Sarri e lo storytelling azzurro

Con il tecnico toscano il Napoli ha trovato un nuovo narratore del suo mondo
  • di Francesco Albanese

    C'è stato un tempo in cui leggere le conferenza stampa dei nostri allenatori era una sofferenza, quasi un castigo. Per rimanere ai casi più recenti si pensi alle dichiarazioni dei vari Mazzarri, Donadoni e dello stesso Reja. Insomma le si leggeva come si farebbe con il compito in classe di un figlio non molto dotato nella scrittura: ogni riga, una fitta al cuore. Mai uno spunto, mai una polemica degna di nota. Naturalmente le "colpe" andavano equamente distribuite anche con i colleghi giornalisti e le loro domande pigre, a rimetterci in ogni caso era il Napoli e la sua incapacità di guadagnarsi il centro della scena mediatica. Altrove impazzivano per le iperboli dello "Special one" e a noi toccavano al massimo grugniti e sguardi bassi. Una polemica non porta punti in classifica si potrebbe obiettare, ma far parlare di sé è un merito non trascurabile nel calcio 2.0. Con l'arrivo di Benitez la musica è cambiata. La sua straordinaria esperienza internazionale ha catalizzato un'attenzione che un club come il Napoli deve avere. Quale che sia il giudizio sulla sua esperienza in azzurro (positivo per chi scrive), non può non riconoscersi allo spagnolo il merito di aver imboccato la via di non ritorno: quella dello storytelling napoletano. Piaccia o meno il Napoli è un marchio che va, anche venduto, e questo Benitez lo ha fatto alla perfezione. Le "uscite" in dialetto, il "ci può stare", il cuscino che fa la formazione non possono essere derubricati a meri artifizi verbali, sono invece il frutto di una strategia comunicativa ben precisa che punta a narrare dentro e fuori Napoli il mondo azzurro. L'arrivo di Sarri sembrava aver invertito la rotta e invece lo storytelling sta continuando con altre sfumature. Il tosco-napoletano ha un talento naturale davanti a microfoni e taccuini: è spontaneo (non goffo come Mazzarri però), schietto e sufficientemente paraculo. La sua non è strategia, è proprio portato, doti che per capirsi mancavano a Reja e ancora di più a Donadoni. Infine c'è un aspetto che emerge con forza in queste prime settimane di Sarri al Napoli: il mister si sta divertendo tanto, pare un bimbo al luna park. Speriamo sia così anche dal 22 agosto in poi.

    Condividi questo post