Cesena Napoli vista da Busto Arsizio

Il nostro musicista dice la sua sull'inno. Poi ci racconta il presepe azzurro che brilla all'Epifania: la stella cometa Gonzalo, gli asinelli Albiol e Henrique, Rafael Gesù Bambino, il Re Maggio e pure il Marekangelo
  • giornalettismo

    di Alessio Capone

    La premessa è d'obbligo.
    Non sono d'accordo (forse per la prima volta) con quanto espresso da Mariniello in questo stesso sito: Napul'è deve essere l'inno del Napoli, o deve comunque essere trasmessa sempre prima delle partite, anche e soprattutto perché è una canzone di denuncia e deve essere ascoltata. Per ricordare cosa deve essere e cosa non deve essere Napoli.

    Inoltre sarebbe un inno perfetto e in sintonia col processo di internazionalizzazione tanto decantato: un inno che parla di Napoli, in napoletano, scritta da un artista che però è andato ben oltre la semplice napoletanità. Oltre il suo essere napoletano.
    Non sono un fan di Pino Daniele, conosco poche canzoni, autentici capolavori che sono patrimonio dell'Italia intera. Non ho conosciuto il "vero" Pino Daniele grazie ad un napoletano, no. L'ho scoperto e rivalutato grazie a Mario Barrilucci, frontman dei Baton Rouge Deltablues Band, una band blues, appunto, attiva da più di dieci anni in Italia e in Europa. Ricordo perfettamente le parole del bluesman lombardo: "Guarda che Pino Daniele è un grande, un pioniere: ha portato il blues in Italia". Ecco perché trovo giusto che la sua città natale adotti una sua canzone come inno, ecco perché non vedo il motivo delle polemiche riguardanti il luogo del suo funerale: Pino Daniele ha dato un contributo fondamentale alla musica italiana, Pino Daniele è patrimonio di tutti e, forse, di chi in Italia suona blues in particolare. Soprattutto è padre di figli che dovrebbero essere liberi di decidere dove salutarlo e dove seppellirlo, senza doversi giustificare.
    Ora testa alla partita, con il lutto al braccio a ricordare.

    Ecco, sono arrivato dai miei con 10 minuti di ritardo.
    Il tempo di vedere la nostra difesa messa come i pastori nel presepe: a cazzo. Il tempo di vedere il nostro portiere messo come il Bambin Gesù nel presepe: accovacciato a terra. A salvare la nostra porta.
    Il tempo di vedere un Gonzalo rabbioso rubare palla regolarmente, per poi essere tradito da Giuda. L'arbitro.

    Cesena a mille e Napoli in difficoltà.
    GOOOOOOOLLLL CALLLLLLEJOOOOONNNNN! È tornato. Gran fraseggio nello stretto al limite dell'area tra Marechiaro e Higuaín.

    Il gol sembra aver domato il Cesena, ora sembrano le pecorelle nel presepe: pascolano.
    La nostra coppia di difensori centrali, invece, continua a sembrare quell'altra coppia, sempre nel presepe: il bue e l'asinello. Anzi no, sembrano entrambi due asinelli. Che brividi.

    GOOOOOOOLLLLLL! HIGUAÍN! HIGUAÍN! HIGUAÍN! HIGUAÍN! HIGUAÍN! Lancio con le mani di Rafael, stop e passaggio sublime di Hamsik per Higuaín che salta il portiere e segna. Ricorda qualcosa. Ma no, non è possibile. Non con quella chiavica di Rafael a far partire le nostre azioni.

    Gonzalo mio, invece, del presepe è la stella cometa che illumina il Marekangelo Gabriele.

    Fine primo tempo. Tutti a bere del Vinsanto.

    Secondo tempo. Si parte.

    C'è Rafael con le braccia in cielo che ancora ringrazia la Madonna per quell'uscita riuscita.
    Nei primi dieci minuti la nostra gestione indegna della palla ci ricorda che non possiamo mai addormentarci, ma dobbiamo vegliare come i pastorelli per tutta la notte. E vegliamo dai.

    GOOOOLLLLLLLL! MARECHIAROOOOOOOOO! La stella cometa Gonzalo ha illuminato il Marekangelo con una palla sublime.

    GOOOOOOOLLLLLL! HIGUAÍN! HIGUAÍN! HIGUAÍN! HIGUAÍN! HIGUAÍN! Che partita di Gonzalo mio!!

    Di Britos ancora non ne ho parlato vero? È che se uno come lui fosse stato sotto la capanna anche Gesù Bambino si sarebbe alzato esclamando: "Va beh che siamo tutti uguali, ma tu no, tu si scèm e basta!" Gol di Brienza.

    Finita dopo quindici minuti trascinati e di sonnolenza.

    Ue ragazzi, ma oggi al mio presepiello, invece di arrivarne tre, ne è arrivato un solo di Re Maggio e ha portato in dono la Supercoppa.
    Mo cerco di capire dove sono finiti gli altri due e che cosa porteranno. Magari uno degli scomparsi è Rotuliga e ci porterà in dono il suo ginocchio.

    In ogni caso:
    Adl Napoli, proprio un Napoli coi baffi.
    La squadra italiana più titolata del 2014. Sì, lo so, era solo la Supercoppa e forse qualche tifoso la schifa pure. Lo so che non era la Champions League, come mi è stato ricordato dagli sfottò di qualche tifoso juventino che ha provato così a somatizzare la sconfitta. Era solo la Supercoppa, è vero, ma a giudicare dalle facce dei loro Bonucci, dei loro Nedved, dei loro Marotta e dei loro Agnelli, per un attimo, mi è sembrata l'Intercontinentale.
    Per questo lo voglio ripetere ancora: la squadra italiana più titolata del 2014.

    E ancora: Adl Napoli, proprio un Napoli coi baffi. E se va bene a me, buon Napoli a tutti.

    Forza Napoli
    Sempre, comunque e dovunque.
     

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