Intervista a Sandro Ruotolo: "Deluso da Totti"

"Basta con l'indifferenza nel mondo del calcio!". A tu per tu con il giornalista di "Servizio pubblico". Grande tifoso azzurro e cronista di razza ci dice la sua sui fatti di Roma.
  • di Francesco Albanese

    Siamo arrivati a un punto di non ritorno?

    Lo definirei un momento di riflessione. Durante Roma-Juventus più che gli striscioni pro De Santis mi ha colpito il silenzio del resto dello stadio. Per esempio mi sarei aspettato un segnale diverso da Francesco Totti, magari un saluto alla famiglia di Ciro Esposito. Il tifoso non ultrà mi sembra che faccia come se la questione non lo riguardasse (tranne rare eccezioni). Accade un po' quello che avviene al sud o anche al nord dove la classe dirigente non corrotta dice: “la mafia non m'interessa”. Ripeto mi aspettavo che il resto dell'Olimpico prendesse le distanze, in quest'indifferenza risiede la malattia del calcio.

    E ora quali misure adottare?

    Certamente bisogna prendere dei provvedimenti così come occorre responsabilizzare le società, ma non è soltanto una questione di ordine pubblico. Più di tutto però serve una crescita culturale. Il ruolo di calciatori, presidenti e opinion leader è fondamentale. Possono diventare dei personaggi decisivi, ma se si girano dall'altra parte è tutto inutile.

    In tutta questa storia che ruolo ha giocato Genny 'a carogna?

    Quello è un facile bersaglio, un capro espiatorio. Quel sabato c'è stata una grande defaillance da parte delle forze dell'ordine. Ho intervistato uno dei ragazzi napoletani coinvolti negli scontri e mi ha detto che mai si sarebbe atteso un'aggressione dentro la città. Ci voleva un presidio a Tor di Quinto, i filmati ci hanno rivelato come siano stati lasciati indifesi pullman di tifosi pieni di famiglie. Ciro Esposito è un ragazzo con due passioni: la ragazza ed il Napoli e ora si trova a lottare per la vita! Su Genny poi dobbiamo chiarirci. Un pregiudicato può andare allo stadio oppure no? Naturalmente bisogna anche distinguere tra i diversi tipi di reato. Mi occupo di clan camorristici dal 1981 e posso tranquillamente affermare che oggi il clan Misso, un tempo potente, è estinto. Tra i miei colleghi c'è troppo pressapochismo. A me l'idea di avere un capo ultrà non appartiene, ma bisogna verificare se vengono commessi dei reati, non si può generalizzare. Quella che dobbiamo combattere è una battaglia di civiltà e legalità perché tifosi e forze dell'ordine non possono rischiare la vita per una partita di calcio.

    Come giudichi la cronaca della Rai di quei momenti così concitati della finale di coppa Italia?

    Sono momenti particolari in cui il tono concitato non va bene. Già c'era un'enorme confusione e allora perché continuare a ripetere ossessivamente: “c'è un codice rosso, c'è un codice rosso!”? Anche lo stadio andava informato nella sua interezza, credo che avrebbero dovuto spingere Hamsik a rivolgersi a tutti e non solo alla curva.

    Da napoletano che vive a Roma è cambiato il clima intorno alla tua persona?

    Devo dire che non mi guardano in maniera diversa. Ora quello che conta è accertare i fatti. C'è stato un attacco premeditato, ma quelli non sono tifosi, sono folli dai quali chi ama la Roma dovrebbe prendere le distanze.  

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