Napoli-Psg 1-1

Una partita da grande. Perché a Parigi c'erano l'entusiasmo e l'effetto sorpresa, qui si è giocato alla pari, gestendo la partita come una squadra con una prospettiva e non alla ricerca dell'impresa della vita. E ora bisogna vincere contro la Stella Rossa
  • di Boris Sollazzo

    Ospina 6: sicuro quando deve esserlo, anche se tu a vederlo non lo sei mai. Sul gol non può fare nulla, l'impressione è che non farà mai un miracolo ma con lui puoi sentirti protetto quanto basta. Con i piedi si conferma ottimo, anche se ieri sera cicca un rinvio che poi viene vanificato dalla presunzione di Neymar. Ora però dobbiamo curare il suo male di vivere, fa male vedere quello sguardo alla Ryan Gosling. E non è un complimento. 
    Un'Ospina nel cuore

    Maksimovic 7: non sbaglia nulla dietro - anche se Mbappé la sgroppata del gol la fa sulla sua fascia - e davanti nei primi venti minuti del primo tempo è un titano in ciò che meno ti aspetti, il ruolo di terzino di spinta. Da due aperture tese e rasoterra a incrociare, da fluidificante d'altri tempi, nascono le due occasioni migliori del Napoli. Nikola è un titolare da serate di gala, di lotta e di governo. Forse i sei mesi in Russia hanno fatto più male a noi che a lui.
    Serbiazzurra.

    Raul Albiol 5,5: ha le colpe maggiori sul gol di Bernat, simbolo di una gara svogliata e inusualmente in sordina per Raul. Succede, ma forse va centellinato ancora di più, l'età c'è e la classe del nostro va preservata. Certo, non siamo abituati ai suoi passaggi a vuoto, ma conoscendolo non ne farà molti altri. 
    L'Albiol non può tramontare.

    Koulibaly 7,5: quando lo vedi anticipare l'ennesimo pallone a centrocampo e sul finale di partita correre come un pazzo e chiamare la triangolazione, tu capisci che non è un centrale difensivo, è un supereroe Marvel, incapace di sentire fatica, paura, dolore. Ieri abbiamo visto un titano, d'altri tempi: solo lui poteva cercare, e vincere, il duello solitario con Mbappé, la scivolata con cui gli arpiona il pallone viene salutata dallo stadio San Paolo con un'esultanza stupita ed entusiasta, come un gol in rovesciata. E' in una forma smagliante, tanto da far dire a Costacurta "sei il centrale più forte del mondo". E lui, umile "devo migliorare". Sì, per entrare nell'Olimpo.
    Black Panther.

    Mario Rui 6: pronti, via e fa due chiusure difensive da Oscar. Poi i limiti tecnici li vedi e spesso non fa la scelta giusta in fase attiva ma solo la meno sbagliata. Paga stanchezza e tensione nel secondo tempo, tanto che Ancelotti vedendo la scarsa vena alza Maksimovic e tiene bloccato lui. Urge il ritorno di un buon Ghoulam, anche se Mario ha il pregio della cazzimma e di un impegno feroce. Detto questo, in partite clou non ti senti tranquillo con la palla tra i suoi piedi. 
    Mario increspato

    Fabian Ruiz 6: non trova la vena di un paio di partite fa, anche perché poco aiutato da Hamsik e da un primo tempo in cui soffre la gestione compassata della partita della sua squadra, oltre che i due uomini tra le linee del PSG. Mostra però personalità e colpi: solo uno con le stimmate di un talento cristallino può affrontare, contro questi fenomeni, il possesso palla con tanta personalità, tra dribbling, aperture e verticalizzazioni che mostrano coraggio e intelligenza. Deve però cominciare a non pretendere palla solo sui piedi (maledetti spagnoli!) e a prendersi più campo quando serve.
    Il ragazzo si farà.

    Hamsik 5: Carletto lo tiene 90 minuti e il sospetto è che come spesso ci capita con Marek, non lo capiamo. Ogni volta che lo guardiamo giocare, non dimentichiamo mai che sta combattendo una battaglia (di distanze tra compagni, avversari e linee di passaggio proprie e altrui) di cui noi incompetenti sappiamo poco e male. Ieri, però, sembra rallentare di un tempo tutte le ripartenze, non trova guizzi e a volte apre voragini. Quando il gioco si fa duro il capitano sembra cominciare a perdere colpi, a far fatica a tenere ritmi e pensieri dei compagni. Ma poi quando non c'è (vedi Napoli-Empoli) ne senti la mancanza. E nel dubbio, lui ha sempre ragione.
    Il Marek d'inverno è un concetto che nessuno mai considera.

    Allan 8: ieri sbaglia due palloni sanguinosi e nel recupero sbaglia un anticipo. Te li ricordi, perché quando accade hai la stessa sensazione di quando vedi un salmone risalire la corrente, ovvero di guardare qualcosa di innaturale. Neymar se lo sognerà nelle notti a venire, quando il nostro 5 decide a fine partita di uscire palla al piede tra tre giocatori del PSG mettendoci piede, corpo, anima e rabbia il San Paolo lo aiuta urlando d'amore per lui. Non ci sono più parole per questo ragazzo, se avesse anche un fiuto del gol appena accennato parleremmo di uno dei tre centrocampisti più forti del mondo.
    Allan, il profeta.

