Serie A itinerante? Un'ottima idea che va incoraggiata

Bene la proposta di portare il campionato oltre onfine, ma non deve essere un'iniziativa "one shot"
  • di Nello Del Gatto

    L'idea comunicata dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, di disputare la prima partita del campionato di Serie A in diversi stadi in giro per il mondo, non è poi così malvagia. Soprattutto per due ragioni. La prima: è importante per il calcio italiano ritargliarsi quel posto che gli compete sul palcoscenico internazionale. Se non lo si riesce con la partecipazione alle fasi finali delle coppe europee, questa sicuramente può essere una possibilità. La seconda: una opera di internazionalizzazione del genere è giusto che venga fatta in gruppo. Fino ad ora è stata lasciata alle singole società di calcio l'azione di internazionalizzazione, incidendo sulle finanze singole. Un impegno gravoso, dal momento che dietro le nostre società non ci sono gli emiri qatari che dispongono di riserve infinite. E qui ci colleghiamo però ad un fattore essenziale. Per avere successo in questa occasione, è necessario che l'iniziativa non sia one-shot. Da qualche anno la finale di Supercoppa italiana ad esempio si disputa in Cina con l'eccezione dell'anno scorso in Qatar. Andare li una volta l'anno non aiuta né il movimento calcistico locale né tantomeno quello italiano. Cosa che sanno bene le squadre di calcio inglesi che di marketing campano. Non disputano queste partite ma puntano su altro. In questi paesi fanno stage, ritiri intra-campionato, aprono scuole calcio e si impegnano in iniziative di marketing (negozi, bar a tema). Ma, soprattutto, blindano accordi per i diritti televisivi, così che qualsiasi televisione trasmette anche la partita più infima di campionato. Questo manca a noi. Dovremmo imparare dalla F1. Prendiamo l'esempio del gran premio di Shanghai. E' vero, sugli spalti la gente non è molta. Ma le sale vip del paddock, sono piene di gente che compra i bolidi delle case costruttrici che partecipano alla gare. In pochi anni, la Cina è diventata il secondo mercato per la Ferrari (che a Shanghai ha messo il suo quartier generale e ha aperto un museo); ha aperto la McLaren ed altri (vedi Mercedes o gli sponsor Infinity) incrementano. Certo, non è tutto merito del Campionato di Formula 1, ma quello certamente ha aiutato parecchio. L'esempio potrebbe sembrare non calzante, perchè parliamo di un settore di nicchia, che ha comunque una sua tradizione e un suo mercato. Vero. Ma la Formula 1 è forse il primo sport che ha capito l'importanza del marketing. Il calcio nostrano, per crescere, ha bisogno di capitali. I capitali possono arrivare o dai presidenti (ma in Italia quelli con i soldi scarseggiano) o da tutto il resto. Io comincerei a puntare su un combinato disposto delle due possibilità, aumentando quella del marketing. Ma è importante che, come detto prima, queste partite non diventino un one-shot. C'è bisogno di una azione continua in questi paesi, azione di marketing che potrebbe essere gestita sia dalle squadre stesse, ma soprattute dalla federazione per la promozione di tutto il calcio italiano. Ritornando alla Cina, ad esempio, ancora non mi è chiaro il motivo per il quale non abbiamo mai sfruttato l'effetto Lippi (prima) e Cannavaro (ora) che hanno portato ai vertici del calcio asiatico una squadra cinese. Se non ora, quando? direbbe qualcuno. Le idee sono ottime, ma hanno bisogno non solo di essere supportate, sostenute, ma soprattutto che l'azione sia continua. Ne siamo capaci?

     

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