Da Cruyff a Valdés, la lunga marcia di Pepe Reina

  • di Antonio Moschella per 'Il Mattino' di Napoli

    Il lungo percorso calcistico di Pepe Reina, nativo di Madrid ma dall’animo andaluso – napoletano, ha sì le radici impiantate nella capitale spagnola, ma ha anche molto a che vedere con la Masia, il centro di formazione del Barcellona. E il suo destino è anche legato a una famosissima istantanea nella quale sono immortalati, rigorosamente in bianco e nero, suo padre Miguel e Johan Cruyff: l’olandese in volo fredda il portiere rivale in un gol storico del calcio iberico, quello del 22 dicembre 1973 al Camp Nou in un Barcellona – Atlético Madrid. Poco più di vent’anni dopo, il tredicenne José Manuel, per tutti Pepe, allora in una squadra giovanile di Madrid, esprime il desiderio di conoscere personalmente Andoni Zubizarreta, portiere del Dream Team, il Barcellona allenato proprio da Cruyff. Detto, fatto. Papà Miguel porta Pepe a Barcellona al cospetto dell’olandese che lo aveva reso famoso in quella foto e proprio da una proposta di quest’ultimo nasce l’opportunità di fare un provino per entrare nelle giovanili del Barça. 

    Il 25 agosto 1995 per Pepe si aprono le porte della Masia, ora fuori città, ma che allora era adiacente al Camp Nou, sogno di qualsiasi bambino che entri a far parte delle giovanili blaugrana. Lo stesso giorno arriva un certo Víctor Valdés, nato solamente otto mesi prima di lui. A popolare i corridoi di quella struttura ci sono anche Carles Puyol, Roberto Trashorras e Mikel Arteta, anch’egli nato nel 1982. “Pepe era l’anima della Masia, non mi sono mai divertito tanto come in quegli anni, ed è stato grazie a lui”, afferma Arteta, ora capitano dell’Arsenal, che con Reina condivideva non solo le merende ma anche i due metri quadri di letto a castello. Anche Trashorras, oggi capitano del Rayo Vallecano, ricorda di un Pepe “sempre allegro, sempre in vena di scherzi. Era il primo a prendere la grancassa per suonarla e creare un ambiente divertente e compatto”. Trashorras rimembra anche di un portiere dotato di ottimi piedi, dato che “faceva sempre il torello con noi e si vedeva che sarebbe arrivato molto lontano”. 

    Durante gli allenamenti nasce una rivalità che poi sfocerà in amicizia con Valdés, oggi allo Standard Liegi dopo aver scritto la storia del Barcellona di Guardiola. Introverso e poco loquace, Valdés è caratterialmente l’opposto di Reina e i due iniziano a competere per il ruolo di portiere titolare fin dall’età di 13 anni, agli ordini di Jordi Castells, allenatore dei portieri: “Entrambi erano noiosi per quanto lavoravano, a volte dovevo imporgli con rigore di andare a farsi la doccia”, asserisce colui che per 13 anni ha occupato il ruolo di preparatore assoluto dei giovani estremi difensori al Barcellona. Sotto gli occhi di Castells si sviluppa una relazione che lo stesso Valdés qualifica come di “sana concorreza. Con Pepe siamo cresciuti insieme e lui forma parte della mia vita. E lo sa”. In effetti, la vita sportiva di entrambi è parallela, fino al 2002: l’allenatore del Barcellona B, Juan Manuel Asensi, decide di tenerli sempre sotto pressione alternandoli come titolari tra i pali due partite su quattro, per permettere a ognuno di giocare sia in casa sia fuori: “Con loro due ebbi davvero un problema perché erano entrambi sensazionali. Decisi dunque di dare a ognuno la titolarità per due partite di seguito, col fine di farli abituare e di non farli arrugginire in panchina. E questa soluzione andò bene a entrambi, anche perché non erano ancora dei professionisti”. Poi, per Pepe si apre la possibilità di andare a giocare al Villareal, per scelta di Víctor Muñoz, allora allenatore del Sottomarino Giallo ed ex calciatore di Barça e Sampdoria. 

    Da quel momento, nell’estate 2002, ossia sette anni dopo il loro ingresso contemporaneo alla Masia, le strade di Reina e Valdés si dividono, per poi rincongiungersi nel ritiro della nazionale spagnola per il mondiale 2010. Il portiere allora al Barcellona ,entrato da poco nel giro della nazionale, all’inizio era avulso dalle dinamiche del gruppo. A metterlo a suo agio è Pepe, già parte integrante dello zoccolo duro della nazionale iberica, non solo per le sue qualità tra i pali ma soprattutto per il suo carattere da leader dello spogliatoio, nonché da animatore della festa per la vittoria nella finale di Johannesburg. Dalla Masia a Castelvolturno, passando per Anfield e la nazionale, Reina non ha mai smesso di essere una persona benvoluta da tutti, sincero, col sorriso sulle labbra e con una carica emotiva da capitano morale senza eguali.

     

    Condividi questo post