Lavoro: i vivai sfornano pochi talenti

Anche nel calcio non siamo un paese per giovani e la legislazione non aiuta.
  • extranapoli

    di Gianmario Mariniello

    Non posso credere che in Italia non vi sia un giovane difensore più forte di Britos. Eppure siamo pieni di Britos. Nulla contro i calciatori extra-comunitari, ma almeno siano forti.
    È inutile anche imporre dei limiti rigidi. Ma una selezione meritocratica sì. Pensiamo alla Premier League, dove il permesso di lavoro per i giocatori extra-comunitari è rilasciato dall’Ufficio del Lavoro per gli Immigrati del Dipartimento per la Formazione e l’Occupazione (OLS). Per ottenere tale nulla osta, bisogna rispettare alcuni criteri: 
    1. Un calciatore deve avere giocato per il suo Paese, nei due anni precedenti, almeno il 75% delle gare ufficiali della Nazionale (includendo i casi di infortunio);
    2. Il calciatore deve venire da una Nazionale che ha occupato, in media, nei due anni precedenti la data di applicazione, almeno il 70º posto nella classifica ufficiale della FIFA. 
    Non esistono limiti numerici, in Inghilterra. Come in Germania. Dove però si investe e non poco sul settore giovanile.
    Onere e opportunità che non sembra molto a cuore alla nuova FIGC. E nemmeno alle società italiane, Napoli in primis. Ma anche all'Inter che ha strutture, vince campionati primavera ma non non lancia nessun calciatore under 21 in prima squadra dai tempi di Santon. No, non è un paese per giovani. 

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