Caro Gattuso, solo tu ci puoi salvare. In tutti i sensi.

Dal buco nero in cui sono cadute squadra e società solo il grintoso Rino sembra avere i mezzi per tirarcene fuori. Ma deve comportarsi da Ringhio, senza alcuna pietà
  • di Nando Genova

    Un proverbio recita: “Se una cosa la vuoi una strada la trovi. Se una cosa non la vuoi (davvero) una scusa la trovi”. 
    Credo che la situazione del Napoli sia riassumibile in queste poche parole. Tutti a domandarsi cosa sia realmente successo, quale catastrofica serie di cause e concause abbia portato il Napoli a sprofondare improvvisamente in una crisi che sembra senza fine.
    Una situazione apparentemente paradossale perché si è verificata il primo anno della gestione De Laurentis in cui (su indicazione dell’allenatore) si è deciso di cambiare strategia non cedendo nessuno, alzando il monte ingaggi ed aggiungendo calciatori teoricamente già pronti. Dicevo apparentemente perché in realtà non è un caso che appena il Napoli abbia smesso di seguire la propria linea manageriale (quella che, per capirci, lo aveva portato ad arrivare in Europa per dieci anni consecutivi, come nessuno in Italia e pochissime in Europa, ed a scalare il ranking Uefa fino ad arrivare stabilmente nelle prime venti posizioni, con bilanci sempre in ordine e, soprattutto, con un continuo miglioramento tecnico e qualitativo della rosa), alle prime difficoltà il giocattolo si sia rotto. 
    Non è un caso innanzitutto perché questa società non è ancora pronta per una gestione di questo tipo. 
    Non lo è per mancanza di figure professionali in ruoli specifici, non lo è perché il “brand” Napoli non è ancora tale da consentire un’autosufficienza economica in assenza di risultati - se non attingendo alle riserve finanziarie, che superano i 100 milioni di euro -, non lo è per mancanza assoluta di strutture. 
    Per dirla con una velata (ma neanche troppo) provocazione, una società “liquida” non si è dimostrata compatibile né con una gestione “liquida” né tantomeno con un calcio “liquido”. 
    A questo punto un buon articolo, di questi tempi, richiederebbe un’analisi delle responsabilità. 
    Negli ultimi mesi ho letto di tutto: colpa della società, colpa delle multe, colpa dei calciatori, colpa di singoli calciatori, colpa di Ancelotti, colpa del figlio di Ancelotti, colpa dei mancati rinnovi, colpa della sfortuna, colpa di Giuntoli, colpa degli arbitri, colpa dell’ammutinamento, colpa dei dirigenti della società, colpa del record di pali, colpa di Gattuso, colpa dello sciopero del tifo organizzato (non del tifo in generale, lo dico a chi si lamenta ma non canta o peggio, non viene più allo stadio). Poi quella che preferisco: colpa di tutte queste cose assieme. 
    Ma c’è chi è andato oltre passando alla metacritica: Ancelotti ha sbagliato ed andava esonerato ma non in quel momento e non per prendere Gattuso, quindi Ancelotti doveva restare. 
    Dopo la sconfitta contro la Fiorentina ho anche sentito e letto qualcuno affermare che il Napoli avrebbe dovuto puntare su un tecnico esperto come Iachini. Con tutto il rispetto per l’ottimo tecnico marchigiano, non oso immaginare cosa avrebbero detto gli stessi critici se la società avesse deciso di puntare su di lui. 
    In sostanza la ricerca delle responsabilità si dimostra inutile e deleteria quanto l’analisi e la critica in merito alle stesse.  
    Ed nel susseguirsi di parole, ritiri, chiarimenti, proteste, multe, lettere, dichiarazioni, commenti, l’unico dato certo sono gli 8 punti su 36 nelle ultime 12 giornate. Una media di 0.6 punti a partita, non da retrocessione ma da ultimo posto!  
    In questo caos è piombato Rino Gattuso. Per alcuni l’uomo giusto, per altri l’uomo adatto, per altri ancora l’uomo del 433. In realtà, a Napoli è arrivato semplicemente un “Uomo”. Ed in questo mondo un Uomo è già di per sé una meravigliosa eccezione. Parla e dice la verità, non si nasconde, ci mette la faccia e fa autocritica. E da persona vera (sbagliando) si è fidato ciecamente dei propri calciatori. Li ha tutelati, li ha assecondati, si è preso tutte le responsabilità… ed è rimasto profondamente deluso. Ma ora, sentendolo nelle ultime interviste dopo la sconfitta contro la Fiorentina, guardando i suoi occhi, penso e spero abbia capito realmente dov’è, con chi ha a che fare e soprattutto cosa fare.      
    C’è un solo obiettivo su cui concentrarsi, uno solo: la salvezza.
    Per raggiungerlo il prima possibile società e tecnico non dovranno più guardare in faccia a nessuno e, soprattutto, non dovranno ascoltare più nessuno. Né tifosi, né calciatori, né tantomeno critici ed opinionisti.
    Semplicemente deve giocare chi ha intenzione di restare, chi ha la testa sull’obiettivo e chi ha la dignità e l’amor proprio per onorare la maglia che indossa.  Non ci sono più calciatori da aspettare e recuperare, non ci sono più parole da spendere, non ci sono più scuse. E se ci sarà da mettere qualcuno fuori rosa lo si faccia senza alcuno scrupolo. 
    Fare questi maledetti 15 punti il prima possibile. Questo è l’unico passo in avanti da compiere. 
    Perché qui a furia di domandarsi come e quando si potesse tornare a correre, e fino a dove si potesse arrivare, alla fine non solo si è rimasti fermi e ora si sta addirittura sprofondando. 
    Parafrasando Rocky, tanto caro al Mister Gattuso, per fare questi 15 punti ci sarà bisogno di sacrificio e volontà e di fare ”uno scatto alla volta, una recupero alla volta, una partita alla volta”.     

     

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