Gli effetti benefici del possesso palla (anche sulla salute)

Perché la revolution di Benitez si può analizzare partendo dal fondo di un posacenere
  • Foto: notizie.tiscali.it

    di Domenico Zaccaria

    C’è chi lo chiama “tiqui-taka”, chi semplicemente possesso palla. Due modi – uno più esotico, l’altro più tradizionale – per dire praticamente la stessa cosa: quello di Mazzarri, d’altronde, era un gioco basato sul classico contropiede o sulle più moderne “ripartenze”? Sabato sera, confesso, mi sono proprio divertito; e soprattutto mi sono stressato molto, molto meno del solito. Anche se l’Atalanta si è confermata avversaria ostica, se la partita sembrava inchiodata sullo 0 a 0, se la palla sembrava non volesse proprio entrare in porta. A fine partita, l’occhio mi è caduto sul posacenere: avevo fumato meno della metà delle sigarette consumate abitualmente nei miei 90 minuti di sofferenza e passione. Già, avere la palla sempre fra i piedi fa bene anche alla salute: un supporter di una grande squadra europea risponderebbe che la mia è un’ovvietà, ma credo che ogni tifoso del Napoli possa capirmi.

    Per anni, la squadra di Mazzarri è stata una grande a cui era stato cucito addosso un vestito da provinciale: ed è proprio da lì, da quell’atteggiamento aggressivo, da una difesa attenta e pronta a rilanciare il contropiede, da giocatori disposti sempre e comunque a sacrificarsi per la causa, che il tecnico di San Vincenzo ha costruito molti dei suoi successi all’ombra del Vesuvio. Ma i tifosi del Napoli ricordano anche la cronica incapacità di gestire la palla quando la squadra era in vantaggio, quei primi tempi regalati agli avversari, o squadre di rango inferiore che venivano al San Paolo e conducevano il gioco per larghi tratti della gara. Grandi gioie, insomma, ma accompagnate da grandi sofferenze. Fino allo scorso anno, avrei accolto il gol di Higuain all’Atalanta come una sorta di liberazione, un regalo divino che mai mi sarei aspettato di ricevere al culmine dei miei 70 minuti di angoscia; sabato mi è sembrata la logica conseguenza di una sfida impari, nella quale la mia squadra ha tenuto la palla tra i piedi (e, di conseguenza, l’avversaria lontana dalla propria area di rigore) per quasi il 70% della partita, dimostrando sin dal primo minuto la sua netta superiorità. Certo, il tempo passava, il risultato non si sbloccava e l’ansia cresceva: ma dal fischio l’inizio fino al 90esimo il Napoli mi ha dato l’impressione che il gol sarebbe arrivato da un momento all’altro. L’inizio di campionato non è stato difficile, ma i primi segnali sono senza dubbio incoraggianti. Ora Borussia e Milan ci diranno se gli azzurri sono già in grado di imporre il loro gioco contro formazioni di rango più elevato. Per ora, godiamoci gli effetti benefici del possesso palla sui risultato e – perché no – anche sulla salute. Come direbbe il mitico Arfio Marchini: tiqui-taka di traduco, sigaretta ti dimezzo. Rafa ti amo.

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