Ma alla fine Il Napoli era stanco o no? Forse sì, ma era solo una questione di testa

Le difficoltà sofferte dagli azzurri a febbraio erano soprattutto psicologiche, lo si capisce dai numeri. Sta a noi tifosi essere al loro fianco nelle prossime quattro gare, a cominciare da Palermo: una striscia decisiva per recuperare tutte le certezze
  • di Francesco Bruno

    Un’astinenza durata cinque partite e rotta dalla vittoria con il Chievo. Il febbraio horribilis del Napoli è uno spiacevole ricordo, ce lo siamo lasciati alle spalle, così com’è stato rapidamente archiviato il dibattito sul calo di condizione atletica che avrebbe determinato il black out. I numeri restano, però. E sono lì a ricordarci che, anche se il peggio sembra essere passato, prima del successo dello scorso fine settimana sono venute cinque partite senza vittorie – due sconfitte e tre pareggi, inclusa anche l'Europa League – e appena quattro reti segnate. Colpa della stanchezza che ha fiaccato gli azzurri in debito d’ossigeno, secondo molti. Ma qualcosa non torna, analizzando quei numeri diventati prepotentemente di moda dopo che Sarri li ha snocciolati in conferenza stampa.

    Le statistiche post gara elaborate settimanalmente dalla Lega Serie A riportano prestazioni chilometrico-velocistiche della squadra nella media stagionale anche contro Juventus e  Milan. Contro la Fiorentina, poi, la performance è stata addirittura straordinaria. Gli azzurri hanno percorso 116,107 chilometri ad una velocità media di 7,2 chilometri all'ora, a differenza dei viola che hanno percorso 113,875 chilometri ad una velocità media di 7,09 chilometri orari. Il Napoli, quindi, in quest’ultimo mese ha corso molto e lo ha fatto velocemente, proponendo, in particolare a Firenze, un gioco più verticale rispetto ad un possesso palla effettuato dagli avversari a velocità più ridotta. Insomma, ha sempre corso e giocato fino alla fine, ha prodotto occasioni, ma ha pagato lo scarso cinismo dei singoli sotto rete.

    Del resto, già osservando le gare senza l'ausilio di alcuna tabella si arrivava a questa conclusione, peraltro già sostenuta da Sarri nelle varie interviste post partita. Se dunque la teoria della freschezza atletica non trova conferma nell'analisi dei numeri, si può scontatamente concludere che l'innegabile calo di risultati degli azzurri sia stato di natura psicologica. Le due sconfitte, consecutive, contro Juventus e Villarreal, dopo un lungo filotto di risultati positivi, possono aver creato una piccola incrinatura nella vera forza di questa squadra che è stata, quest'anno, la sua tenuta psicologica. Quella forza interiore, quella solidità caratteriale, che per i nostri calciatori hanno costituito la base su cui sviluppare un football di livello internazionale, possono essere state in parte intaccate dal fatto di essere tornati a mani vuote, inaspettatamente e in modo balordo, da Torino e da Villarreal. Le parole di Pepe Reina, voce di peso all'interno dello spogliatoio, che nel post partita del Franchi evidenziava il valore dei tre pareggi contro Milan, Villarreal al San Paolo e Fiorentina, sono sembrate il segnale di un gruppo che si stava ponendo inevitabilmente degli interrogativi, ma che stava fortunatamente reagendo.

    Mai come questa volta  il calendario ci viene in soccorso. Anche se una grande società non può permettersi il lusso di sottovalutare alcun impegno, la mini striscia di cinque partite inaugurata battendo il Chievo sembra essere quella giusta per permettere agli azzurri di completare il  processo di riassestamento delle loro certezze, a cominciare da Palermo. A noi tifosi tocca il compito di stare vicino alla squadra mentre passa definitivamente ’a nuttata.

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