Benitez, la mentalità vincente e il mercato

Cosa c’è dietro lo sfogo di Rafa all’indomani del deludente pareggio di Udine
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    di Domenico Zaccaria

    Lo diciamo da inizio stagione: a questo Napoli manca la mentalità vincente. Non si spiegherebbe, altrimenti, com’è possibile mettere sotto la Juventus, la Roma, il Borussia Dortmund e l’Arsenal e poi perdere più di venti punti in campionato contro le piccole, per di più sempre allo stesso modo: un approccio molle, diverse occasioni sprecate per chiudere le partite e reti subite per clamorosi errori difensivi. Eppure questa estate erano stati comprati giocatori dal Real Madrid, mica dal Bologna: calciatori che la tanto decantata mentalità vincente dovrebbero averla nel Dna. E invece ci ritroviamo a quattro giornate dalla fine del campionato a -22 dalla Juventus e a -14 dalla Roma: un’enormità. In tutti questi mesi Benitez ha giustamente cercato di fare da scudo alla squadra, giustificando il ritardo in classifica con gli impegni europei, il gruppo rinnovato, gli infortuni e infine il budget; ma dopo il pareggio di Udine si è accorto anche lui che la misura è colma. E che una scossa è necessaria non solo per questo finale di stagione, ma anche e soprattutto in vista della prossima: “Calo di concentrazione? Non si va al mercato e si compra la mentalità o il carattere, è una questione di lavoro e di crescita. Manca l'abitudine a lottare per vincere qualcosa. Questa squadra non è ancora preparata per lottare a questo livello”. Mai si era sentito il tecnico spagnolo attaccare in questo modo i propri giocatori, o comunque metterli con tanta decisione di fronte alle proprie responsabilità. Altro che l’amalgama del gruppo o il cuscino che gli suggerisce la formazione: Rafa ha capito che in troppi hanno già tirato i remi in barca; e che in estate bisognerà compiere con decisione il secondo passo della revolution perché sono ancora troppi i giocatori in rosa non da Napoli, o almeno non adatti al team europeo che ha in mente lui. Lo sfogo di Benitez, quindi, va letto in duplice direzione. In primo luogo nei confronti della squadra, perché c’è ancora una finale di Coppa Italia da giocare e arrivarci scarichi sembra un rischio concreto; e in secondo luogo nei confronti della società, con la quale sembra ci sia più di qualche divergenza rispetto alle strategie di mercato. Prendiamo il caso Mascherano: De Laurentiis non ha alcuna intenzione di spendere 20 milioni e di offrire un ricco quadriennale a un calciatore di 30 anni, mentre Benitez è convinto che sia proprio questo il profilo che serve alla sua squadra per compiere l’agognato salto di qualità. L’impressione è che Rafa pretenda dal mercato estivo due o tre “Mascherani” mentre Aurelio propenda per cinque o sei Gonalons. Chi ha ragione? Noi di Extranapoli l’abbiamo sempre detto: guai a cadere negli errori di Moratti, se scegli Benitez devi assecondare la sua idea di calcio, e quindi le sue richieste. Certo, un interrogativo resta: se la mentalità non si compra al mercato, come dice il tecnico spagnolo, chi, se non lui, ha il compito di lavorare sulla testa dei giocatori?

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