Le pagelle di PSG-Napoli 2-2

Una notte da grande squadra: al Parco dei Principi dopo 10 minuti di assedio parigino è dominio partenopeo. Solo una magia di Angel Di Maria toglie al Napoli una vittoria meritata
  • di Boris Sollazzo

    Ospina 7: blinda la porta da par suo. Con una parata, naturalmente col piede garelliano, nel primo tempo, un'altra con le mani su un tiro da fuori di Neymar (di cui neutralizza anche una punizione meno facile di quello che sembra) evidenziando il suo più grande difetto: la respinta al centro dell'area. Sul gol di Di Maria potevano arrivarci solo tre suoi colleghi al mondo e lui è così bravo nel gesto tecnico da illuderci che potesse essere parabile (e da far dire a Fabio "Seccia" Caressa che lui avesse qualche responsabilità: demenziale). Il suo male di vivere è sempre presente in quegli occhi languidi, ma se pur scassata sta diventando una saracinesca.
    Non staccate la Ospina.

    Maksimovic 7,5: l'arbitro, che ha arbitrato fin troppo all'inglese (soprattutto negli ultimi 20 minuti, fin troppo casalinghi, ma una direzione di gara così comunque in Italia ce la sognamo), riesce ad ammonirlo alla fine della gara in maniera insensata. Lui, che sembrava un oggetto misterioso tanto da essere spedito in Russia da Sarri, ieri gioca da difensore europeo di altissimo livello. Copre benissimo, non sbaglia un intervento e fa qualche uscita palla al piede alla Lucio dei tempi d'oro. Una trasformazione straordinaria quella del serbo che ieri ha dimostrato a tutti di essere un titolarissimo. Letteralmente monumentale, anche quando prende una bomba nelle parti basse e si rialza ruggendo. Come diceva Nino D'Angelo in una pubblicità di un antifurto, "chist ten' 'e pall'". 
    Maksimovic Decimo Meridio.

    Raul Albiol 6,5: se Mario Rui lo avesse guardato, non avremmo subito l'autoeurogol del portoghese. Sempre piazzato perfettamente, è un direttore d'orchestra ormai. Concentrato, pulito, essenziale. Non so come farà il Napoli senza di lui, persino io faccio fatica a immaginarlo fuori dalla mia vita. Non tira fuori una prestazione d'eccellenza solo perché vicino a lui tutti giocano alla grande. Questo Napoli dovrebbe scendere con quattro fasce da capitano in campo (lui, Lorenzo, Marek e Allan). E' così intelligente che a Udine ha fatto turn-over. Scendendo in campo. E' il generale dei nostri spartani azzurri.
    L'Albiol di un impero.

    Koulibaly 7: pronti, via e Mbappé gli fa capire, al primo minuto, di che pasta è fatto. Si fa ubriacare dal ragazzino, superare in scioltezza, sembra l'ombra del gigante insormontabile che conosciamo. Gli stava solo prendendo le misure. Indispettito decide che non deve passare più nessuno. Il pupo cambia pure di fascia, nonostante l'ammonizione a cui costringe Mario Rui, lui gioca d'anticipo, di raddoppio, in copertura e di forza con naturalezza e lucida ferocia. Un campione vero, a cui togliamo mezzo punto solo per quelle scorribande in attacco da cui tornava con troppa indolenza. Commovente quando Mario Rui sbaglia la copertura sul raddoppio e lui decide di spingerlo con forza dove deve andare e il portoghese obbedisce come un giocatore di Subbuteo colpito dalla schicchera definitiva. Cento milioni possiamo accettarli per cederlo: come acconto.
    Kalidou mi piaci tu.

    Mario Rui 6: partita perfetta, coraggiosa, incastonata in quella diagonale volante e acrobatica che impedisce un contropiede pericolosissimo. E' sulla fascia peggiore, in cui è sollecitato continuamente e inevitabilmente è meno aiutato dai compagni (si sogna un Callejòn tutto per sé ogni giorno, il buon Mario). Tocca dargli solo la sufficienza perché l'autogol è una chiusura non necessaria e col piede troppo molle, anche se istintivamente inevitabile, e perché sul capolavoro di Di Maria è lui a chiudere in ritardo. Anche se neanche Fabio Cannavaro avrebbe potuto fare meglio, stare lì lo obbligava a immolarsi in qualsiasi modo, con un miracolo impossibile. 
    Mariottide.

    Callejon 7: mezzo voto in più per quell'assist soprannaturale per Lorenzo. Con quel millimetraggio, quella curvatura, quella precisione riscrive la geometria euclidea. Tatticamente come sempre, perfetto, rimane timido al tiro, come gli succede nel primo tempo impegnando (poco) Areola sul proprio palo, nonostante una buona posizione. Ma fa tre ruoli, su quella fascia farebbe fare buona figura persino a Quadrini e Esteban Lopez D'Asero. Ti fa venire le lacrime agli occhi quando si deprime per la sostituzione. All'87'! 
    San José.

