Quei maledetti cinque minuti del Napoli

I gol di Zaza e Nainggolan rischiano di frenare una crescita che è sotto gli occhi di tutti
  • di Dario Bevilacqua

     

    Quest'anno il Napoli è la squadra che ha giocato il miglior calcio in Italia.
    E questo è un fatto.
    Tutte le partite che ha vinto, il Napoli le ha vinte con merito. Mai una volta ha ottenuto un successo grazie alla fortuna, agli errori arbitrali o per regali degli avversari. Ha il miglior attacco della serie A e una delle migliori difese. Gioca corto, di prima e in velocità.
    Eppure.
    Eppure ora rischia di arrivare terza.
    Dietro a una Juve, sicuramente eccezionale, ma a tratti più cinica che bella. E, forse (speriamo di no), dietro a una Roma che, seppur con tanta qualità tra i suoi interpreti, ha disputato una stagione anonima, ottenendo molti più punti di quelli che meritava, con vittorie rocambolesche e pareggi ottenuti all'ultimo secondo.
    Come è potuto succedere tutto questo?
    Sono bastati 5 minuti. Più eventuale recupero.
    Gli ultimi 3 di Juventus-Napoli e gli ultimi 2 di Roma-Napoli. Nel primo caso il Napoli ha perso l'occasione di tenere la Juventus 2 punti sotto, stoppandone la rimonta, o forse rimandandola soltanto, ma chi può dirlo? Nel secondo caso ha invece buttato al macero la possibilità di archiviare la lotta per il secondo posto con 3 giornate di anticipo, salvando ancora una volta una Roma sulle gambe e senza idee.
    Ma c'è una lezione, per il futuro. Anzi, ce ne sono tre. Se il Napoli saprà crescere, superando alcuni limiti, potrà diventare grande. Grande davvero. Perché al momento è una squadra bella e intrigante, ma a cui manca la sicurezza dei grandi. Le manca un ultimo, triplice, salto per dire veramente la sua nella lotta scudetto.

    Primo limite. Il mestiere.
    In quei finali terribili e sofferti, visti anche in altre partite (come l'andata contro l'Inter), il Napoli sembra una squadra di dilettanti, di giovani vogliosi che si affacciano per la prima volta in serie A. Eppure ha dei campioni d'Europa e del mondo e molti nazionali. Ma i limiti ci sono tutti: nessuno che tenga palla vicino alla bandierina, nessuno che rallenti i ritmi, nessuno che commetta falli tattici (e cattivi) per tenere lontani gli avversari dalla propria area di rigore per pochi minuti, cruciali. In questi frangenti, ma anche in altri, il Napoli è manchevole: mancano l'astuzia, la capacità di giocare sporco, di usare il mestiere, di lottare disperatamente spremendo ogni goccia di energia rimasta.
    In questo il Napoli deve crescere e cominciare a vincere anche le partite che non merita, di conservare un 1-0, di difendere uno 0-0 fuori casa in uno scontro diretto.

    Secondo limite. Le varianti per sorprendere.
    Il Napoli comincia a essere prevedibile e ad avere pochi schemi d'attacco per sorprendere gli avversari, specialmente quelli molto chiusi. Un centrocampista di quantità che faccia un tiro come quello di Nainggolan contro i partenopei il Napoli non ce l'ha. Non ha un cecchino su punizione, come Pjanic o come Pirlo. Gli angoli non vengono mai sfruttati e persino in attacco il potenziale offensivo è praticamente limitato a Higuain e Insigne. Occorre studiare delle soluzioni che prevedano altre bocche da fuoco. Servono terzini che crossino e che sappiano tirare, serve un regista con il tiro da fuori e un'ala d'attacco che faccia le due fasi senza perdere lucidità sotto porta. Per fare questo occorre intervenire sul mercato, offrendo ricambi per i titolarissimi: un centravanti molto fisico da mettere nei finali, un'alternativa importante (alla Candreva) per Callejon, un titolare come laterale di sinistra, con Ghoulam a fargli da riserva. E poi bisogna trovare il modo di liberare al tiro Hamsik - ma anche Jorginho - con maggiore frequenza. E allenarsi sugli angoli. Fino all'esaurimento.

    Terzo limite. Il coraggio di crederci.

    Si tratta del limite più difficile da superare. Il Napoli non deve avere paura del primo posto. Non deve avere paura delle grandi altezze. Nè può farsi condizionare dal fatto di giocare prima o dopo la squadra rivale. Il Napoli deve essere sicuro di sé, come la Juve, o anche un po' presuntuoso, come la Roma. Anche abbandonando la scaramanzia e i dubbi che lo tormentano. Deve sentirsi grande, prima ancora di esserlo.


    Come si ottengono questi obiettivi? Come si superano i limiti indicati? Devono farlo la società e Sarri. Intervenendo sul mercato e lavorando in ritiro con i giocatori. Ma tutto - TUTTO - passa da queste ultime tre partite rimaste. Se il Napoli riuscirà a garantirsi l'accesso diretto alla Champions, lasciando alla Roma l'amaro compito di fare i conti della serva fino a fine agosto per rimediare dei giocatori validi e rendendole quindi molto difficile il cammino per il prossimo campionato.
    In caso contrario niente sarà perduto, ma tutto sarà molto più complicato.

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