La playnapolist (amara) di Roma-Napoli

Joy Division, Battiato, Judy Garland anche così si spiega la partita dell'Olimpico
  • di Raffaele Calvanese

    Non è facile ponderare i pensieri dopo una sconfitta maturata all’ultimo minuto in uno scontro diretto. Il Napoli è stato il solito Napoli, bello da vedere, il gioco non è mancato, ma purtroppo non sono mancati nemmeno i difetti. L’eccessiva fiducia in noi stessi ci ha fatto credere di avere in pugno un comodo pareggio, e proprio quando la mente era già altrove è arrivata la sveglia giallorossa a riportarci coi piedi per terra. A dirci che dobbiamo ancora correre, ancora sudare, ancora sudarcela questa Champions. 

    Appino - La Festa della Liberazione

    Piazzare una partita così importante in una giornata così importante è davvero uno schiaffo alla storia di questo paese. Usare il 25 Aprile come una Pasquetta qualunque, in funzione del Dio del calcio spezzatino. Tant’è che noi la partita l’abbiamo giocata e molti l’hanno pure guardata, peccato che sia stata piacevole per 89 minuti. Ma per questo dobbiamo solo rimproverare noi stessi.

    Franco Battiato - Prospettiva Nevsky 

    Il mio maestro m’insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire

    Non so perchè ma dopo il gol di Naingolan m’è venuta in mente questa strofa di questa bellissima canzone, che poi racchiude anche l’essenza dell’amore e del tifo per una squadra al di là del risultato.

    Judy Garland - Somewhere over the rainbow

    Esiste un posto dove non si soffre per la propria squadra del cuore. Esiste un posto dove il sole splende dopo i giorni di pioggia, quel posto non era Roma oggi, non era di certo Roma per noi oggi, quel momento non era quest’anno, non era questo campionato per noi. Un po’ di sconforto è lecito e si sente tutto nelle gambe come acido lattico alla fine di uno scontro che doveva essere (per noi) decisivo in positivo e che ci ha beffato in negativo.

    Joy Division - She Lost Control

    Quando gli indizi si moltiplicano cominciano ad assumere le sembianze di prove. Contro la Juventus parlammo di prova coraggiosa, anche se poi Zaza ci colpì facendo cadere le nostre speranze di galoppata verso il primato in classifica. Contro la Roma il copione si è ripetuto ed è stata forse anche più cocente la delusione. I giallorossi erano una squadra alla nostra portata eppure anche all’Olimpico abbiamo commesso il fatale errore di sentirci in controllo, di non provare a far male prima che gli altri lo facessero a noi. La squadra ha creduto di avere il controllo, e proprio quando questa consapevolezza si faceva strada nelle teste dei calciatori ecco che è arrivata la Roma a riportarci coi piedi per terra. La ultime tre giornate saranno per noi, come al solito, uno dentro o fuori, ma gli unici responsabili di questa situazione siamo noi. Lo diciamo dalla prima giornata: il peggiore avversario del Napoli è il Napoli stesso.

    Credence Clearwater Revival - Someday never comes

    La crescita di una squadra passa attraverso determinate sconfitte. La crescita passa per il rimarginarsi delle ferite. A noi è successo quest’anno dopo le cocenti delusioni della scorsa stagione, e la crescita è stata importante, ma forse non completa, perché proprio nei momenti in cui si richiedeva maturità a questa squadra ecco che si è lasciato ai nostri avversari la possibilità di colpirci, proprio quando pensavamo di avere il controllo. Successe a Torino, ed è successo oggi con la Roma. A questi giocatori non si può rimproverare (quasi) nulla, ma certe prove di maturità sembrano non arrivare mai a compimento. Questa è forse la ferita che non riusciamo mai a rimarginare perché continuamente aperta.

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