Le pagelle del Napoli mondiale: da Behrami Lenders al redivivo Armero

Dei tanti calciatori azzurri a Brasile 2014, non pochi sono rimasti in panchina. Ma soprattutto nel fine settimana si sono fatti valere in molti. Noi diamo loro i votiì
  • RSI

    di Boris Sollazzo

    Sono rimasti a guardare - piuttosto ingiustamente, viste le prestazioni di chi ha giocato titolare al posto loro - Lorenzo Insigne, Henrique, Pepe Reina, Raul Albiol, Mariano Andujar e Blerim Dzemaili.
    Ma tra tesserati in prestito e giocatori azzurri, comunque, ne abbiamo visti nei primi giorni di questo mondiale. E allora ci divertiamo a giudicare le prime prestazioni dei nostri "magnifici sette".

    Valon Behrami: 7,5. Il tackle con scatto in contropiede, fallo subito, capriola, per poi riprendere il pallone e far ripartire l'azione ha un'epica che non vedevamo dai tempi di Holly e Benji. Così cazzuto, indistruttibile e stoico ci ricordiamo solo Marc Lenders. Alla fine di 90 minuti duri più recupero, in rimonta, negli ultimi 30 secondi, il nostro guerriero svizzero disinnesca un'occasione honduregna pericolosissima e riparte come se fosse il primo minuto. E prima si inserisce, sfiora il gol, non molla mai gli avversari. E allora due domande sorgono spontanee: perché Rafa vuole vendere Behrami? E come mai il nostro elvetico kosovaro non ha fatto neanche una partita così quest'anno? Poco male, fossi in Benitez e De Laurentiis all'Inter chiederei una cifra folle. Per tenermelo.

    Pablo Armero 7. Dov'è finito il ragazzo confusionario e timido degli ultimi mesi partenopei? Dov'è la freccia che corre più veloce del pallone, dimenticandoselo, dei tempi mazzarriani? Chissà, entrambi gli Armero sono spazzati via da quello che dopo sei minuti porta in vantaggio la Colombia con un bell'inserimento in area e un tiro a incrociare non irresistibile, ma comunque buono. Per il resto il nostro ara la fascia, motiva i compagni, aizza i tifosi addirittura sbaglia poco e nulla. E ovviamente balla a ogni esultanza, come se non ci fosse un domani. Fosse la volta buona che vendiamo bene un giocatore anche noi... il timore è però che Janmaat e Arbeloa non arrivino perché il nostro presidente presto twitterà "con questo Pablo, a cosa serve un sostituto?". Paura.

    Gokhan Inler 6+. ordinato, attento, diligente. Non è stata una delle sue prestazioni migliori, ma in un centrocampo folto si sente protetto e non butta palloni, scegliendo sempre soluzioni interessanti. La cosa migliore la fa nell'occasione del gol, durante i festeggiamenti. Cerca l'abbraccio di Behrami, con cui è in freddo da quando il suo procuratore ha detto che è meglio, per Gokhan, giocare con Jorginho, e non con i suoi connazionali. Dichiarazione che definire poco intelligente è un eufemismo, a cui non è seguita una smentita della nostra guardia svizzera. Il tutto ha provocato una tensione esplicitata qualche settimana fa in un'intervista del nostro ossigenato centrocampista e confermata da un litigio, pochi giorni fa, nel ritiro rossocrociato. Quel gesto distensivo, magari, potrebbe aiutare a tenere entrambi a Castel Volturno.

    Camilo Zuniga 6. gioca novanta minuti, Lazzaro è risorto. E li gioca pure bene, quasi disciplinato seppur sempre un po' lezioso. La preparazione lunga, fregandosene del Napoli, ha dato i suoi frutti. Non è ancora ai suoi livelli, ma in una Colombia in palla tiene bene gli equilibri tattici e si inserisce con prudenza ma efficacia. Speriamo non si stanchi troppo né che lo sequestrino di nuovo al ritorno dal Brasile. Così messo, ci serve come il pane.

    Edu Vargas 5,5. il ragazzo sembra godere di ottima stampa. Fa una prestazione mediocre, si nasconde come il miglior Uvini, tocca pochi palloni e male. Una sua incertezza cambia l'inerzia di un'azione che poi porterà al gol australiano. Sembra esattamente quello di Napoli, altro che Turboman o freccia valenciana. Ma a commentatori e ad alcuni tifosi sembra un fenomeno. Spero, vivamente, che Rafa scherzasse quando gli ha fatto i complimenti sul suo sito. E se qualcuno ci casca, portiamo a casa questa dozzina di milioni di euro il prima possibile. Ci facesse la grazia di segnare contro la Spagna, magari, per rendere la truffa più credibile.

    Federico Fernandez 7. siamo a un passo dal top player. Quello incerto, accanto a lui, sembra il costosissimo Garay, che nell'azione del gol di Ibisevic non chiude e così, all'occhio meno attento, sembra appioppare la responsabilità del 2-1 bosniaco al Flaco. Sempre sicuro, intelligente, puntuale in una difesa incerta con un portiere scarsissimo dietro di sé, è l'unico a dare sicurezza al reparto e ai compagni. Non ha fatto nulla di straordinario, ma se una brutta Argentina porta a casa tre punti è anche e soprattutto merito suo. E io ancora non ci credo che il brutto anatroccolo è diventato cigno. Ho sempre paura che si scopra che questo è il gemello forte e che ci squalificano per averlo tesserato in modo illecita, sfruttando la somiglianza fisica.

    Gonzalo Higuain 6,5: non è ancora in forma, ma entra e cambia la partita. Forse perché anche a mezzo servizio, è l'unico a parlare la lingua tecnica di Lionel Messi, che non a caso lo usa come sponda nella splendida rete del 2-0 albiceleste. Come accade anche a Napoli, quando non si sente al meglio, gioca per la squadra. E lo fa alla grande. Gli avremmo dato anche 7, ma le dichiarazioni goffe sul Barcellona sono da 5,5. Anche se, spulciando i giornali spagnoli, Marca lo annuncia presto blaugrana senza riportare virgolettati, mentre AS che riporta le sue parole, non dice quello che sta girando ora sul web. Secondo AS, infatti, avrebbe detto "non so niente del Barcellona, in questo momento ho la testa alla nazionale e speriamo tutti di restare qui molto tempo perché vorrà dire che saremo arrivati lontano. Messi me lo godo qui in nazionale, ovviamente sarebbe un piacere enorme giocare con lui". Molto diverso, quindi, "dal voglio il Barcellona, ne parliamo a fine mondiale" che, tra virgolette, non troviamo da nessuna parte. D'altronde credere a Marca sui fatti di Barcellona è come bersi i colpacci del Corriere dello Sport sulla Roma. Secondo il quale, per dire, Litmanen, Vanenburg, Seedorf, Buffon e Ancelotti avevano già comprato casa nella Capitale.

     

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