Ero a Torino il giorno di Core 'ngrato

Intervista a Roberto Albanese, testimone oculare di quella "drammatica" partita del 1975
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Aprile 1975, il Napoli va a giocarsi al Comunale di Torino il suo primo scudetto. Il racconto di quella epica (e sfortunata) trasferta è affidato alle parole di un tifoso, Roberto Albanese, che vide dal vivo il momento in cui l'ex Altafini divenne per sempre "Core 'ngrato".

Partiamo dall'inizio. Il viaggio verso Torino.

A quel tempo avevo 25 anni, pur vivendo a Roma e avendo un figlio di pochi mesi decisi che non potevo mancare a quell'appuntamento. Quel Napoli di Vinicio meritava un sacrificio del genere. Sono partito con il treno la sera di sabato 5 aprile destinazione Savona. Arrivato in Liguria c'erano ad aspettarmi a bordo di una Fiat 1300 mio zio Franco con due amici. I biglietti li aveva procurati proprio mio zio che, ben conoscendo la mia passione azzurra, ci tenne a coinvolgermi in quella trasferta.

Qual è il ricordo dell'avvicinamento verso lo stadio?

In macchina si respirava un clima di grande fiducia. Dalla Juve ci separavano appena due punti e sapevamo che quella, e non un'altra, doveva essere la domenica dell'aggancio.

Arrivaste con largo anticipo al Comunale?

Non mi pare. Il clima era comunque infuocato. Vedevo azzurro dappertuto anche oltre i settori destinati ai napoletani. Noi ci trovavamo a metà tra la curva e la tribuna. In quattro sventolavamo due bandiere e così facevano quelli intorno. A quel tempo non esisteva il tifo organizzato, nè ricordo sciarpette al collo dei tifosi. Il rimbombo del coro "Napoli, Napoli" invece non lo potrò mai dimenticare.

Finalmente la partita ebbe inizio.

In campo avevamo una difesa rocciosa con i vari Burgnich, La Palma e Bruscolotti. In mezzo comandava il capitano Juliano insieme a o' professore Esposito e davanti contavamo su Peppiniello Massa, Clerici e Braglia anche detto Joe Guitar. In porta c'era Carmignani: il vero punto debole. Nessuno mi toglie dalla testa che a portieri invertiti quello scudetto non ci sarebbe sfuggito. Zoff in quegli anni faceva la differenza. La gara in ogni caso fu combattuta e il gol di Causio non fiaccò gli azzurri. Il pareggio di Juliano nel secondo tempo non fece altro che aumentare la pressione del Napoli. Vinicio non si accontentò di pareggiare perchè sapeva che dopo quella giornata il Napoli non avrebbe avuto margini di recupero. 'O Lione dalla panchina continuò a spronare i suoi all'attacco, mentre la Juve si limitava a difendere.

Fu allora che entrò Altafini.

Esatto. Come spesso gli capitava, a causa del suo contratto a gettone, Josè entrava nel finale per trovare la zampata vincente. Purtroppo la cosa gli riuscì anche quella volta, nonostante avesse ormai trentasette anni. Altafini segnò proprio sotto i nostri occhi e il sogno scudetto evaporò. Ricordo che durante il viaggio di ritorno ci domandavamo quando anche agli azzurri sarebbe toccato di vincere un tricolore. Ad Altafini mi lega anche un altro aneddoto. Molti anni dopo l'ho incontrato insieme al mio amico Salvatore, tifoso del Napoli pure lui. Appena lo ha visto Salvatore gli è corso incontro e lo ha bloccato. Benchè Altafini non sembrava avesse una grande voglia di fare conversazione, Salvatore non ha sentito ragioni e così gli ha raccontato che lui, quel sei aprile del 1975, era in viaggio di nozze e che per colpa di quel gol la vacanza fu rovinata. Altafini non ha battuto ciglio e sorbitosi l'intero aneddoto s'è congedato da noi. Mi piace pensare che questa possa essere la sua piccola condanna. Chissà quanti aneddoti negli ultimi qurant'anni è stato costretto ad ascoltare a seguito di quella rete.

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