Le prime retró-pagelle della stagione: Napoli-Athletic rigiocata con gli ex azzurri

Il vero problema è capire in che posizione inserire Britos nella collezione dei terzini sinistri improbabili. Ma non è da sottovalutare la scelta dello psicoterapeuta, che avrebbe un effetto balsamico per molti dei ragazzi di Benitez
  • di Errico Novi

    RAFAEL – Sul tiro del “Messi basco” (che esagerazione) si è tuffato come nei cartoni animati, senza la minima oscillazione laterale. Non so se tutti gli extrapartenopei possono capire che intendo, ma mi ha drammaticamente ricordato MASSIMO MATTOLINI

    MAGGIO – Sempre più terzinaccio, cross sempre meno precisi. Ma almeno lui gioca, senza avvilirsi per il mancato mondiale, e a volergli dare un retró-voto viene proprio in mente l’IGNAZIO ABATE napoletano

    ALBIOL – Ha trovato uno che lavora al posto suo, questo è il problema – anche se il comandante Francesco Albanese, presente in curva B con Boris Sollazzo, mi assicura che l’Athletic lo ha braccato in modo da non fargli mai impostare l’azione. Mi pare uno dei più esposti al contagio dell’apatia. Un nobile di Spagna. WALTER DE VECCHI

    KOULIBALY – Si fa un culo così. CAMPAGNARO

    BRITOS – Se si scava saltano fuori almeno sei terzini sinistri più improbabili di lui: in ordine di apparizione Citterio, Boldini, Frappampina, Rizzardi, Facci e Quadrini, Ma non è una buona ragione per farlo giocare al calcio. TARANTINO

    GARGANO – Non tutti hanno colto la finezza: il pubblico non ha fischiato lui in modo che le vittime prescelte si sentissero ancora più umiliate. Adesso magari esagero, ma mi chiedo se i nomi che ci hanno fatto sfilare sotto al naso per tutta l’estate fossero davvero più forti di lui. VINAZZANI

    JORGINHO – Perché non si fa dare mai palla, come toccherebbe a un regista? Non è che glielo ha prescritto Benitez? La nazionale ce l’ha nel destino, comunque: non ricordo un altro centrocampista così simile ad Albertini, persino fisicamente. Anche se non parliamo dello stesso ruolo, uno dei pochi che mi sento di potergli accostare è ROBBIATI

    CALLEJON – E questo come ve lo spiegate? Non è che avrebbe gradito la cessione? A stento ha raggiunto gli standard di CAFFARELLI

    HAMSIK – Poche palle toccate, ma ottime. Ha la testa sgombra finalmente: se l’era lasciata infettare dal rimpianto per il Mondiale perduto. Deve aver realizzato, per fortuna, di non essersi perso nulla. CIRO MURO

    INSIGNE – Ce l’ha con sé stesso, non con il pubblico. In quel gesto di rabbia c’è l’insoddisfazione per la naturalezza che non trova mai. Avrebbe bisogno anche lui di liberarsi dai pensieri. Avrebbe bisogno di riavere la santa ingenuità dei tempi di Zeman. Ma non è una buona ragione per sostituire Benitez con il Boemo. CLAUDIO PELLEGRINI (che in un’indimenticabile Napoli-Catania 3-0 di trent’anni fa prima fece un assist a Dal Fiume e corse a fare il gesto dell’ombrello sotto la Tribuna che lo aveva fischiato, poi segnò lui di persona e scoppiò in un pianto amarissimo)

    HIGUAIN – Coefficiente di difficoltà superiore alla bomba di CAVANI contro il Lecce al novantaduesimo

    MERTENS – Con chi si allena? Con chi esce la sera? No, perché sembra proprio venuto da un altro ambiente, non ha nulla delle paturnie dei suoi compagni. Come direbbe Orwell se fosse tifoso del Napoli, se c’è una speranza, è in Mertens. SCHWOCH

    MICHU – La lista dello psicoterapeuta a questo punto è completa, si dovrà accontentare di un paio di buffi. JOSÈ ERNESTO SOSA

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