Incubi azzurri

E voi come avete affrontato il day after?
  • di Nello Del Gatto

    Il risveglio, dopo una notte tormentata, è sempre pessimo. Mi sono alzato con quell’amaro in bocca e quella delusione che deve provare chi ha scoperto un tradimento del partner, chi si sente deluso dalla vita. Neanche gli attimi di festa in uno stadio gremito che riesce sempre a dare una emozione, il rivedere dopo anni tanti amici, concludere con due nuovi e cari amici con cui condividi la passione per i colori azzurri una bella giornata in famiglia. Invece il tradimento era lì dietro l’angolo. Si è insinuato come nella migliore letteratura. Mi hanno tradito tutti, è questo quello che mi fa più male. Certo, i segnali c’erano: con la Lazio è stato solo l’epigono di una storia d’amore che si è trascinata, che ha mostrato i segni di stanchezza ma, soprattutto, di disaffezione da tempo. Io questi segnali li vedevo, ma non volevo riconoscergli. Come ogni innamorato, davo la colpa a me. Ma bisogna essere lucidi. Ieri sera è stata la summa di una stagione. Inutile rivedere tutte le partite dell’anno per capire: basta quella di ieri. L’errore sul rigore, l’errore di testa di Ghoulam, la mancanza di geometrie, gli sbagli a centrocampo e in difesa, la papera del portiere. Nessun fotografo, nessuno scrittore, nessun giornalista avrebbe mai potuto sintetizzare un intero campionato come hanno fatto gli undici azzurri ieri. Un amico romanista ieri mi ha scritto in un messaggio: undici pippe e un Pippita. Mi ha tradito il presidente, che all’inizio dell’anno mi aveva promesso lo scudetto. Mi ha tradito Benitez, che non ha dato quella mentalità vincente che si chiedeva alla squadra (vedi follia di Ghoulam). Mi ha tradito Hamsik che, ancora una volta, non ha portato la squadra per mano e ha sbagliato molto. Quando è stato messo nel ruolo che tutti vorrebbero suo, ha commesso l’errore a centrocampo che ha concesso il gol alla Lazio. Mi hanno tradito Mertens e Gabbiadini, non incisivi come la serata richiedeva. Gli episodi contano e quelli di ieri hanno segnato non poco l’anno, anche se forse otteniamo quello che ci meritiamo. Nonostante uno stadio che li spingesse e che non ha smesso di tifare anche sul 2-0 (è pur vero che molti hanno abbandonato, ma quelli non sono tifosi), questo non è bastato. Alla fine un colpevole si deve trovare e il San Paolo lo ha identificato in De Laurentiis. La colpa però non è solo sua. E’ di noi che gli abbiamo creduto, che abbiamo creduto che un allenatore internazionale che ti fa segnare 70 gol ti porti in Europa pur incassandone 54. Che campioni ti sostengano nei momenti del bisogno. Ma, come nella migliore delle storie, bisogna girare pagina. Ripartire da zero, dopotutto peggio di così (non diciamolo alle milanesi), non poteva andare. Ripartire da chi il cuore ieri ce lo ha messo, come l’encomiabile Maggio. Ripartire da chi crede nel progetto. Da chi ha voglia di vincere. Da chi ama questa maglia. Da chi non guarda obiettivi lontani con la supponenza di chi vuole il teletrasporto per evitare le salite. Voglio il Napoli, quello abituato a risalire dalle peggiori situazioni. Quello che scende negli inferi e come, Dante, riemerge in paradiso. Voglio tutti uniti, spalla a spalla. Me lo dovete.

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