Perché non riesco più a essere ottimista sul Napoli

Da qualche settimana Benitez parla di fatturati e accusa i suoi big di scarso impegno, ma la verità è un'altra. O forse sono molte altre…
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    di Domenico Zaccaria

    Abbiamo sempre criticato Mazzarri per le famose scuse accampate al termine di pareggi o sconfitte deludenti. Abbiamo invece amato la signorilità con la quale Rafa Benitez analizzava le battute a vuoto del Napoli, perché ci sembravano analisi lucide e volte alla crescita della squadra e della società. Ma da un po’ di tempo a questa parte la musica è cambiata: complici i risultati deludenti, l’allenatore spagnolo ha cambiato registro. E questo è un cattivo segnale. Per il presente, ma soprattutto in vista del futuro.

    Vuoto di memoria

    “La squadra perde la memoria”. Parola di Benitez all’indomani del deludente pareggio, l’ennesimo, in casa contro la piccola di turno che il Napoli riesce puntualmente a rendere grande. Non ci ha spiegato però, l’allenatore spagnolo, chi dovrebbe evitare che tutto ciò accada. Forse perché è proprio lui. In questo anno e mezzo è la prima volta che Benitez prende le distanze in modo così netto dai suoi.

    Colpa dei big?

    Allo stesso modo mettere sul banco degli imputati i big che non girano a dovere sembra una dimostrazione di debolezza, più che il tentativo di spronarli a fare meglio. Se Higuain, Hamsik e Callejon vivono un periodo di appannamento è proprio il gioco della squadra che dovrebbe sopperire alle loro carenze; e visto il livello del campionato italiano ciò dovrebbe bastare e avanzare per avere la meglio dell’Empoli, del Cagliari e del Chievo. Chi, se non l’allenatore, deve dare un gioco ai suoi e garantire delle varianti tattiche a fronte di infortuni o cali di forma degli interpreti? Se quei tre girano a mille non è poi così difficile superare le antagoniste del campionato italiano, Juventus e Roma a parte.

    I fatturati

    C’è poi la questione dei fatturati che da un paio di settimane caratterizza ogni conferenza stampa dell’allenatore spagnolo. Il 9 dicembre il Napoli si trova fuori dalla Champions League; fuori dalla lotta per lo scudetto e per il secondo posto; e, al momento, persino fuori dal terzo posto. Ma davanti agli azzurri ci sono il Genoa e la Sampdoria. E allora come la mettiamo? Possibile che un bilancio simile si possa spiegare solo con la questione dei fatturati? In campo ci vanno i giocatori o le banconote? E una squadra dal tasso tecnico del Napoli può permettersi di avere davanti le due genovesi?

    La verità

    E allora forse la verità è un’altra. La verità è che questa squadra, da più di un anno, perde punti e subisce gol sempre alla stessa maniera, senza che Benitez riesca a spiegarsi, e a spiegarci, il perché. La verità è che gioca sempre alla stessa maniera e che ogni allenatore italiano ha ormai trovato le contromisure: quindi o qualcuno dei big si inventa qualcosa, o è notte fonda. La verità è che il calcio spettacolare predicato dall’allenatore spagnolo si vede una volta ogni 5-6 partite: nelle 21 gare stagionali il Napoli ha giocato 4 grandi match, peraltro consecutivi: contro Verona, Atalanta, Roma e Fiorentina; per il resto è stato (quasi) sempre un pianto. La verità è che finché non proverà Hamsik in un altro ruolo, non potrà sostenere di non essere il responsabile dell’involuzione dell’ (ex) migliore giocatore della nostra rosa. Ecco perché non riesco più ad essere ottimista quando penso al Napoli: non vedo alcun segnale di svolta. Si naviga a vista, in vista di non si sa cosa. Aspettando che la tempesta passi, ma senza capire che la tempesta mica viene da lontano, bensì è tutta interna.

     

     

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