo i tanti amici e le tante vedove lasciate sul golfo predirlo davanti a noi in classifica, alla fine di questa stagione.

    61. Ho goduto molto anche a rifilarne sette alla Samp. Dare una gioia ai gemelli genoani è sempre bello.

    62. Pepe Reina, io te lo dico: non starai più così bene come da noi. Quindi firma a vita e abbassa le pretese, che poi mi fai la fine di Julio Cesar. E io devo vederti saltare sopra i compagni ancora tante volte, non mi fare scherzi.

    63. Ma voi i giocatori che se ne andavano in giro a godersi le nostre bellezze, dai musei a Pompei, ve li sareste mai immaginati? E un allenatore di fama mondiale venire qui a trattarci da capitale, quando noi spesso non ci riusciamo, l’avreste neanche sperato? Ecco perché Rafa, ambasciatore azzurro di Partenope, per me ha già vinto uno scudetto.

    64. Se ancora non l’avete capito... zerotituli.

    65. Secondo transfermarkt Behrami vale 16 milioni di euro, Pandev 10 e Britos 5. Potere di chi non denigra la squadra che allena tirando in ballo stipendi, liste di giocatori e incassi, ma valorizza tutti. Detto questo, ditemi chi è disposto a tirare fuori queste cifre e pur con dolore (soprattutto per Valon) glieli porto a piedi. Con Vargas, diventato un idolo a Valencia.
    Sempre detto che il vino spagnolo dà alla testa.

    66. Rafa è uno che sul suo sito saluta due riserve con parole di gratitudine e rispetto. Walter è uno che a Zanetti non lo fa partire dall’inizio nel suo addio al calcio, che non gli fa giocare l’ultimo derby e che non mette insieme una dichiarazione decente di saluto neanche a fine partita.

    67. Speriamo che Rudi Garcia continui a parlare prima delle partite importanti. Le sue dichiarazioni sulla pressione tutta sul Napoli, ancora mi commuovono. E speriamo che Benitez continui a parlare con le coppe. La cosa fondamentale è che parli il meno possibile Conte, che dice solo cose "agghiacciandi".

    68. Una telefonata forse non allunga la vita. Ma magari la permanenza in Europa sì. Ci pensi l’allenatore bianconero prima di rifiutare di nuovo l’aiuto del nostro condottiero.

    69. Se c’è stata trattativa a Roma, Genny ’a carogna lo mettessero in tribuna autorità accanto al prefetto. Anzi, proprio al suo posto. Altro che Daspo. Noi in curva abbiamo un altro stile: per noi conta solo la maglia e quindi chi la indossa e la onora. La maglia del Napoli, non le t-shirt che non piacciono a Tosel. Che poi io mi vesto spesso male, ma nessuno mi ha cacciato per cinque anni da nessun posto per questo motivo.

    70. Sogno una maglietta Sollazzo libero. Ma forse il paese non è pronto.

    71. Sappiamo tutti cosa significa nella smorfia napoletana. Non pensate subito a me.
    Volevo solo nobilitare questo numero sfortunato ricordando che quest’anno è nato Extranapoli ed è una splendida avventura che state premiando con un seguito inaspettato.
    Un altro bel gol di questa stagione, che speriamo v’abbia portato un po’ di felicità. E consolazione, quando serviva.

    72. Apprezzate che ho aspettato tanto, settanta punti e rotti, per dire a colleghi, lettori e altri tifosi, che io l’avevo detto: da Bigon a Benitez, avevo ragione io. Alla faccia della modestia. Ma mi sa che è solo una botta di fortuna.

    73. Donadoni forse al Milan, Mazzarri confermato all’Inter. Se Agostinelli va alla Juventus e Galeone alla Roma, con i nostri ex allenatori a far danni con le altre grandi, non dobbiamo far neanche campagna acquisti. Certo, forse tocca pure mandare Ventura a Firenze. Potremmo pensarci.

