De Rossi e Thiago Motta out? Sì, ma con l'Italia di Conte Jorginho non c'entrava proprio

Contano i risultati, però da devoto di Diego non riesco ad emozionarmi per quest'Italia dove il talento e la tecnica individuale non sono imprescindibili
  • lastampa.it

    di Francesco Bruno

    Sono alle solite. Ci sono i mondiali o gli europei, divampa il tifo per l'Italia, e io tutta questa partecipazione per il tricolore non la sento proprio. Da tempo, pur non facendo il tifo contro, seguo le imprese degli azzurri con il sereno distacco di chi, amante del gioco più bello del mondo, si siede davanti alla tv per ammirare giocate spettacolari, calciatori conosciuti e da conoscere in ottica calciomercato, schemi tattici e simpatiche tifoserie colorate. D'altronde uno come me che, fin dai tempi del liceo, ha avuto come unica ideologia credere in Diego, come puo' dimenticare la sua famosa dichiarazione «chiedono ai napoletani di essere italiani per una sera dopo che per 364 giorni all’anno li chiamano terroni» e sentirsi parte di una comunità che offende i napoletani quasi ogni domenica in quasi tutti gli stadi? Anzi come potrei tifare per una squadra che rappresenta una nazione che propina modelli di comportamento e interpretazioni dei fatti che stravolgono quotidinamente la realtà, sforzandosi di trovare il modo per sbattere sempre in prima pagina i cattivi partenopei?

    Quest'anno poi si è messo pure Conte con la sua idea di “juventinizzare” gli azzurri a complicare la situazione. Se convochi Zaza e Sturaro lasciando a casa Gabbiadini e Jorginho, se ogni partita fai entrare Insigne solo all'80°, è scontato che poi dilaghi il complottismo puro di chi sostiene che basta essere calciatori della Juventus per andare in Nazionale. E poiche' il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, è andata a finire che sono proprio le assenze di De Rossi e Thiago Motta a tenere banco prima di Italia-Germania. Qualcuno in questi giorni ha definito l’esclusione di Jorginho clamorosa. Ma, a ben vedere, con la visione tattica di Conte il regista italo-brasiliano non c'azzecca proprio. Jorginho nel Napoli è un metronomo, fa girare la squadra con una velocità di pensiero orizzontale che permette ai compagni di occupare la metà campo avversaria attraverso la loro grande qualità offensiva. Ma in questa Italia iperveloce, tutta corsa e impegno piu' che qualità, che fa del suo sistema di gioco principale lo scavalcamento del centrocampo con i lanci lunghi di Bonucci, lui non puo' trovare spazio. Al massimo sarebbe potuto servire uno come Pirlo, calciatore capace di tagliare il campo con i suoi lanci verso le fasce, così da integrare la regia del difensore centrale bianconero.

    Al netto di tutte queste disquisizioni tattiche, la vera domanda da porsi è la seguente: è giusto non convocare i giocatori piu' talentuosi, quelli piu' bravi tecnicamente, in una competizione che si decide in poche partite? Da amante del calcio mi spaventa l’idea che in una nazionale possano giocare Sturaro, Giaccherini, Pellè e Zaza. I risultati pero' sono dalla parte di Conte. E a me non resta che tirare a campare in queste torride serate estive, in attesa che parta ufficialmente la nuova stagione con il ritiro a Dimaro.

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