E Rafa tornò più sereno di prima: tecniche per una piazza infuocata

«Le finali sono le ultime dieci», tranquillizza il mister: quante differenze con l’ansiogeno Mazzarri
  • Foto: eurosport.yahoo.com

    di Francesco Bruno

    Alla vigilia del match interno contro il Livorno Rafa Benitez si presenta in conferenza stampa esibendo la sua solita tranquillità. Alla puntualissima domanda sul dopo Arsenal e sugli eventuali strascichi psicologici nel gruppo azzurro il tecnico spagnolo risponde: «Come si affronta il Livorno dopo la sconfitta di martedì? Come sempre, sin prisa sin pausa, con la solita mentalità. Sappiamo cosa abbiamo sbagliato a Londra, quella con il Livorno sarà una gara diversa, ma varrà sempre tre punti. Le finali saranno solo le ultime dieci partite». Gli sono bastati due mesi e mezzo di lavoro per capire benissimo che in una piazza come quella partenopea, facilissima a passare dalla esaltazione totale al più cupo pessimismo, la coerenza nel predicare i valori della tranquillità e della fiducia nel costante lavoro quotidiano sono fondamentali.

    Il suo credo calcistico positivo, fatto di studio rigoroso dei fatti e degli avversari, fa capolino quando spinge tutti a un’analisi ottimistica del momento attuale del Napoli. Se si pensa che «Arsenal e Dortmund sono primi nei loro campionati», e che abbiamo raccolto tre punti giocando contro di loro, allora si può affermare che «non siamo messi male, abbiamo tre punti nel girone, dopo il sorteggio pensare di avere tre punti dopo due partite non sarebbe stato male».

    Come sempre Benitez è attento alla gestione psicologica del gruppo che guida. Non si lascia trascinare nelle considerazioni sui singoli, «Britos, Uvini, Fede e Paolo sono tutti forti e disponibili», «Pandev o Zapata? C’e’ anche Callejon», «Mertens si allena benissimo, è possibile che giochi dal primo minuto». La chiave è sempre la forza dell’intera rosa, l’essere coerenti alla filosofia di gioco piuttosto che le valutazioni sui calciatori.

    Un’ultima battuta Benitez la concede sul possibile rinvio del match con la Roma dopo la sosta. Sì, va bene la rivoluzione del sorriso, il sin prisa sin pausa, la fiducia e la serenità, ma don Rafe’ sa benissimo che a Napoli nisciun’ è fesso: «Vogliamo giocare questa partita il 19 come da calendario, non siamo colpevoli della situazione. Cambiamo l’ora, ma se si cambia data sarebbe un problema per noi».

    Da grande comunicatore qual è il nostro Rafa è ben consapevole che una buona gestione del continuo rapporto con la stampa rappresenta uno dei tasselli più importanti del mosaico della sua rivoluzione culturale. Anche in questo l’era di Mazzarri, con il suo approccio ansiogeno e sempre in lotta contro tutti, appare sempre più lontana.

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