Rafa il rivoluzionario che ci fa vivere all'attacco

Guardate che squadra è scesa in campo con l'Atalanta: ancora più offensiva del solito. Così Benitez insegna a scommettere su se stessi
  • Foto: calciomercato.napoli.it

    di Errico Novi

    Pensate, all'inizio è stato lui a chiederci il libretto delle istruzioni: consigliatemi quali posti vedere, datemi una mano a conoscere la vostra città. È stato un dolce inganno. Perché Rafa Benitez ha in mente di portare lui a noi una piccola rivoluzione. Almeno nel modo di considerare la squadra. Noi eterni fatalisti, sempre sospesi tra il sogno della gloria totale - scudetto, champions e 5-3 in casa della Juve – e lo spettro del flop, ci troviamo con questo signore che nella conferenza stampa del venerdì ti dice «possiamo battere qualunque squadra al mondo». Pronunciato così, senza inflessioni iperboliche: vuole proprio intendere che possiamo battere pure il Barcellona. È un modo nuovo, per noi, questo di Rafa. Ci invita ad prenderci la responsabilità della forza che abbiamo. A non nasconderci dietro lo scetticismo o la pretesa irrazionale.

    A questa rivoluzione culturale mister Benitez arriva attraverso tre passaggi chiave. Il primo è il profilo internazionale della squadra. Callejon, Albiol e Mertens sono i giocatori simbolo di questa svolta: non fuoriclasse assoluti, casomai buoni giocatori che avremnmo trovato anche in Italia (Cerci, Ranocchia o Astori, Muriel o Sansone) ma con il valore aggiunto della confidenza con il palcoscenico europeo. Il secondo è l'impostazione tattica: con il 4-2-3-1 scendono in campo quattro giocatori d'attacco, e questa è una dichiarazione d'intenti chiarissima. C'è un terzo elemento, ed è la levità con cui Rafa parla di scudetto, champions, vittorie non certe ma possibili. Ha il piglio giusto per domare quella furia meravigliosa che è la nostra passione per il calcio,

    È un cambio epocale. Basta vittimismi, basta con la cultura del rimpianto, adesso la sfida è una serena scommessa su noi stessi. Nella formazione scesa in campo con l'Atalanta c'era un'espressione rafforzata del concetto. In ogni reparto una spruzzata di gioco offensivo in più: Armero sulla carta attacca più di Zuniga, Dzemaili non ha le qualità della diga Behrami, Pandev rientra meno di Hamsik. L'avesse fatto uno qualsiasi avremmo gridato alla follia tattica. Con Rafa ci sembra tutto normale. Vuol dire che un pezzo di rivoluzione è già compiuto.

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