Napoli: un’eliminazione che sarà l’inizio di un grande ciclo

Possiamo scommetterci: nella notte contro l’Arsenal pubblico, squadra e società sono diventati una cosa sola, e hanno gettato le basi perché questa rabbia ci spinga verso un futuro da protagonisti
  • di Boris Sollazzo

    Esulto. Perché lo juventino o il romanista che mi tendono vigliaccamente un agguato sui social sono invidiosi. Sì, non scherzo. Non è da tutti uscire trionfanti da un’eliminazione. L’epica è dei grandi e loro non sanno cosa voglia dire una serata come quella di oggi, così piena d’amore.
    Siamo usciti per un gol, con 12 punti, come mai nessuno prima d’ora. Battendo due squadre che finiranno (almeno) in semifinale.
    Esulto, perché il 4-2-3-1 tanto criticato è un modulo perfetto quando i suoi interpreti giocano con ogni goccia della loro tecnica, della loro concentrazione, del loro agonismo. Esulto perché Gonzalo Higuain piange asciugandosi le lacrime con quella maglia che ama, ricambiato. Asciuga quel pianto, campione, saremo grandi, grandissimi insieme. Esulto perché oggi nessuno è mancato all’appello, perché più del cuore - talento spesso fugace ed estemporaneo - oggi ha potuto la consapevolezza, l’insegnamento del maestro Benitez, la voglia di essere una grande squadra nonostante tutto e tutti.
    Gli 11 punti della qualificazione mazzarriana di due anni fa non mi hanno reso felice quanto i 12 eroici di questo progetto meraviglioso.
    Esulto perché il primo a consolare il Pipita è stato Lorenzo Insigne. Alla faccia di chi semina zizzania sostenendo che i due non si vedano, non si capiscano, non si amino.
    Esulto perché oggi non vorrei essere milanista e passare con 7 punti, né tenere per lo Zenit San Pietroburgo che va agli ottavi con la metà dei nostri punti. Sono ciuccio e non zebra e valgo il doppio, sì, anche in classifica.
    Esulto perché da oggi tutto è possibile, tutto. E quando le cose andranno male o meno bene, noi tifosi e loro giocatori dovremo recuperare questi 93 minuti indimenticabili, riguardarceli e non perdere mai la fiducia.
    Esulto perché noi siamo lo sport, quello pulito: quella sporca dozzina di punti che han portato a casa gli altri non sono come i nostri. Limpidi, meritatissimi, gloriosi.
    Esulto per chi ci ha creduto ed era allo stadio e non usciva, perché non conta il risultato quando si fa la Storia. E a volte le sconfitte sono così gloriose che i vincitori vorrebbero essere al posto tuo.
    Esulto perché forse neanche ai tempi di Diego, neanche in quel famoso Napoli-Real Madrid, io sono stato così orgoglioso dei miei colori, della mia maglia, dei miei ragazzi. Lì c’era Dio in campo e dieci discepoli. Oggi no, c’erano undici pari e una solida struttura fatta di sudore, intelligenza e metodo.
    Esulto perché Aurelio De Laurentiis non ha parlato quando le cornacchie starnazzavano giudizi incompetenti e improbabili, ma ha parlato di progetto prima della partita, di “otto anni con Rafa”, e alla fine ha detto “abbiamo vinto”. E poi ha pensato al futuro: no, non solo agli acquisti di gennaio, al futuro quello vero.
    Perché alla fine di tutto, sono pronto a scommetterci, questa eliminazione sarà l’inizio di un grande ciclo.
    E per questo domenica sera riempiamo il nostro San Paolo. Perché quei dodici leoni saranno esausti, forse anche avviliti per una delusione che non meritavano. Perché rabbia, lacrime e voglia di rivalsa potrebbero appannarli.
    Dobbiamo essere là, al di là del risultato, perché avevamo bisogno di un segnale forte e ci è stato dato, tonante, e perché questo Napoli-Arsenal 2-0 lo ricorderemo fra poco come il giorno in cui capimmo d’essere diventati protagonisti.
    Ci vorranno giorni, settimane, mesi o anni? Non conta. Il processo di crescita è iniziato ed è irreversibile.
    Torneremo presto, vincitori piccoli piccoli che sorridete oggi, e non ce ne sarà per nessuno.
    A meno che non saremo noi a rompere il giocattolo, con la nostra impazienza, la nostra miopia, la nostra sfiducia.
    Ecco perché tocca a noi. Tutti. Oggi pubblico, squadra e società sono diventati davvero una cosa sola. Attorno al gol capolavoro di Higuain e poi alla sua disperazione. Ripartiamo da lui, da quel “possiamo vincere tutto”. Suona la carica Pipita, noi non molleremo neanche un centimetro, fianco a fianco riprendiamoci tutto. Con gli interessi.

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