Quel furbetto di Conte

Una mossa lungimirante, quella di dire addio alla Juventus, che priva gli avversari di una rivincita sul campo
  • di Francesco Albanese

    Conte lo volevo battere sul campo. Questa fuga estiva mi addolora da rivale. Dopo tre anni di insolenze e “guapperie” varie, mi sarebbe proprio piaciuto restituirgli la pariglia a suon di paliatoni calcistici. Evidentemente il buon Antonio che tutto è tranne che scemo ha fiutato l’aria e ha detto stop come il Big Ben del grande Enzo Tortora. Una finale gliel’abbiamo strappata, un’altra ce l’hanno scippata a Pechino, ma volevo di più. Ora si dirà che la Juve non gli garantiva successi europei, ma anche in Italia la musica sta per cambiare. Con Vidal e Pogba sull’uscio, una Roma che emerge e un Napoli già quadrato (senza menzionare le altre squadre pure in crescita), il quarto scudetto sarà impresa non proprio agevole. In fin dei conti questa Juve è pur sempre la spina dorsale di una nazionale a dir poco mediocre. Conte ha visto lungo e a noi non resta che sperare in una lontana rivincita.

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