Cronaca di una finale persa (a Roma)

Argentina-Germania vista davanti all'ambasciata insieme alla comunità sudamericana.
  • extranapoli

    di Francesco Albanese

    Per gli argentini di Roma l'appuntamento era davanti all'ambasciata di piazza dell'Esquilino. Un maxi schermo allestito per l'occasione ha attratto un migliaio (ma forse erano di più) di tifosi dell'Albiceleste, desiderosi di condividere una serata comunque storica. Già alle 20,30 chi voleva vedere la partita doveva accontentarsi di posti laterali o di collocarsi in fondo alla piazza con una visibilità non proprio ottimale.

    Naturalmente il capo più indossato era la camiseta della Selecciòn, seguita a ruota da quella del Boca Juniors, ma non mancavano pure le magliette del Napoli (un bimbo aveva la mimetica di Higuaìn), tutti argentini purosangue? Macchè! Sono stati tanti i romani e i turisti che si sono uniti all'evento e così non era raro imbattersi nel tizio bardato di biancoceleste da capo a piedi con uno spiccato accento salentino! Prima del fischio d'inizio canti e musica (e pure la birra) hanno scatenato i tifosi: dall'evergreen “Vamos vamos Argentina...” al tormentone “Brasil decime què se siente...” è stato un tripudio di balli e braccia levate al cielo, interrotto solo dai fischi all'apparire in tv delle facce della Merkel e di Pelè.

    Dopo avere ascoltato l'inno tutti in piedi, al fischio d'inizio la tensione è salita. Cori e canti hanno lasciato il posto a sigarette fumate a ripetizione e a improperi lanciati ora verso Schweinsteiger ora verso Rizzoli. Il premio illusionista d'oro va ad Higuaìn che prima si addormenta davanti a Neuer e poi con quell'esultanza smodata al gol annullato fa perdere la voce a mezza piazza. Soltanto nell'intervallo, quando gli altoparlanti hanno sparato a tutto volume “La mano de Dios” di Rodrigo (secondo Maradona la più bella canzone mai scritta su di lui), il clima di festa è ripreso per qualche minuto prima che la sfida del Maracanà ricominciasse.

    Si riparte con un Lavezzi in meno ed un Aguero in più. Serpeggia un po' di scoramento, il Pocho era in serata e stava regalando guizzi a ripetizione. Al novantesimo la stanchezza che fiacca le gambe degli uomini di Sabella sembra colpire anche la fiducia dei tifosi: l'Albiceleste non ha più cambi a disposizione e i supplementari contro l'Olanda minano ora ogni tipo di certezza tecnica e tattica. Gli ultimi sussulti li concede Palacio che si addormenta davanti a Neuer, la conclusione logica sembrerebbe quella dei rigori è a quel punto però che nella piazza argentina/romana s'avanza uno strano figuro. Ha i capelli con la riga da una parte, indossa una montatura di occhiali spessa e nera, ai piedi porta sandali Birkenstock e ha una tracolla di cuoio. Cosa ci sarà mai in quella borsa lo scopriamo pochi istanti dopo: Goetze insacca il gol mondiale ed il tipo estrae la bandiera della Germania che sventola felice. E' sua l'unica voce che si alza nel silenzio di piazza dell'Esquilino. La delusione è tanta, il “crucco” se la cava con qualche occhiataccia, mentre a un altro tedesco che si palesa per l'ultimo minuto di gara con tanto di maglia della nazionale va un po' peggio: qualche spintone e l'invito deciso ad allontanarsi. Al trionfo di Lahm e soci non assiste nessuno, si ritorna in fretta a casa. Sono due le ultime istantanee della notte romana: i fin troppo composti festeggiamenti dei tanti ragazzi tedeschi a spasso per le vie capitoline e il “cinque” scambiato con un argentino davanti al Viminale. Un saluto silenzioso, senza nemmeno guardarsi negli occhi.  

     

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