Dieci motivi per cui non posso più vivere senza Extranapoli

Confesso: all'inizio ci credevo poco. Albanese già sapeva, Novi intuiva, Zaccaria capiva, Tania sperava. Io no. Non ho meriti per questo piccolo miracolo chiamato Extranapoli, se non stare nel gruppo giusto
  • Cover Napoli
  • di Boris Sollazzo

    Mi emoziona scrivere queste righe. Durante il giorno e non la notte, come capita spesso. Le dieci cose sono frutto, di solido, di adrenalina: quella della vittoria insperata, quella della delusione cocente. O di un'ironia defatigante, che comunque va consumata in fretta. Di solito, anche quando sono 20.000 battute, vengono giù di getto. Oggi no. Oggi ho un groppo in gola perché per me Extranapoli ha significato e significa tanto. Ed è difficile farvi capire perché. Ci provo. Elencandovi, guarda un po', dieci motivi. 

    1. Avevo appena finito di scrivere #Chevisietepersi- Il manuale di chi tifa Napoli. Frutto di mesi di emozioni, cercate dentro di me e nella voce di idoli e compagni di viaggio. Un libro piccolo, ma che è stato importantissimo per me. Quando lasci andare un'esperienza così, senti un gran vuoto dentro. Francesco Albanese, con la sua proposta pazza, riempì in un attimo quella sensazione di perdita. Rendendo quotidiano quel libro. Fatto soprattutto per tifosi in trasferta, come il nostro sito. Ditemi se questo non è genio. 

    2. Lo scudetto lo vinci solo se hai un gran gruppo. Attorno a Francesco, Errico, Domenico, Tania, Alessandro De Simone e me se n'è creato uno eterogeneo, numeroso, dolce, arguto, divertente. In una parola entusiasmante. Appassionati di Napoli e della vita, poeti della più prosaica delle poesie, il calcio tinto d'azzurro. Dal Don Ciro al bustocco senza sonno, dal prof Ariemma all'inesauribile Moschella, da Bruno (Francesco, non Giordano) a Nello "Gengis Khan" Del Gatto, mi dimentico tanti, se non tutti. Quest'anno con voi è un onore. Impegniamoci a far sì che diventino tanti.

    3. Le cene, i pranzi e i caffé (Lavezzi e non, vero Fra?). Con la scusa di parlare del sito, di postare un extraselfie, ci si è scoperti sempre più amici e fratelli. Come loro nessuno mai. Grazie di esserci.

    4. La sorpresa. Lo scetticismo della prima ora che diventa passione, notti insonni a scrivere, consigli dati e ricevuti. Scoprire che prima viene Extranapoli, poi tutto il resto. Quel resto che ti fa campare, ma in fondo chi se ne fott'.

    5. La chat Extranapoli su Whatsapp. Le migliori idee ci sono venute là. I migliori falli da dietro. Le nuove rubriche. I pezzi raccolti direttamente dalla chat, dialoghi o monologhi che fossero. Ormai non sappiamo più rinunciarci, la usiamo anche per le belle notizie (vero Pietro?). Lì trovereste le analisi più pazze, lucide, angosciate sulla tattica rafaelita e il calciomercato aurelita. E, come dice il buon De Simone, se metti la vibrazione allo smartphone, sembra di girare con una mitragliatrice nei pantaloni. E non quella che hai sempre desiderato.

    6. Le partite insieme, anche quelle più tristi. E le pagelle subito dopo. E i commenti. E riunioni di redazione, virtuali o di persona, che assomigliano di più a quelle degli alcolisti anonimi.

    7. Il primo "dieci cose". Dopo la sconfitta con l'Arsenal, credo. Siete in tanti a dire che le aspettate ogni settimana. Ma io di più. A volte ho le idee davvero chiare solo dopo averle scritte. Tanto da volerne fare 104 alla fine della scorsa stagione. Tre giorni, ci misi. Ed ero in Messico, in vacanza.
    Ma, sarò sincero, so che vanno bene solo quando i ragazzi, magari in chat, commentano positivamente. 

    8. Io Extranapoli faccio fatica a scriverlo. Perché vorrei solo leggerlo. La prosa ficcante e asciutta di Albanese, la versatilità di Novi, artista nel dipingere le curve e irresistibile nelle retropagelle, la lucidità ironica di Zaccaria, la passione incontenibile di Tania, i voli pindarici di Alessandro, le interviste impossibili di Moschella, le intemerate ramanzine di Capone, quel Don Ciro di cui io farei un libro. Lo so, forse mi ripeto, ma è difficile scrivere, quando ci sono tanti che lo sanno fare meglio di te. E che ti guardano dentro quando lo fanno, pure se sei in totale disaccordo con le loro posizioni.

    9. La stellina a un nostro tweet di Pepe Reina, l'intervista a Maurizio De Giovanni, gli scoop di Francesco, Errico da Diego. E tutte le altre imprese: per un cucciolo di un anno, non sono mica male.

    10. Il linciaggio dei romanisti contro di me. Persino quello mi ha dato tanto: l'affetto e il sostegno dei miei sodali - con pezzi meravigliosi e parole, in privato, preziose -, la conferma che non stavamo giocando, ma che con quelle dieci cose eravamo diventati "grandi". Ecco perché, mio caro Benitez, con la Roma non mi puoi perdere. 

    Bonus track: Uno dei regali più grandi, dopo una brutta partita di Europa league, è stato Giulio Spadetta. L'ho accompagnato in macchina a casa e per tutto il tragitto volevo chiedergli di scrivere per noi. Ero più agitato di quando diedi il mio primo bacio. Disse di sì: da allora il nostro amore è epistolare e pubblico, ci scriviamo lunghe lettere su Extranapoli. Nessuno mi incanta e mi fa incazzare come lui. Maestro.

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