Abu Dhabi, Napoli-Torino vista a 5000 km di distanza

Al Pub Heroes con la portafortuna Selam, e Ashanta. E a un passo c'è Spaccanapoli...

di Boris Sollazzo

ExtraNapoli nasce per cercare Napoli e il Napoli nel mondo. E allora era inevitabile che quest'anno, nella mia permanenza annuale negli Emirati per l'Abu Dhabi Film Festival – che è alla settima edizione e anche grazie a un talento nostrano come Teresa Cavina, program director e anima della manifestazione, è sempre più una rassegna d'alta qualità – avessi il dovere di cercare un posto diverso dall'albergo per vedere la partita della nostra squadra. Ok, la verità è che quest'anno nell'albergo non potevo comprarla, sono sincero. Non avevano i decoder giusti. In compenso ho gufato il PSG contro il Saint Etienne sdraiato sul mio letto (dai Claudio Ranieri, dammi una gioia!). Ma è stata la più grande fortuna che potesse capitarmi. Ve lo dico subito: l'avventura che mi ha portato a vedere il lunch match (per voi, io ero tre ore avanti, ma ero così agitato che comunque alle 8 locali ero sveglio: praticamente io l'ho giocata all'orario giusto) è stata molto più sofferta ma in fondo anche più divertente di Napoli-Torino.

Grazie a Francesco Albanese e ai gruppi Facebook Ultràzzurri e Malati Azzurri, individuo alcuni posti in cui è possibile che si vedano i tanto agognati 90 minuti. Telefonate, poche. Costa 6 euro al minuto. Messaggi su Facebook e via mail: molti. Risponde il ristorante SpaccaNapoli: un siciliano e un calabrese, con un campano che ha avuto l'idea. Simpatizzano per noi, cerchiamo di vederci prima senza successo (troppe interviste e proiezioni, poco tempo). Loro qui hanno puntato su ristorazione di ottimo livello e non costosa. Il servizio è delizioso – la prima cosa che ti chiedono è “come va?” e non “un tavolo per quanti?” -, il cibo pure. Ma oggi parliamo del pub che c'è al piano di sotto, l'Heroes. Schermi a volontà e la possibilità di vedere tutto il calcio del mondo grazie a un parallelepipedo pieno zeppo di decoder, con tanto di maxischermo in mezzo alla sala.

Lì ci arrivo a piedi. Sette chilometri e trecento metri dal mio hotel. Conosco la zona, non è lontana dal bel mercato centrale. Ad Abu Dhabi c'è un tale lusso che sei convinto che tutto, proprio tutto, costi troppo per le tue tasche da precario. Sono partito all'una, sono arrivato alle tre. Avete idea del caldo, lì nel deserto? Grazie a dio i grattacieli sono alti e fanno ombra. Ma per il Napoli questo ed altro. Arrivo lì, entro in un grand hotel simulando di essere un cliente e nei bagni con i lavandini d'oro mi do una rinfrescata. Sono pronto alla pugna.

Mi siedo, chiedo una Guinness, che ingurgito così velocemente che metto in imbarazzo persino il barman. Anche se mi ero portato due bottigliette d'acqua per la minimaratona, evidentemente ero comunque a un passo dalla disidratazione. La vedo su un canale arabo: il commentatore che calca l'erba del San Paolo sembra il fratello brutto e più grasso di Benitez (praticamente Danny De Vito, ma più arabo), chi gioca lo capisco solo dai numeri vicino a caratteri per me incomprensibili. Tuttora vivo nell'ignoranza dell'intera formazione granata, per dire.

