Rudy Krol, l'olandese che s'innamoro' di Napoli

Doveva essere un prestito di un solo anno. Divenne subito un amore reciproco
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    di Francesco Bruno

    Nei giorni scorsi il grande Rudy Krol ha voluto festeggiare in maniera posticipata il suo compleanno a Napoli, con amici e tifosi, in un noto ristorante sulla collina del Vomero. Niente di cui meravigliarsi, dal momento che coglie ogni occasione per ribadire che gli anni passati a Napoli “sono stati i più belli della mia carriera”. D'altra parte, provate a chiedere di Krol a quei tifosi che lo hanno visto giocare. Vi risponderanno con un entusiasmo e un'emozione cosi' grandi da essere superati soltanto dall'amore riservato a Diego. Per chi, come me, colloca i suoi primi ricordi calcistici alla fine degli anni Settanta ed ha iniziato a frequentare gli spalti del San Paolo ad inizio anni Ottanta, il campione olandese, arrivato alle pendici del Vesuvio con una bacheca di trionfi internazionali mai ammirati prima in un calciatore con indosso la maglia del Napoli, ha rappresentato il primo incontrastato idolo calcistico. Alto, elegante, Bruno Pizzul nelle sue telecronache lo chiamava “Sua Maestà Krol”. Libero infallibile e preciso negli interventi, con classe usciva dall'area palla al piede, alzava la testa ed effettuava lanci di settanta metri che finivano sui piedi degli attaccanti lanciati a rete. A beneficiarne era solitamente Claudio Pellegrini, non propriamente Careca, che su quei lanci lunghi ebbe la fortuna di costruire la sua carriera napoletana di inverosimile bomber. Fu proprio grazie a questo schema che quel Napoli di onesti mestieranti del pallone sfioro', ad inizio anni '80, l'impresa di vincere lo scudetto. Il sogno poi svani' quell'incredibile e maledetto 26 aprile 1981 quando, dopo un assedio alla porta del Perugia durato 89 minuti, il Napoli non riusci' a recuperare l'autogol di Ferrario. Dovemmo prendere atto che l’imponderabile incertezza del football ci aveva giocato un altro dei suoi colpi ad effetto. Krol gioco' a Napoli per quattro anni, collezionando centosette presenze ed un gol. Prima di lasciare Napoli nell'estate del 1984 dichiaro': “Napoli è stato un sogno bellissimo. Se non mi fossi rotto la gamba, sarei rimasto a vita”. Quando poi ando' via, mi prese un senso di grande tristezza. Non potevo sapere che, di li' a qualche settimana, sarebbe sbarcato a Napoli il giocatore piu' forte di tutti i tempi, e che noi tutti ci stavamo apprestando a vivere la piu' esaltante delle esperienze che mai sarebbero potute capitare ad un tifoso di calcio. Ma il ricordo di quel campione alto ed elegante è rimasto impresso indelebilmente nella mia memoria di ragazzino alle prime presenze in Curva B. Quando le squadre entravano in campo ad inizio partita mandava un bacio a due mani verso ognuno dei quattro settori dello stadio, e dalla curva partiva il coro “Rudy, Rudy, Rudy”. Solo dopo aver compiuto quel rito, la partita poteva iniziare.

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