Vidigal: “Quattro anni a Napoli lasciano il segno per sempre”

Intervista all’ex centrocampista azzurro: nessun problema, perdere la prima partita ci può stare. E a Giuntoli consiglio Joao Mario
  • di Antonio Moschella per “Il Mattino”

    Sono ormai tre anni che José Luís Vidigal non torna a Napoli, con suo grande rammarico, ma il suo italiano sembra non aver risentito del passare del tempo. Il centrocampista portoghese non ha dimenticato Napoli, come afferma a cuore aperto mentre sorseggia una birra in una pizzeria, da buon ‘partenopeo’.

     Che ne pensa del nuovo Napoli?

    Ci può stare di perdere la prima partita. Con il Porto ho visto una compagine solida che ha tenuto testa alla migliore squadra del campionato portoghese. Il cambio di allenatore e il calciomercato ancora in corso magari provocano incertezze iniziali, ma poi tutto si aggiusta.

    Può essere che gli azzurri rendano meglio con squadre più blasonate mentre invece con le squadre piccole perdono motivazione?

     Non credo. La squadra ha cambiato mentalità di gioco con il nuovo allenatore, ma non si può giudicare un tecnico dopo la prima partita. Ci vuole pazienza. Bisogna lasciar lavorare Sarri.

     Lei che ha conosciuto personalmente De Laurentiis, come vede il futuro del Napoli?

     So che il presidente vuole fare un Napoli ancora più grande per avere risultati migliori. E tutto ciò può avvenire attraverso le strutture e lo sviluppo del settore giovanile, le basi del successo di tante società calcistiche, come ad esempio lo Sporting di Lisbona. 

     Il suo Napoli invece era una società piuttosto scricchiolante. Come si produsse il suo arrivo nell’estate del 2000?

     L’allora presidente Ferlaino mi vide giocare nella semifinale dell’Europeo contro la Francia. Dopo qualche giorno lo Sporting ricevette l’offerta ufficiale e io non ci pensai su due volte.

     Cosa conosceva del Napoli prima di arrivare in città?

     Chi ama il calcio conosce per forza Napoli e il Napoli, un club top in Europa che vanta anche una tifoseria caldissima. Rui Costa, mio compagno in nazionale, mi diceva sempre che tutti coloro che calcano il San Paolo in qualità di rivali sognano di giocarci prima o poi. E io ho avuto questa fortuna.

     Furono però anni duri.

     Inutile negarlo. La retrocessione in Serie B mi allontanò anche dalla nazionale. Ma io ho difeso la maglia del Napoli per quattro anni e non me ne pento. Anzi. In quegli anni mi sono immerso totalmente nello spirito della città e oggi mi sento un po’ napoletano dentro.

     C’è un momento in particolare che ricorda con felicità?

     Una volta mia madre e la mia famiglia erano allo stadio e proprio quel giorno segnai e dedicai loro il gol. Poi venni a sapere che i tifosi attorno alla mia famiglia avevano abbracciato mia madre, ringraziandola come se avesse segnato lei. Puoi immaginare il suo stupore…

     Parla ancora con qualche ex compagno in azzurro?

     Sì. Poco fa ho sentito Stellone e Pecchia, con il secondo che è addirittura il vice di Benitez a Madrid. Anche con Rastelli ho mantenuto i contatti. Ciò dimostra che quegli anni di sofferenza in B ci hanno forgiato come uomini di calcio capaci di reggere la pressione e di farsi le spalle larghe anche in qualità di allenatori. A volte soffrire fa diventare più forti e quegli anni a Napoli, seppur in un ambiente difficile e con risultati scadenti, hanno dato i loro frutti. Inoltre vivere quei momenti mi ha reso molto più napoletano di quanto sarei potuto esserlo adesso che la squadra è tra le prime in Italia. Le avversità fortificano.

     E' ipotizzabile un futuro azzurro per Vidigal?

     Nella vita come nel calcio non si sa mai. Adoro Napoli, i miei figli hanno passato un tempo della loro vita in questa splendida città e non vedo perché non dovrei poter tornarci. Non ho mai visto una passione così smisurata per una squadra nel mondo. In ogni tifoso che ho conosciuto, dal più piccolo al più grande, ho riscontrato un amore immenso per la maglia azzurra. In nessun luogo si vive il calcio come a Napoli.

     Qualche giovane calciatore del tuo Sporting da suggerire a Giuntoli?

     Senza dubbio Joao Mario. Un centrocampista centrale tipo Moutinho, capace di giocare da regista o da mezzala ed è titolare a soli 21 anni. Ma stiamo parlando di un calciatore con una valutazione intorno ai 20 milioni minimo.

     

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