Edu, addio. Ma che peccato

Lo abbiamo sempre sottovalutato, ma è un ottimo giocatore. Ma Napoli non fa per lui. Ceduto bene, farà il bene suo e del Napoli. Sulla scia di Bergkamp e Thiago
  • di Solo Azzurro

    Edu Vargas, sin dal suo arrivo a Napoli, mi ha incuriosito. Personalmente ho sempre diffidato dai calciatori con tanti video su youtube in cui sembrano fenomeni. Dicono che in allenamento facesse cose incredibili, ma di queste storie il calcio è pieno. Ma è pieno anche di rivincite e cambiamenti inattesi. Prendiamo Thiago ad esempio. Alla Juventus sembrava un brocco senza personalità ed ora è il coriaceo regista del grintoso Atletico di Simeone. Più indietro nel tempo pensiamo a Dennis Begrkamp, talento cristallino con l’Ajax, in Italia lo ricordiamo soprattutto come fenomeno parastatale targato Gialappa’s Band, e poi idolo incontrastato e poeta calcistico all’Arsenal. E ce ne sarebbero tanti da citare. Ho seguito Edu Vargas in tutto il percorso degli ultimi anni. Ho visto gare del Gremio, del Q.P.R., del Valencia, solo per capire meglio con che tipo di calciatore avessimo a che fare. Volevo capire perché esperti talent scout continuassero a tesserne le lodi per poi scontrarsi con una realtà deludente, e poi perché con il Cile riuscisse sempre a ben figurare, anzi, ad essere decisivo. Alla fine di una lunga (se pur dilettantesca) analisi, direi che Edu Vargas è una punta atipica, che sa muoversi negli spazi. Abile con entrambi i piedi, molto preciso al tiro, discreto senso del goal. Le caratteristiche che più mi hanno colpito sono la capacità di scegliere la posizione giusta e quella, ad essa collegata, di galleggiare sul filo del fuorigioco. Non è un'ala né un attaccante esterno per come lo si intende nel calcio europeo e tantomeno un trequartista. Il soprannome “Turboman”, francamente, non mi sembra per niente azzeccato. Sul breve ha una buona accelerazione ma, in confronto, un Lavezzi dovrebbero soprannominarlo “Superman”. Vedendolo soprattutto con il Cile, la cosa che più mi ha sorpreso è la grinta che dimostra soprattutto nei contrasti e nella voglia di recuperare palla. A Napoli, onestamente, tutto questo non lo si è mai visto. Tecnicamente è valido ma non eccelso. Ha bisogno di giocare in una squadra in cui la palla giri a terra, con scambi veloci e verticalizzazioni improvvise. In senso assoluto è un ottimo calciatore, ma proprio le sue caratteristiche peculiari ne limitano oggettivamente l'utilizzo tattico, soprattutto in ambito europeo dove la fisicità è l’elemento più importante. Probabilmente se avesse giocato negli anni 80-90 sarebbe stato devastante. Vi dirò che, probabilmente, nell'Empoli di Sarri avrebbe potuto inserirsi bene (come pure, qui lo dico e qui lo nego, mi sarebbe piaciuto vederlo anche nel Barcellona di Guardiola come attaccante di scorta). La verità è che nel Napoli di Sarri per lui non può esserci spazio. Perché se vuoi rilanciarlo devi puntare dritto su di lui, devi farlo giocare con continuità e dargli fiducia, devi farlo sentire protagonista e, oggi, un rischio del genere il Napoli non può correrlo. Per tutti questi motivi, va semplicemente ceduto nel modo migliore, con un personale piccolo rimpianto, perché alla fine è anche a questi talenti incompiuti che ci si affeziona un po’.

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