Un centrocampo di pezze

Lo schieramento in mediana degli azzurri al Dragao è stato un esperimento infelice
  • uefa.com

    di Antonio Moschella

    Ebbene sì, contro il Porto sono arrivato addirittura a rimpiangere Gokhan Inler. Anche il peggiore, quello che sbaglia i passaggi. Perché almeno lui, a verticalizzare e a organizzare ci prova sempre. Per non parlare di Jorginho, escluso dalla lista Uefa per far posto a Reveillere e a Henrique. Quest’ultimo, era stato preferito al suo connazionale in quanto capace di disimpegnarsi sia in difesa sia in mediana. E infatti lì il buon ‘Aragorn’ (epiteto formulario creato da un amico) ieri ha giocato, in una ‘terra di mezzo’ il cui nome più appropriato sarebbe ‘terra di nessuno’. Perché quello visto al Dragao aveva poco di centrocampo: Behrami è il tipico incontrista che eccelle nel suo compito ma non può impostare, mentre Henrique è adattato in quel ruolo. E si vede.

    Perché, se la difesa continua a lasciare molti spazi e dobbiamo a Reina (facciamolo nostro a titolo definitivo quanto prima) e ad Albiol la possibilità di poterci giocare la qualificazione al San Paolo, la mediana non è riuscita né a far filtro né tantomeno a dare il via a delle azioni offensive. Le uniche scaramucce del Napoli sono arrivate da palle lunghe gettate alla meglio, e dall’unico guizzo di Hamsik, che in quel momento era arretrato, disobbedendo agli ordini dall’alto. Per il resto, ad impostare veniva più spesso Albiol che lo stesso Henrique. E mi è parso di vedere anche un improbabile lancio di Behrami a tagliare il campo. Forse ero ubriaco?

    Premettendo che stimo moltissimo la meticolosità nello schieramento tattico e la mentalità offensiva proposta/imposta da Benítez, credo che far debuttare la coppia Behrami - Henrique in una partita tignosa come quella di ieri, contro una squadra abituata a questo tipo di scontri in palcoscenici maestosi, sia stato un azzardo. Perché, se il numero 85 ancora deve riprendere il ritmo partita (e lui deve stare al 100% per rendere come sa) il brasiliano non possiede certo le caratteristiche del metronomo. Ma questo lo sapevamo, o no? E allora sì, ho rimpianto tantissimo Inler, con tutti i palloni che sbaglia e con quella sua espressione facciale perennemente attonita e stordita, anche quando va in gol. E un po’ mi è mancato anche Dzemaili, che non sarà né carne né pesce, ma forse ieri avrebbe dato un po’ più di dinamismo in mezzo al campo. Chissà cosa avrà pensato il buon Jorginho, vedendola dalla poltrona di casa, mentre il suo compaesano Fernando, anche lui accostato al Napoli, si divertiva a sguazzare in quel mar giallo.

    E allora, se 4-2-3-1 deve essere, che qualcuno, accompagnando Henrique di ritorno al Palmeiras, vada a giugno in Brasile per ricordare a Mascherano che, al San Paolo, tornerebbe a giocare nel suo ruolo naturale...

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