Napoli-Palermo non è una tragedia. Ma non va sottovalutata

Niente disfattismi, ma abbiamo un problema: non si possono perdere otto punti con quattro delle ultime sei in classifiche. Maurizio Sarri è un genio: ha il dovere di trovare il modo di farci maturare
  • di Boris Sollazzo

     

    Non riesco a smettere. Non ce la faccio, mi sto torturando con le 11 occasioni da rete nitide sprecate dai nostri ragazzi, da un Napoli neanche parente di quello stellare della prima mezz'ora di San Siro, ma comunque capace di collezionare palle gol come se piovesse. E nel conto non ci metto la rete del pareggio, gentile concessione di un Josip Posevac che prima e dopo si è trasformato in Buffon.

    Non voglio analizzare Napoli-Palermo, partita sorella del Napoli-Chievo 0-1 di Benitez e di tanti altri match maledetti che in momenti chiave delle nostre stagioni migliori abbiamo visto troppo spesso.
    No, partite così non meritano un'analisi, perché la sorte ci mette lo zampino e se Insigne non avesse tolto dalla porta il 2-1 ora io non scriverei questo pezzo e nessuno si strapperebbe i capelli, ma tutti innalzerebbero inni trionfanti al carattere degli azzurri.

    Mi rivolgo invece ai numeri. Impietosi, freddi, cattivi. Quelli che ci dicono che Napoli-Palermo 1-1 non è una tragedia, ma non va sottovalutata. E non parlo di quelli che ci dicono che l'anno scorso avevamo 5 punti in più, (ed eravamo primi con due punti di vantaggio sulla Juventus) né a quelli consolatori che ci vedono ancora come il miglior attacco (ma solo la quarta difesa) e come la squadra che ha perso di meno (3 partite, contro le 4 sconfitte bianconere e le 5 giallorosse) e che dal 29 ottobre non siamo mai usciti a mani vuote dal campo.

    Guardo delle statistiche più semplici e inquietanti. Contro l'ultima (Pescara), la penultima (Palermo), la quintultima (Sassuolo) e la sestultima (Genoa) abbiamo perso 8 punti. Un'enormità. Come se avessimo perso altre tre partite. Contro compagini che hanno aperto autostrade a sei corsie a tutte le altre nostre concorrenti dirette.

    Com'è possibile che la squadra che gioca il miglior calcio d'Europa, soprattutto rapportato al rapporto qualità-prezzo della rosa rispetto a tutte le altre, si faccia imbrigliare da Oddo, Diego Lopez, Eusebio Di Francesco con una lista d'infortunati degna di un conflitto bellico e da uno Juric che è pur sempre un esordiente a questi livelli? Com'è possibile essere stati fermati sul pareggio per quattro volte da undici che in ogni singolo sono inferiori ai nostri ragazzi, panchina compresa?

    Semplice, non è possibile. Si può perdere con Roma, Juventus e Atalanta. Si può anche pareggiare contro Lazio e Fiorentina, anche se in entrambi i casi hai buttato delle vittorie che avevi in tasca con errori macroscopici. Ma quegli 8 punti gridano vendetta. 

    Ecco, Maurizio Sarri nel chiuso dello spogliatoio non deve accusare nessuno, non deve urlare, non deve permettere ai suoi di lasciarsi andare al disfattismo. Deve anzi rimproverare Dries Mertens per quell'intervista avvilita nel post partita, perché ci sono ancora 16 partite e insieme hanno finora portato a casa una straordinaria media di più di due punti a match. Non deve neanche sentire i tifosi che gli rimproverano di aver fallito l'aggancio alla Roma, di essere mancati in un momento cruciale della stagione. Deve risolvere il macroproblema: con le piccole soffriamo da matti. La Samp piegata al 95', il Crotone solo con uno striminzito e sofferto 1-2, Empoli e Pescara che al San Paolo resistono per un tempo, ci dicono sempre la stessa cosa: il problema di sovrastare chi è apertamente più debole esiste. Siamo come dei tennisti fortissimi, dei Federer e Djokovic, che soffrono i pallettari da fondocampo e si adeguano alla loro mediocrità. Fino a esserne sopraffatti.

    Maurizio Sarri è un genio. Maurizio Sarri ci ha restituito l'orgoglio. Maurizio Sarri da quando è arrivato fa miracoli e ci tiene in posizioni di classifica che, probabilmente, la nostra rosa, le nostre cessioni illustri, gli infortuni chirurgici di questa stagione e altre assenze cruciali nei momenti sbagliati (Albiol, Chiriches, oggi Tonelli e ancora Ghoulam, Koulibaly e il maledetto stop di Milik che oggi ne avrebbe fatti tre) nessun altro avrebbe raggiunto. Maurizio Sarri ci permette di essere ancora in corso in tutte le competizioni. E proprio per questo ha il dovere di non mandare in fumo tutto il suo lavoro. Deve trovare una soluzione.

    Bisogna trovare un modo altro e alternativo per combattere le battaglie più sporche. Un modulo, degli schemi che permettano agli avversari di essere sorpresi dall'imprevedibilità e non gli consentano di leggere ciò che facciamo in campo. Quella ragnatela di passaggi di prima, con Pezzella e Izzo (napoletani che diventano Cannavaro solo contro di noi), diventa una gabbia. Oggi ci ha anche provato il toscano: il 4-2-3-1 con Pavoletti centravanti - valeva davvero la pena comprare un giocatore semirotto e non proprio adatto al nostro gioco per 16 milioni di euro? - è un tentativo forse disperato, ma non scontato. Eppure, a quel punto, non si è visto più un cross, che pure c'era stato quando in mezzo all'area il più alto non raggiungeva i 175 centimetri. Nelle quattro partite incriminate abbiamo creato almeno 30 palle gol, per la miseria di 4 reti. Ed è troppo facile dire che Higuain o Milik avrebbero fatto ben altro: bastava il folletto Insigne per segnare da 25 centimetri. Anzi bastava che non la toccasse, probabilmente.

    Una partita maledetta, ci può stare. Due, possono essere una coincidenza. Tre sono una prova. Quattro, uno sperpero inaccettabile. Perché quando sei il Napoli, questo Napoli, non puoi più nasconderti. E se non dovessimo qualificarci per la Champions League, quest'anno, avremmo compiuto il delitto calcistico più clamoroso possibile. Giocare così bene, avere calciatori che sanno fare poesia palla al piede e tracciare geometrie di incredibile perfezione e poi fallire quell'obiettivo sarebbe atroce. Come uscire con Natalie Portman, farla ridere tutta la serata, essere invitati a bere una cosa da lei e inciampare sul pianerottolo e svenire.

    Ecco, Maurizio, tu che sei un allenatore cazzuto, questo non lo puoi permettere. Con Anna Mazzamauro facciamoci uscire Roma e Inter.

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