Sono solo. Speravo di trovare almeno Genny Tutino, il nostro prossimo campionissimo. L'attaccante della primavera partenopea era in città per giocarsi con la sua nazionale Under 17 gli ottavi dei Mondiali: persi con i campioni del mondo del Messico, 0-2,l con un pallo clamoroso dell'altro azzurro Romano. Ma l'orario è bizzarro, si aspettano “solo” un'invasione di tifosi del Sunderland più tardi. Perché mai nella città delle Etihad Towers, dove risiedono molti degli interessi dello sceicco Al Mansour e dove il Manchester City ha uno store da sogno, vi siano questi pazzi meravigliosi ed esilaranti, per me rimarrà un mistero. Capirei l'Arsenal sponsorizzato Emirates, non i penultimi della premier League. Ah, a proposito, felice per la vittoria del Napoli ho offerto una birra ai due più chiassosi e che avevano sofferto con me negli ultimi venti minuti, esultando scompostamente all'espulsione di Basha. Me l'hanno prontamente restituita quando gli ho detto “segnate entro cinque minuti e la vincete”. Ci ho preso. Credo che adesso siamo gemellati, ditelo alle nostre curve.

Capisco di avere subito un alleato nel simpaticissimo Ashanta, il cui fratello lavora a Napoli. Verrà il prossimo anno, dice, e chiede tante informazioni. Parla di Cannavaro e Maradona, dice che anche lui ha il cuore azzurro (Fabio e Diego devono aver seminato bene qui), ma credo lo faccia perché sono chiaramente affaticato, assetato e teso per la partita. Un mix perfetto che non mi rende solo un cliente ma una possibile miniera d'oro. Mi mette nel tavolo migliore, un bel televisore tutto per me, la connessione a internet gratuita e posso anche fumare. Dentro il locale.

Sembra di stare a casa. E Selam, la sua collega, minuta e dolcissima, mi parla di Maldini e Balotelli. Lei è del Milan, mi dà questo dolore, ma è troppo gentile, non riesco a dirgli che ha sbagliato tutto. Anche perché lo capirà da sola. Fischio d'inizio. Due rigori, due gol, io che corro attorno al tavolo urlando, abbracciandoli entrambi. Selam, che era vicino a me in quei momenti, capisce che ogni tanto deve vedersi qualche minuto al mio fianco. Porta fortuna, la ragazza, e quando vede Higuain, i suoi occhi si tingono di azzurro. “Mi piaceva tanto anche quando era al Real” dice sognante e mostrando competenza ormonal-calcistica. Alla fine del primo tempo le sto già iniziando i cori del San Paolo. Vero è che le mento, dicendole che può tifare Napoli e rimanere fedele ai suoi idoli: tanto Maldini si è ritirato e Balotelli il prossimo anno vestirà la maglia azzurra. Ma non potevo sopportare che la mia adorata e adorabile amica fosse rossonera. Le racconto anche del “Lavali col fuoco” e affini, si indigna sinceramente, si appassiona ancora un po'. Tanto che al gol sbagliato di Insigne impreca (credo).

Le Guinness alla fine saranno tre, poi in mio onore stappano una Peroni. Sì, sembra di stare a casa. Scrivo le pagelle per ExtraNapoli, pago le mie birre e quelle degli inglesi. Poi bevo la loro, premio per il gol (a proposito, poi hanno vinto 2-1, con gol di Borini). Non ho mangiato nulla, se non la colazione luculliana dell'albergo. Sono le cinque e mezza del pomeriggio. Ho qualche Dirham in tasca. Decido di tentare la sorte. Al ritorno, almeno, devo prendere il taxi. Questo, almeno, se voglio sopravvivere. Eroicamente lo chiamo. Lo prendo. Arrivo all'albergo, a occhi chiusi, sognando già la partita di Firenze e temendo di non poterla vedere per il costo del trasporto.

Li apro e il mio simpatico autista mi chiede l'astronomica cifra di... 3 euro e mezzo. Pensando al dolore dei miei piedi, impreco. In varie lingue. Tre euro e mezzo. E io ho camminato due ore nel momento più caldo della giornata. Per tre euro e mezzo.

Ma la cosa peggiore è che ha portato fortuna. Quindi mercoledì all'Artemio Franchi ci devo arrivare a piedi dalla stazione. E non Campo di Marte, che è a un passo dallo stadio dei viola.

Abu Dhabi-Napoli, l'amore è più forte a 5000 km di distanza. E rimane contagioso.

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