Extravascio, Don Ciro e Torino-Napoli

"Però aggio sempe ditto ca ‘stu juoco mi ha fatto pariare ‘o veramente e tutti i complimenti arrivati dal mondo calcistico sono sinceri e meritati!"
  • di Manfredi "Freddy" Aadams

    Proprio nel giorno della festa della mamma il Napoli ha dovuto giocare la mamma di tutte le partite: l’intera stagione del Napoli calcio passava da Torino, crocevia antico delle sofferenze del popolo meridionale. Per chi ha avuto la (S)fortuna di apprendere la genesi della questione meridionale, cominciata proprio con l’incursione dell’esercito piemontese nei nostri amati territori annettendoli ad un Regno ostile con Capitale a Torino, la partita che avrebbe sancito gloria maxima o dolori ancora devastanti per il po polo napoletano, passava ancora per la capitale sabauda. Nun ve dico ‘e turmiente di tutta la semmana. Uno spànteco. Con la Roma che vince sempre e che insegue a soli due punti, pensare di tornare da Torino senza una vittoria significava vanificare, jettare dint’ ‘o peggio scòlo, tutto chello ca ‘e bello e positivo avimmo fatto per tutto l’anno calcistico. È vero ca simmo partuti senza i favori del pronostico, è vero ca la filosofia di gioco impartita da Sarri Potter era ‘na cosa nova e mai vista ‘o lato ‘e Napule, ma ascì ‘a Torino senza ‘e tre punti e farsi superare dalla Roma proprio alla fine del campionato nunn’era giusto. Chesto avimmo penzato dint’’o Vascio pe’ tutta ‘a semmana: chi se faceva ‘e cunte, chi diceva ca ‘na squadra forte nunn’adda penza a nisciuno e adda vencere pe’ fforza, chi s’allamentàva ‘e ll’arbitre, chi spanneva sale contr’ ‘o maluocchio, chi teneva paura, chi era sicuro dei nostri… io? Moderatamente preoccupato, visto il braccino corto delle ultime trasferte, dovuto ai gol presi in zona Cesarini da quella llà e dalla Roma. Nella mente frullano ‘sti ccose e un po’ si è notato appena ‘o Napule calava di intensità. Però aggio sempe ditto ca ‘stu juoco mi ha fatto pariare ‘o veramente e tutti i complimenti arrivati dal mondo calcistico sono sinceri e meritati! Se i numeri contano quacche ccosa (record di punti, miglior squadra nei tiri a porta, nel possesso palla, nei tiri subiti, giocatori con passaggi ed assist riusciti) è giusto arrivare come “primi degli onesti”, proprio pecché, e s’è visto pure ajere ssera, nisciuno nce regala niente! Per vedere i nostri avversari puniti con un calcio di punizione o con un’ammonizione si deve aspettare che minimo ti staccano ‘na coscia. M’è piaciuto pure la preparazione alla partita contro il Torino! Il profilo basso del nostro allenatore non era una mancanza di personalità. Egli, da scafato governatore di personalità, ha invece allentato la gigantesca pressione sulla squadra che, negli ultimi due mesi, non ha saputo gestire la bellezza del suo calcio ed ha sempre subìto alle prime avvisaglie di un offuscamento di attenzione. Forse la carica in più (ma giusto pe’ nce fa ‘na resata) è stata proprio la Roma a darcela. Comme pecché? Nunn’avite sentuto le dichiarazioni degli individui più singolari tra i romanisti? Che soddisfazione tenerli llà dereto dopo che, alla fine della loro partita vinta contro i Chievici, Nanogolan e Rutt’nterr avevano augurato al Napoli di perdere a Torino! E invece no! Ahahah “Ridiamoci sopra un po” diceva Pinotto nuosto. Li cunti se fanno a finale. E la risposta c’è stata: che spettacolo è stato vedere il nostro Marek comandare la partita per un’ora buona? Due assist stupendi, il classico Capitano che prende la squadra per mano e la porta al successo. Higuain devastante ogni volta che ha toccato palla. Ci sono giocatori che amano questa maglia alla follia, è stata questa la fortuna dello spogliatoio, ragazzi uniti e che si sono cuciti addosso la maglia. E il nostro condottiero che dopo mille panchine si affaccia alla Champions? Tutto questo però ha anche un altro merito, quindi un grosso, immenso applauso anche ai tifosi che hanno saputo sostenere questa squadra e questa città. Il segreto, comme dice sempe Don Salvatore (il nostro vecchio e saggio prufessore), è se ti identifichi (parola chiave=identità) con un territorio, con un popolo: vai avanti fiero e consapevole di rappresentare una comunità. Allora, manca una partita. L’ultima. La giocheremo in casa contro il Frosinone. Attenzione ai cali di concentrazione e soprattutto pensare di averla già vinta. Andiamo tutti allo stadio sabato prossimo e accompagniamo gli azzurri là dove meritano! Vado anch’io allo stadio, mi piacerebbe vedere una marea azzurra e tanti cori per una notte indimenticabile, da custodire gelosamente tra le cose più belle che mi legano alla mia squadra del cuore, alla mia unica fede!

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