    Hamsik 7: solo il tifoso medio può lamentarsi di lui. Pirlo ci mise - parola di Costacurta e Capello, non di Gigino della Curva B - un anno a imparare quello che lui ha mandato a memoria in due mesi. Ieri fa il metronomo, si fa trovare così tante volte che è costretto a sbagliare. Un paio di volte ci mette la garra e strappa palloni che un tempo avrebbe guardato malinconicamente. Gli abbassiamo il voto perché due volte non tira, dalla sua posizione, probabilmente depresso dagli ultimi tentativi in campionato. 
    Marek, Marek, Marek quanta voglia di arrivare.

    Allan 8: quasi ti viene da dargli qualche colpa quando, esausto, mette il piede sulla sgroppata palla al piede di Neymar al 92' e non lo segue col sangue agli occhi come ci ha abituato. Questo per farvi capire quanto ci abbia abituato all'impossibile (non era la sua posizione, era comprensibilmente in ritardo, era in debito d'ossigeno, era difficilissimo togliere palla a quel fenomeno). Se il PSG diventa una squadra normale, ieri, è merito suo. Se perde fiducia nel proprio possesso palla lo deve a questo fenomeno che estirpa palloni da ogni piede come una belva affamata per poi poter correre decine di metri con l'eleganza irruenta di un leone e infine inventarsi tocchi con la delicatezza di un ballerino. I geniali ragazzi de La Napoli Bene dicono che è Bagni+Alemao. Aggiungiamoci pure Crippa, su.
    Allàn è grande.

    Fabian Ruiz 8: che giocatore. Dalla cintola in su può coprire tutti i ruoli. Tutti. Quando non si ricorda di essere tutto mancino, sotto adrenalina, sa usare pure il destro. Capisci che è un futuro campione dal fatto che lui il gioco lo decide con i movimenti, sul campo e del corpo, prima che con le gambe. Ieri non sbaglia nulla, il secondo gol lo inventa lui, con un balletto ancora migliore di quello di Udine (ma sull'altro versante del campo!) e un tiro velenoso che incoccia su Marquinhos e dà a Dries il pallone dell'1-2. Parla col pallone e ha un coraggio, di testa e di piede, a cui non siamo abituati in quella parte del campo. Le linee di passaggio le copre, le vede e a volte le inventa. Ti fa godere per quello che fa ma anche per quello che promette di fare in futuro. 
    Ruiz Costa.

    Insigne 8,5: Ormai segna in ogni modo, se continua così la sua terza carriera sarà simile a quella di Francesco Totti. In Champions, a proposito di chi lo accusa di sparire nelle partite importanti, è l'italiano in attività che ha segnato di più. Otto gol, di cui sei decisivi. Lorenzo ha tutto, ora: fiducia, tecnica sopraffina ed eclettica, corsa, palle quadrate, attaccamento alla maglia e stoicismo (ha giocato metà della sua partita con difficoltà respiratorie). Se soffriamo nel secondo tempo è perché lui è costretto ad arrendersi. Non ci stanchiamo di vedere quel gol che unisce Baggio e Totti, ma sapete cosa ci provoca un orgasmo? Quando torna sulla sua trequarti a dialogare nello stretto con i difensori, per far salire la squadra.
    La 10 ti tocca.

    Mertens 7,5: Dries è tornato, e ora sono cazzi vostri. Sgomita, prende la solita traversa (fate tornare al belga un po' di fortuna e ridiamo forte) su inserimento da urlo, il secondo gol lo fa di furbizia (sbilancia il diretto avversario con una spinta di cui l'altro neanche si accorge) e tecnica (l'esterno con cui la mette a fil di palo è da insegnare nelle scuole calcio). Anche l'ammonizione è da urlo: lui, sempre ossessionato dalle magie, capisce che Neymar è in difficoltà fisica. E spende il giallo mirando alla gamba offesa, alla Samuel ai tempi della Roma scudettata, alla juventina. Per far capire che non si scherza.
    Da Lovanio con furore.

    Cavani 9: commovente. Sbaglia quello che può, a volte sembra chiamare la linea difensiva azzurra, al secondo minuto entra sulla caviglia di Neymar come neanche Aronica saprebbe fare. Nell'unica azione in cui si libera, finisce in fuorigioco e poi per sicurezza la sbaglia, che lui lo sa che al Napoli in Europa non fischiano neanche gli off-side di un metro. Edinson, torna, stai soffrendo troppo.
    L'uomo in più.

    Ancelotti 10: ci ha fatto diventare grandi. Tatticamente perfetto, non sbaglia formazione, fa credere a Mario Rui di poter essere all'altezza di Mbappé. Unisce il meglio di Sarri al meglio di Lippi, riesce a valorizzare tutti i giocatori regalando spettacolo ed efficacia. Con un bomber da 30 gol (Icardi, per dire) - o anche solo col pupillo Di Maria - potrebbe arrivare dove neanche immaginiamo. Non ho più parole per descrivere la sua grandezza. Se non una: grazie. Comunque andrà.
    Carlo Magno.

     





     

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