    Callejon 8: vorremmo vivere la nostra vita con chi provasse per noi la devozione, l'impegno, l'amore che Callejon ha per la maglia del Napoli e i suoi allenatori. Nei primi venti minuti del primo tempo è l'Allan della fase attiva: sembrano esserci tre numeri 7, a destra, al centro e a sinistra. Negli ultimi 25 è un terzino destro roccioso e insuperabile. A volte arriva fino a ridosso della propria area per prendersi il pallone e trovare falli che in quel momento sono come poesia per noi tifosi. José è il giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere, che ogni madre desidera come genero, che ogni moglie vorrebbe sposare. E noi lo sottovalutiamo, perché c'è chi toglie le ragnatele dagli incroci dei pali. Ma senza di lui, non arriverebbero neanche a pensarle certe cose.
    Carnevale (nel senso di Andrea, che con quella faccia da torero triste José alla Edmundo non lo vedremmo bene).

    Mertens 6: quando la palla gli arriva - una nel primo, una nel secondo tempo - lui si rende pericoloso. Poi pressa, si danna, si fa male tentando uno dei tanti recuperi disperati. Non molla mai e anche in partite come ieri sa farsi amare. E se non fosse per Buffon, ora parleremmo del nuovo Suarez, perché quel gol è da Barcellona, se entra.
    Mi gioco la Dries 

    Insigne 7,5: gioca benino, ma senza rubare l'occhio. Poi però un voto e mezzo in più glielo diamo per quel rigore. Che pesa come un macigno, che forse vale una stagione, che nessuno vorrebbe tirare dopo i 15 minuti in cui Buffon ha parato di tutto. Lui si mette sul dischetto, finge di non aver sentito il fischio e poi va a metterla nell'unico posto possibile, con il portiere del Psg che la sfiora. Il nostro ragazzo è cresciuto, tiene le palle oltre al talento e da qui ai prossimi tre anni può diventare chi vuole.
    Talento e rigore

    Zielinski 6: si nasconde un po', vittima di quell'apatia dell'ultimo mese che un po' preoccupa. Ma il suo peso si sente, anche nel conservare e giocare palle incandescenti. Hai sempre l'impressione che possa conquistare il mondo, ma che caratterialmente sia un Gabbiadini cazzuto. 

    Hjsay 6: sbaglia in appoggio quasi tutto, spazza come un fabbro quando libera. Non entra benissimo in partita, ma d'altronde Maksimovic dopo la partenza turbo della ripresa non ne aveva più e Malcuit al posto di Rui con Elseid a sinistra era davvero troppo rischiosa come mossa. Ci piace così. Ovvero quando parte dalla panchina.

    Ounas 6: dovrebbe essere un senza voto, però quella discesa solitaria in contropiede con fallo annesso mi ha salvato da un'apnea di tensione che stava diventando autosoffocamento. Quindi avendomi salvato la vita almeno la sufficienza la meritava.

    Cavani 7: il San Paolo gli tributa un'ovazione nel riscaldamento e una persino quando entra. Lui è di nuovo commovente: la giocata più bella è la chiusura della triangolazione a centrocampo con Rui, tutta di prima. Bello anche lo stop a uncino spalle alla porta con cui ci dà il tempo di sistemarci in difesa e l'assenza totale dall'area azzurra neanche fosse un campo minato. Certo, a fine partita poteva cominciare anche a spazzare, ma forse sarebbe stato troppo. Se non vuole tornare, è ancora più commovente, è amore vero e disinteressato. Peccato che non sia partito titolare.

    Carlo Ancelotti 7: un maestro della Champions. Ci sono allenatori che dopo un risultato perdono motivazioni e rimangono in albergo, altri che si fanno i conti e gestiscono l'imprevisto da grande. Carletto capisce bene che il pareggio diventa d'oro (ora a pari punti passi contro il PSG e se perdi di misura con gol anche contro il Liverpool) e non si butta all'arrembaggio. Anche perché Tuchel, terrorizzato dalla partita d'andata, toglie una punta e mette la difesa a tre con il rientro di Thiago Silva. Si copre e tatticamente copia il Napoli di Parigi. Se a nella capitale francese hai capito che ogni impresa è possibile, ieri sera hai imparato che puoi giocartela davvero alla pari, non sulla veemenza ma a scacchi, guardando negli occhi senza paura l'avversario, anche se ha 500 milioni di euro in attacco. La prova di forza dei primi venti minuti della ripresa, poi, quando gli avversari hanno il coltello dalla parte del manico (hanno contropiedisti d'assalto, stanno 0-1 e il Napoli aveva preso il gol a tempo scaduto e poteva accusare il colpo), è clamorosa. Siamo diventati grandi e lo dobbiamo solo a questo generale. Che peraltro non cambia formazione di Champions, ma la modifica tatticamente (con Ruiz, Hamsik, Allan e Callejon a fare un lavoro su Di Maria e Neymar massacrante). Lui è come un grande direttore d'orchestra: possono cambiare gli orchestrali, gli strumenti, i teatri. Ma su quello spartito la sua bacchetta farà sempre la cosa giusta e ogni esibizione sarà diversa dall'altra. E sempre più bella.

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