Gonzalo, ora tira fuori le palle

  • Di Boris Sollazzo

    Un gol fatto a Dortmund sbagliato. Almeno cinque contro il Porto. Un errore incredibile nella finale mondiale. Non pervenuto a Bilbao. Quattro rigori decisivi che son costati almeno otto punti al Napoli, compreso il tiro dagli 11 metri contro la Lazio, nello spareggio Champions. Quattro occasionissime buttate all'andata e una al ritorno contro il Dnipro. Una Coppa America in cui ha spezzato le reni alla Giamaica, ha segnato il sesto gol contro il Paraguay per poi mangiarsi una rete fatta in finale e tirare un altro penalty alla Max Tonetto, in onore di quei tifosi giallorossi che tanto lo vorrebbero. 
    Gonzalo Higuain ha segnato 50 gol e spicci, con una dozzina d'assist di contorno, nello stesso periodo, ma sono questi i momenti decisivi che gli sono rimasti appiccicati addosso: quelli che ha fallito. Tutti. Come sempre, siamo sinceri.
    Ma Napoli, Pipita, crede in te. Perché lo sa che sei un campione. Lo sa pure  Sarri, che ha detto che ti vuole ma che pretende anche un salto di qualità.
    E allora, ragazzo mio, fuori le palle. Non quelle di cuoio sopra la traversa, però, bensì quelle che finora hai mostrato solo urlando contro i tuoi compagni. Sarebbe facile ora fare la vittima, fuggire, cercare altro. Ma gli uomini veri fanno altro: restano, resistono, reagiscono.
    Per sentire la folla del San Paolo scandire HI-GUA-IN insieme a Decibel Bellini. Così tante volte da rimanere stremati. Noi, lui, te.
    Non aver paura, Gonzalo, di smettere di tirare i calci di rigore. Non è mica da questi particolari, come quello di lasciarli a Manolo Gabbiadini, che si giudica un giocatore.
    Tu devi ricacciare in gola a Mourinho i sospiri sprezzanti con cui ti preferiva Benzema, le stoccatine velenose di Rafa Benitez che ti appioppava anche le sue responsabilità nella stagione appena finita, le panchine a cui ti obbliga il Tata Martino.
    Tieni quella testa alta, ragazzo mio, come ti ha detto di fare José Callejon nell'unica scelta giusta presa dallo spagnolo nel campionato appena concluso. Sei il più forte di tutti, non ti è concesso leccarti le ferite, né mentire a te stesso pensando che con David Lopez e Rafael non si va da nessuna parte. A momenti finivamo in finale di Europa League grazie a un gol del primo e la Supercoppa che tu hai vinto da solo con una doppietta e un rigore realizzato, porta il sigillo di una parata di quel brasiliano che ha sbagliato mestiere. Ma che almeno una volta ha avuto l'aiuto di quel Dio con cui parla tanto quanto sta zitto con i compagni di reparto.
    Ventotto anni sono abbastanza per diventare leader, per pretendere e sopportare di portare una squadra, una maglia, una città sulle spalle. Pretenderlo, sì, innanzitutto da te stesso.
    Ora torna, subito. Non ti godrai queste vacanze in cui tv, giornali e social ti ricorderanno ogni ora tutti i tuoi sbagli. In cui ogni volta che chiuderai gli occhi vedrai quei tiri che hanno reso grandi dei giocatori modesti, con miracoli che mai avevano neanche immaginato, o che hanno stordito tifosi negli anelli superiori della curva. Torna, Pipita, e fallo in maglia azzurra. Mettiti al servizio di un sogno e di un uomo vero come Sarri che non ti coccolerà né ti proteggerà, ma farà di tutto per renderti il migliore. Perché voi due siete uguali, anche se lui ha spopolato a Stia e Tegoleto e tu al Real Madrid e al River Plate. Siete sulla stessa barca: lui ha il doppio dei tuoi anni e davanti avete l'ultima occasione di dire a tutti che enorme errore abbiano fatto nel sottovalutarvi. Torna, prima, per fare ripetizioni di cazzimma con Pepe, per tatuarti la maglia addosso come Marek, per ritrovare Dries e dirvi, voi due amici per la pelle, che è Napoli dove sarete immensi. Anche se ora coltivate dei dubbi.
    Torna e vinci. Torna e zittisci tutti. Torna e spazza via questi ricordi, questi errori. Perché solo chi è grande, grandissimo cade rovinosamente. E poi si rialza in maniera gloriosa. Ora, a Napoli, nessuno pretende la luna. E proprio per questo è il momento di prenderla, di regalarla a te stesso e tutti noi. Noi non aspettiamo altro che farti capire che per noi sei il Re. Che vogliamo vederti scattare in una corsa felice e folle come a Doha, dopo il rigore parato a Padoin. Che vogliamo vederti come in Napoli-Roma e Napoli-Arsenal. Due 2-0 fondamentalmente utili solo a cementare il nostro amore. Non mollare adesso. Tira giù la pancia, tira fuori il petto, abbraccia i tuoi compagni dopo ogni errore, intimorisci i tuoi avversari con la classe e lo sguardo. Vai da Sarri e Hamsik e chiedi loro la fascia da capitano. Inizia un'esaltante corsa azzurra che ti porti a toglierti i paccheri dalla faccia contro quel Messi, cinico bambino robotico e viziato che ieri ti ha umiliato con quella reazione da omuncolo. Immagina una Supercoppa contro il Barcellona, magari, e prova a prendertela con tutte le tue forze. Non essere come lui, come chi sa vincere solo se servito e riverito dai migliori. 
    Piuttosto prendi il cellulare e chiama Diego. Fatti raccontare di Tolosa. E torna qui. Perché solo qui sarai un dio, solo qui sarai il migliore, solo qui potrai fare la storia. 

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