    74. Tra le tante medaglie di questa stagione posso mettere, scusate la digressione prettamente personale, anche l’hashtag di buon successo #borissollazzotestadecazzo e le minacce di morte a me, amici, sodali, colleghi, familiari, amanti e animali domestici dopo le 10 cose sul 3-0 contro la Roma? Mi verrebbe di ringraziare i giallorossi alla maniera di Venditti, per le tante soddisfazioni che mi danno ogni settimana, tra pavidi speaker colorati che complottano e supereroi social mascherati. La Roma dei record: senza di lei non avremmo fatto il nostro, di letture, e il mio di menzioni su Twitter.
    Ma a me piace raccontare i giallorossi che mi hanno dimostrato civiltà e intelligenza: da @Vinzasr a @S1lmar1l passando per @giuliosomazzi che hanno mostrato lucidità e voglia di confronto quand’erano arrabbiati (anche se vinz ci ha messo un po’ di più) e lucidità e sensibilità quando i loro vicini di stadio – solo materialmente – hanno disonorato i loro colori. Aspetto un Roma-Napoli insieme. Primo napoletano e secondo romano per cena e poi partita.

    75. Zerotituli. E zero gol subiti contro le prime in classifica nel girone di ritorno. Così, per dire.

    76. Nessuno ha dominato così la Juventus. Nessuno ha battuto due volte la Roma di Rudi Garcia.

    77. I nostri ragazzi non si picchiano a un’inaugurazione. Non si insultano in allenamento. Non complottano tra di loro o ai danni dell’allenatore. Non spifferano neanche nei corridoi tra gli spogliatoi e la sala stampa. Al massimo non si passano la palla, come Callejón e Insigne.

    78. Mesto. Grazie, mi commuovi ed esalti come faceva Grava, che rimarrà il mio campione del cuore. Sogno un tuo gol decisivo. In Europa, magari.

    79. Ditemi quello che vi pare, ma a me Aurelio che urla in Lega, che sanamente si incazza per difendere i suoi diritti, e quindi i nostri, piace. Fingo di provare imbarazzo, ma godo. Molto meno amo l’Aurelio che quando lo vedono in pochi strizza l’occhio alla parte peggiore del nostro tifo. Con biglietti blindati, strofe di futuri inni che parlano di chilometri vietati, persino condiscendenza per cori autolesionisti. Presidé, sempre pappone ti chiameranno. Sempre Ferlaino rimpiangeranno.
    Noi, che questi dieci anni sappiamo che miracolo siano stati, dal punto di vista sportivo e finanziario, noi che alla parola Covisoc abbiamo le convulsioni, saremo meno casinisti, ma molto più grati e innamorati della squadra. Ma a noi l’Europa la metti a 100 euro.

    80. Salviamo il soldato Bigon.

    81. Ormai siamo così forti che nel mondo, dall’Inghilterra al Brasile, riescono ad attaccarci solo parlando di camorra. Mandate i vostri giocatori a Milano: ci trovate l’expo 2015 e quelli che la criminalità organizzata la dirigono con i colletti bianchi. Andate lì, non vi vogliamo.

    82. Io sentendo Reveillere alla radio che saluta Napoli e già la (rim)piange, ascoltando quel suo amore giovane (il sentimento, non lui) ma forte per noi, gli avrei rinnovato il contratto. Ma tenete presente che io ho ancora nostalgia di Yebda, Bogliacino e Consonni.

    83. Mi è venuto il dubbio però che volesse rimanere, il francese, perché il mare fa bene alle persone anziane. Un po’ come i vecchi americani ricchi che svernano a Miami.
    Adottiamo Anthony.

    84. Io comunque a Rafa gli sarò sempre grato per aver iniziato la sua avventura vincendo contro Chievo e Bologna. Avere bestie nere così squallide mi faceva troppo male. Almeno il Parma è andato in Europa League.

    85. Che poi tra lo 0-0 dei Napoli-Cesena mazzarriani e i 3-3 dei Napoli-Udinese beniteziani, dovendo scegliere (ma non vorrei farlo più), preferisco i secondi.

