“Diego se eri del Milan, Equitalia ti lasciava stare”. “Ma io sono felice di aver scelto Napoli”
di Errico Novi
Poche parole. Diego lascia parlare il suo avvocato. E l’Europarlamentare Arturo Rivellini. Poi si limita a dire: «Io non nascondo nulla. Voglio risolvere questa cosa con il fisco non per lavorare in Italia ma per poterci venire, per vedere le partite del Napoli. E per la giustizia, che viene prima di tutto». C’è una sala stracolma di giornalisti, siamo nella sede di rappresentanza dell’Europarlamento a Roma. Alla conferenza stampa partecipa Angelo Pisani, il legale che da alcuni anni segue Maradona. E appunto Rivellini, eurodeputato napoletano, che intende presentare due interrogazioni a Strasburgo sul contenzioso tra Equitalia e il Più Grande di tutti i tempi. Diego risponde con serenità alle domande dei cronisti. Gli chiedono di una società non italiana presso cui ha ricevuto alcuni pagamenti. Pisani ricorda che non è mai stata provata alcuna irregolarità a riguardo, e che i 40 milioni attesi dal Fisco si riferiscono a contestazioni del 1992, per le quali Diego dovrebbe già considerarsi assolto.
Il Nostro Eroe arriva con lo sguardo teso. Gli si legge la frustrazione di chi vorrebbe riabbracciare ogni domenica la folla del San Paolo, che mercoledì sera si è praticamente persa il gol di Higuain per intonare il suo inno. Non chiede nient’altro che tornare a Napoli senza pensieri. E quando gli domandano «ma tu lo sai che appena sei arrivato allo stadio il Napoli ha segnato» risponde con il sorriso di chi conosce l’amore che c’è fra noi e Lui: «Guarda che mi succede in ogni parte del mondo. Sono in un certo ristorante e all’improvviso mi dicono che in quel momento ha segnato il Napoli».
Trovate questa parte del suo intervento nel primo video postato sotto l’articolo. Qui Diego risponde soprattutto a domande sul suo Napoli. Dimostra di essere un tecnico dall’occhio fino quando spiega che agli azzurri, per superare la Juve, serve una rosa più ampia. Esattamente quel che ricorda Benitez ogni volta che si affronta la questione. Verso la fine di questo filmato il Nostro Eroe definisce Rafa «un grande allenatore», spiega di averlo conosciuto a Liverpool e che lo considera il tecnico ideale per il Napoli.
Non gli ero mai stato a tre metri di distanza. Avrei voluto fargli una domanda. Me n’ero preparata una carina, che adesso non ha senso riportare qui. Non ce l’ho fatta. Ma a un certo punto un collega gli ha chiesto se l’accanimento di Equitalia nei suoi confronti sia così ostinato proprio perché Lui ha vinto per una città come Napoli, e non per Milano o Roma. Ha risposto così: «Non lo so ma sono contento di aver giocato per il Napoli, e non a Milano». A quel punto gli ho detto l’unica cosa che mi sentivo: «Ti vogliamo bene». Trovate la scena nel secondo video postato sotto l’articolo.
Stavolta la mia parte professionale se n’è andata a farsi benedire e ha prevalso la mia natura di tifoso. E come tifoso non me la sono sentita di dissimulare: non ero nelle stesse condizioni di spirito degli altri. Mi porterò dentro i suo occhi veri, limpidi, pieni di luce anche quando sono gonfi di amarezza come oggi. E mi ricorderò a lungo della furia cieca che ho scaricato addosso al collega delle Iene. Lui ha cercato di mostrare un video con degli agenti di Maradona che chiedono un pagamento Italia su estero. Quando ha insistito nel pretendere di imporre la sua personale scaletta alla conferenza ho percepito la cosa come un’intollerabile aggressione al Mio Campione. Gli ho detto di tacere, visto che lui rappresenta il punto di vista di chi vuole smascherare le illegalità: rispettare le regole significa anche non scavalcare i colleghi. Forse sono stato brusco. Ma credo che lui abbia avuto poco rispetto per Diego. Ero un tifoso del Napoli. O al massimo uno come Bruscolotti che aveva appena visto un avversario entrare sulle caviglie del Capitano.
Tutta questa parte un po’ agitata è nel terzo video postato sotto l’articolo. Mi permetto l’ultima forzatura: voglio dedicare questa giornata probabilmente irripetibile ad Alessandro e Vittorio, i miei fratelli, con cui ho condiviso e continuo a condividere la passione per il Napoli, e per quest’indio dagli occhi limpidi che ameremo per sempre. C’è un quarto video sotto l’articolo, e lo ha girato Alessandro mercoledì scorso allo stadio, quando è partita O mamma mi batte il corazòn e poi Jorginho ha segnato. Nel post su Facebook con cui ha presentato il filmato, Ale ha detto di essersi sentito di nuovo il ragazzino che ha avuto il privilegio di assistere alle imprese di quel Napoli. Voglio solo dire a lui e a Vittorio che quella gioia ci manterrà ragazzini per sempre.