L'arduo problema della riconferma

Un anno fa ai pretoriani di Benitez riusciva tutto, o quasi
  • Di Antonio Moschella

    Settembre 2013 era il tempo delle mele: il nuovo Napoli dall’accento spagnolo aveva nei neo-azzurri Reina, Albiol, Callejón, Higuaín, e, ovvviamente, Benitez, quella potentissima spinta che permise di partire in quarta, affondando in poche settimane Bologna e Chievo prima di inanellare la settimana perfetta sconfiggendo il Milan a San Siro e il Borussia in casa. Adesso, che l’aria si è fatta più pesante e la piazza maggiormente esigente, ecco che viene a mancare proprio l’apporto dei più incisivi della stagione passata.

    Con Reina a chiacchierare in panchina con Guardiola a Monaco si è persa sicurezza e solidità in difesa, molto carisima e, last but not least, la sua capacità di rigiocare immediatamente il pallone, sia con i piedi sia con le mani. Ma Pepe ormai non gioca più, direbbero in molti, eppure coloro che sono rimasti in azzurro hanno fatto appena da comparsa in questi due primi incontri di campionato.

    In primis c’è da evidenziare l’involuzione di Callejón, che in estate si era beccato con Benitez e da un po’ di tempo a questa parte sembra apatico, forse per il mancato trasferimento all’Atletico Madrid. L’ala di Motril, 365 giorni fa, aveva timbrato il cartellino 2 volte in 180’, andando a segno sia contro il Bologna sia contro il Chievo, oltre a palesare un eccellente stato di forma e una propositività incoraggiante. Quest’anno, a parte il gol contro il Genoa, il suo rendimento è calato e lo dimostra il fatto che sia stato sostituito in entrambi gli incontri disputati, arrivando a disputare 141 minuti su 180 disponibile. L’errore contro l’Athletic Bilbao, che avrebbe potuto cambiare l’andamento dell’eliminatoria, è stata un’avvisaglia preoccupante di questa involuzione.

    Raúl Albiol è, per ovvi motivi, insostituibile: leader della difesa, durante la stagione scorsa è stato il più utilizzato da Benitez per partite giocate e raramente si rendeva protagonista di sbavature come quella di oggi nella quale ha lasciato un buco al centro della difesa in occasione del gol di Maxi López. In principio c’era stato l’erroraccio su Aduriz in quel di Bilbao, che aveva messo la parola fine al sogno Champions. Un altro segnale negativo.

    Poi c’è lui: Gonzalo Higuaín. Lui nel preliminare era stato tra i migliori, sgomitando da solo tra i leoni baschi e trovando gli unici guizzi positivi insieme a Mertens. Oggi, però, è stato l’ombra di sé stesso. Il rigore sbagliato è stato l’equatore di un incontro che si sarebbe messo benissimo per la squadra: da lì in poi gli azzurri si sono intimiditi e anche lui è stato poco lucido. E se neanche l’ingresso di Zapata, con il suo spostamento a seconda punta - playmaker avanto, ha sortito effetti, c’è da preoccuparsi.

    L’Europa League può essere l’occasione giusta per una pronta ripresa. Benitez è uomo di coppe e vincere contro lo Sparta Praga in maniera decisa alzerebbe il morale della squadra e della piazza, ingannato dal gol in extremis di De Guzman a Genova. Ma per rialzare la testa i pretoriani di Rafa devono rispondere presente, proprio come un anno fa.

    Condividi questo post