    86. Ci avete fatto caso che Fernandez e Messi sono gemelli? Mi sa che quest’anno c’è stato lo scambio e Lionel è venuto a spadroneggiare al centro della nostra difesa. Pensateci: dopo il girone d’andata il rendimento della Pulce a Barcellona è crollato, quello del Flaco a Napoli è decollato.

    87. Ci avete fatto caso che noi tifosi ci siamo fidati molto di più di chi ci ha messo la faccia e poco delle cassandre di giornali, tv e salotti scalcagnati? Noi che ci cascavamo sempre, ora li deridiamo.
    Non ve lo dico di chi è merito (oltre che nostro, dei tifosi intendo), che poi divento stucchevole.

    88. Gli anni che sta per compiere il nostro amore più grande. Ma tutto sembra, fuorché un nonno, il Napoli. È anche la maglia di Inler: uno che continua a correre come un 88enne, ma ora grazie a Rafa ha tirato fuori cazzimma e autorevolezza.

    89. Posso ringraziare di nuovo Lorenzo il Magnifico? Il gol a Verona, la doppietta in finale di Coppa Italia. Avrà fatto solo nove gol, ma almeno tre ci hanno fatto godere per trenta.

    90. La paura. Che qualcuno rompa il giocattolo. A partire da noi.

    91. Secondo me Rafa recupera pure Britos e Vargas. Ma onestamente spero non gli venga in mente. Con lui pure Murgita sarebbe diventato un fuoriclasse.

    92. L’abbraccio a uno sconfortato Mertens dopo Genoa-Napoli. Mentre gli altri esultavano, Rafa diceva a Dries quanto sarebbe diventato decisivo. Il definire Insigne il top player del Napoli insieme ad Hamsik e Higuain, quando microfoni di latta già davano il fuoriclasse di casa alla Fiorentina o al Tottenham. Il modo in cui poi l’ha protetto quando si è arrabbiato con noi. Perché mentre noi lo criticavamo, quel piccolo folletto era decisivo recuperando più palloni di chiunque altro.
    E poi come ha sostenuto Marek, come ha punito Zuniga. Come ha creduto in Rafael. Come ci ha tolto il vizio di lamentarci degli arbitri. Rafa, mentre altri si facevano leggere labiali contro la propria squadra, sapeva proteggerla. E proteggerci.

    93. Quella che avete appena letto è la descrizione di un leader. Come Pepe Reina: mentre faceva miracoli si assumeva la responsabilità di errori non suoi. Perché lui ha le spalle larghe da sempre e ha dovuto aspettare che crescessero anche ai suoi compagni di reparto. Se rimane fa diventare Hulk pure Jorginho.

    94. Papà ai mondiali del 1982 mi disse chi era Maradona. Diego giocó male, ma le parole di mio padre mi colpirono tanto da volerlo a Napoli. Allora, sembrava impossibile. Solo due anni dopo, successe. Ricordo la gioia, incontenibile, come se un trofeo fosse arrivato inaspettatamente. Sarebbe stato molto di più. Un colpo di calciomercato così non ci fu più. Prima perché eravamo abbastanza forti, poi perché sull’orlo del fallimento, infine perché Aurelio è sempre stato attento alle spese. Nel frattempo mi sono invaghito, fin dai suoi 18 anni, di un attaccante vecchia maniera, tutto tecnica e potenza fisica. Indolente e demolente. L’ho sognato per anni. Quando è arrivato, non ci credevo. Mi ero dimenticato cosa vuol dire sognare d’estate, nel calcio. E all’annuncio di Gonzalo Higuain tesserato per il Napoli mi sono sentito come quando ho dato il primo bacio alla mia compagna. Non credevo a ciò che stava succedendo. Com’è possibile che tra tutti, lei così bella, intelligente e irresistibile voglia proprio me?
    Ora che rimarrà, e con lui tutti gli altri campioni, mi sento sempre come con la mia compagna. Ogni giorno mi chiedo come lei possa amare me, tra tutti. E come Gonzalo, il mio calciatore preferito, possa rimanere al Napoli (a Napoli, invece, lo capisco benissimo). Non vedo l’ora di vederlo al meglio, il prossimo anno. Sarà stellare e non più distratto dall’amante (ovvero l’Argentina ai mondiali: non scordiamoci che Diego ci portò lo scudetto dopo Messico ‘86,  mica prima).
    Ah, un’indicazione per De Laurentiis: ho sempre sognato anche Mascherano e Iniesta. Pure Rooney ed Eto’o, a dirla tutta. E morirei dalla voglia di vedere Ibrahimovic al San Paolo. Se proprio vuole farmi felice, poi non chiedo più nulla, promesso...

