Riaprono la curva della Juve, chiudono il settore ospiti: sul nostro calcio forse ha ragione Benitez

Solite decisioni da repubblica delle banane, dal derby romano posticipato al divieto di trasferta per i tifosi azzurri: sarà salva la festa scudetto, non la credibilità del sistema. E su quel “calcio italiano di m…” è difficile dar torto a Rafa
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    di Francesco Bruno

    Lo scorso week end ho deciso di immergermi nelle emozioni che la Premier League sa regalare. Ho voluto assistere, quasi con approccio sociologico, allo spettacolo dell’addio di Gerrard alla sua tifoseria, ad Anfield Road. Ho visto poi Van Gaal uscire tra gli applausi dell’Old Trafford dopo la fallimentare stagione del Manchester United. Ho sognato insomma di vivere, anche se dal divano di casa e solo per un pomeriggio, le sensazioni che ogni tifoso dovrebbe provare, visto che il calcio è il gioco più bello del mondo. Ma le miserie e le piccolezze del calcio nostrano mi hanno subito riportato alla realtà. Sorvolando sull’insofferenza ormai costante dei tifosi del San Paolo, di cui hanno scritto magistralmente Errico Novi e altri amici di Extranapoli come Alessio Capone, nei giorni in cui sta esplodendo l’ennesimo scandalo sul calcioscommesse la Serie A sembra proprio non riuscire a darsi una parvenza di credibilità e regolarità.

    La vicenda dello spostamento del derby capitolino a lunedì e del diniego dell’istanza di De Laurentiis di far giocare in contemporanea Juventus-Napoli è quella che ci riguarda più da vicino. Onestamente il discorso della contemporaneità tra le partite lascia il tempo che trova, visto che anche giocando domenica pomeriggio, come da calendario originario, Lazio e Roma sarebbero scese in campo conoscendo il risultato del Napoli allo Juventus Stadium. Ma ciò di cui si disputa sono la credibilità e la regolarità di un sistema, ed è francamente assurdo che il presidente di una società chieda di spostare una partita e che a rispondere sia lo stesso presidente.

    Molti commentatori ed anche il presidente del Coni Malagò – che però ha la colpa di non tradurre mai in azioni le sue critiche al sistema – hanno parlato di farsa. Benitez è stato squalificato per aver imprecato all’uscita dal Tardini contro il “calcio italiano di merda”. Ma non si può non essere d’accordo con lui quando, dopo aver chiuso per due giornate la curva dello Juventus Stadium a seguito del lancio della bomba carta nel settore dei tifosi del Toro, questa sanzione viene invece sospesa. E poi quando, per permettere alla Juventus e ai suoi tifosi di festeggiare lo scudetto in uno stadio tutto bianconero, si sta decidendo “per motivi di ordine pubblico” se chiudere il settore ospiti, rendendo per la prima volta lo Juventus Stadium off limits ai tifosi partenopei. E poi si parla di sudditanza della classe arbitrale, quando a essere suddito è tutto il mondo del calcio che permette ai dirigenti bianconeri di continuare a straparlare di trentatrè scudetti vinti, in spregio assoluto di quanto disposto dalla giustizia sportiva.

    D'altra parte, il calcio italiano è quello che considera opportuno che un giocatore come Mauri, nonostante il suo coinvolgimento sempre più evidente nella precedente inchiesta sul calcioscommesse, continui a calcare i campi di Serie A, arrivando a giocare anche la finale di Coppa Italia. A lui fu concesso di giocare un'intera stagione anche se deferito, e poi di scontare a fine campionato una pena ridicola. Il calcio italiano è poi quello che non ha trovato di meglio che eleggere come presidente federale Tavecchio che, oltre alle gravi affermazioni sui giocatori di colore, incappò ai tempi della Lega Nazionale Dilettanti in varie magagne penali, perdonategli a suo tempo cambiando le regole federali. Il calcio italiano è, infine, quello che ha permesso al Parma di tirare a campare per anni stracarico di debiti, e che ora, dopo averlo tenuto artificialmente in vita, spera anche di salvarlo.

    Insomma, chi più ne ha più ne metta. Si potrebbe continuare ad elencare i peccati del nostro calcio, ma mi fermo per non annoiare troppo. Altro che frase detta in un momento concitato al termine di una partita pareggiata in modo deludente. Benitez aveva ragione: “Il calcio italiano è una merda”. E alzi la mano chi non la pensa come lui.

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