Rivoluzione argentina. Addio ai tornei Apertura e Clausura

Buenos Aires volta pagina. Via al campionato lungo, ma sulle modalità dei nuovi tornei è caos.
  • di Sergio Quintana*

    Apertura e Clausura addio. Dopo 24 anni si porrà fine al tratto distintivo del calcio argentino. A partire dall'inizio del 2014 è stato il presidente Julio Grondona a volere fortemente questa rivoluzione e nelle ultime ore quella decisione ha subito alcune modifiche rispetto a come era stata immaginata in principio. L'allora presidente federale stabilì di dare impulso alla creazione di un nuovo campionato: il ritorno ai tradizionali tornei “lunghi” al posto dei “corti” a partire dal 2015. Diversamente da quanto accade negli altri paesi del mondo però si stabilì che al campionato potessero partecipare ben 30 squadre invece che le abituali 20. L'ex vicepresidente della Fifa invitò il Comitato Esecutivo a votare la sua proposta che fu così approvata all'unanimità. Dunque qual è la particolarità? Nel mentre che questa notizia veniva divulgata, era in pieno corso di svolgimento la stagione 2013-14, si stabilì allora che dopo il mondiale brasiliano si sarebbe disputato un campionato denominato “di Transizione” per la prima Divisione (la vostra serie A) e che nella seconda categoria (la vostra serie B) i club sarebbero stati suddivisi in due gironi da 10 squadre ciascuno e le 5 migliori classificate dei due raggruppamenti sarebbero state promosse in Prima Divisione per poter raggiungere il numero complessivo di trenta partecipanti. Una confusione totale, certificata dai dirigenti del calcio argentino, che si deve al grande potere che esercitava “Don Julio”. Quel che è certo è che dopo la morte di Grondona, avvenuta il 30 luglio, l'assetto dirigenziale in Argentina ha subito delle modifiche importanti. Se da un lato fino all'Ottobre del 2015 è rimasto in sella Luis Segura (uomo di fiducia del grondonismo), hanno cominciato a palesarsi anche alcune voci di opposizione, capeggiate dal vicepresidente del San Lorenzo, conduttore televisivo ed imprenditore Marcelo Tinelli e dai presidenti di Boca e River, Daniel Angelici e Rodolfo D'Onofrio. Negli ultimi giorni questi ultimi tre personaggi hanno cercato la soluzione affinché si abbandonasse l'idea del torneo a trenta squadre. Si è fatto leva soprattutto sul tema dei soldi provenienti dai diritti televisivi, direttamente erogati dallo Stato, e sulla possibilità che i grandi club possano avere un maggior peso nelle decisioni. Tutta questa discussione avviene nello stesso momento in cui alcune formazioni della B Nacional sono ad un passo dalla loro promozione in serie A. E così, dopo varie riunioni ed un “conclave” che si tenuto presso la sede della federazione calcistica argentina ad Ezeiza, lo scorso martedì pomeriggio è stato ratificato, per il prossimo anno, il campionato “lungo” al posto di Apertura e Clausura. Alcuni dirigenti, contrari a questa decisione, hanno sollecitato delle modifiche alle modalità di svolgimento delle competizioni e che i club neopromossi non abbiano diritto di voto in occasione degli incontri settimanali del Comitato.

    Il ritorno ai campionati “lunghi” è ormai una realtà, martedì 18 novembre resterà però da definire come si potranno superare le attuali divergenze. Ci sono due possibilità. La prima prevede che tutti i club giochino un torneo da Febbraio a Dicembre, composto da 29 giornate, con una giornata addizionale nella quale si giocheranno i “classici”; l'altra prevede invece che sempre a Febbraio inizi un nuovo campionato di transizione fino a Giugno per definire il calendario, così facendo la nuova stagione comincerebbe a Settembre così come avviene nelle grandi leghe europee.

    La situazione resta molto fluida e, finché il pallone rotola, nulla pare sicuro nel calcio argentino.
     

    * Giornalista di Radio B y 221 Radio de La Plata, Argentina

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