    95. Dieci vittorie. Dieci. In trasferta. E pareggiando con le retrocesse Bologna e Livorno, a Cagliari e Udine. Voi vi rendete conto? Più della metà delle partite fuori dal San Paolo le abbiamo vinte. Dominando in casa altrui: non so voi, ma per me la trasferta vittoriosa ha qualcosa di speciale. Ora però niente scherzi: il San Paolo deve tornare la nostra fortezza.

    96. Torno a parlare di Gonzalo: l’ultimo gol con la Lazio all’andata, quello con lo Swansea al ritorno, quello contro l’Arsenal, quello contro il Milan a San Siro. Il mio poker del cuore è là: quando mi è sembrato Mark Lenders. Ora il Pipita vada meno a Capri e diventi come quel ragazzaccio con la zazzera improbabile: meno Holly Hutton, più cattivo. Che poi non ce n’è per nessuno.

    97. Pepe non te ne andare. Circondiamo la città, mettiamo dei posti di blocco, chiudiamo l’aeroporto. Io per sicurezza neanche ai mondiali lo farei andare. Ecco.

    98. Anno terribile. Ora è davvero lontano. Prima di dire una parola contro la squadra attuale, ricordatelo. Pensate ad Asanovic, prima di lamentarvi di Jorginho. Pensate alle lacrime di Pino Taglialatela. Alle nostre. E pensate alla quinta Coppa Italia.

    99. Due numeri nove. Bastano. Quindi Gilardino – anche se io impazzisco per Paulinho del Livorno –, vieni qui sul Golfo, che son troppi anni che ti aspettiamo. Fidati di me, ti divertirai, dentro e fuori dal campo, come mai ti è capitato. E magari segni pure contro il Parma, così ci fai doppiamente contenti.

    100. Chiediamo scusa a Torino e Catania. Abbiamo preso loro il massimo, dando troppo alle dirette concorrenti. Non succederà più, vi vendicheremo. Ai granata, però, dico di continuare così. A essere generosi con noi, che è bello vincere da loro: le emozioni son sempre tante nello stadio dei granata.

    101. Siete ancora qui? Non avete desistito dalla lettura?
    Beh allora meritate un premio speciale e imprevedibile.
    Quindi... rullo di tamburi, si agitino le mani, si sospiri tutti insieme.... ooooohhh.... ZEROTITULI!

    102. Se ci sarà un museo del Napoli, presto o tardi, pretendo che nella sala principale siano esposte le mie magliette tarocche di Montezine, Sosa e Callejòn. Senza saremmo ancora in serie C, fidatevi.

    103. Dopo aver goduto per il punto 9, scopro che la supercoppa italiana si potrebbe giocare a Doha, in Qatar, sempre sotto Natale. E certo. La FIFA definisce un errore avergli assegnato i mondiali e noi andiamo lì. Vabbè, vorrà dire che per vedere Diego faremo scalo negli Emirati.

    104. Ciro, l’ultima vittoria, quella più importante, la devi ottenere tu. Che io voglio festeggiare con te, far caroselli e cori, per questa Coppa Italia. E poi, dobbiamo ristabilire la verità. Tutti insieme. Quindi, ragazzo, ti sei riposato abbastanza. Ti aspettiamo, non farci aspettare  troppo.

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